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Scritto da Redazione
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11 Luglio 2020

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera dell'architetto Pietro Carlo Pellegrini in cui illustra il progetto che ha redatto per la EX Gesam a San Concordio Lucca allegando un'immagine:

"La nuova piazza coperta di San Concordio rappresenta uno dei progetti più interessanti e ambiziosi degli ultimi decenni nei quartieri esterni alle Mura di Lucca. Un’opportunità capace di incidere in meglio, più di quanto si possa pensare, sulla qualità della vita di chi abita questa parte della città. L’edificio che ho elaborato sarà costituito da due parti principali: un grande portico aperto con un più piccolo edificio al disotto su due piani e l’accesso con ascensore al parcheggio sotterraneo. Gli spazi esterni saranno caratterizzati da nuove alberature e altri elementi di verde attrezzato con una piazzetta all’aperto , ad un piano inferiore , arredata da un piccolo anfiteatro ,  dove saranno valorizzati e mostrati i resti archeologici dell’antico porto fluviale di San Concordio.

Mi preme sottolineare come questo progetto riqualificherà un luogo  tra la prima periferia della città e il centro storico. Un punto di contatto e incontro che è rimasto a lungo una frattura nel tessuto urbanistico di Lucca , perché fortemente degradato e chiuso da anni di abbandono.  Il nuovo edificio diventerà propulsore della riqualificazione di questa importante parte della città dove il Comune di Lucca con interventi collaterali– piste ciclabili e riorganizzazione del verde pubblico – sta ricucendo le smagliature di una crescita urbanistica che, nel secolo scorso, ha quasi del tutto dimenticato o ridotto a un ruolo molto marginale la funzione dei luoghi di aggregazione pubblica a servizio di zone residenziali.

Il mio progetto parte dalla sostenibilità e dal riutilizzo dell’esistente e mi riferisco al parcheggio interrato l’unica parte precedentemente costruita. Non abbiamo demolito il parcheggio per evitare uno spreco di lavoro e di risorse pubbliche. Nel mio intervento per il Memoriale di Garibaldi nel Forte Arbuticci a Caprera mi sono trovato in una situazione simile dove strutture realizzate, di pochi anni fa, non particolarmente belle, sono state conservate e ripensate nel nuovo progetto , per evitare anche in questo caso di demolire costruzioni che rappresentavano comunque un valore. Anche all’architettura, come gli altri settori delle attività umane, è richiesto il risparmio di energie e il recupero di ciò che può rappresentare un’opportunità e una funzionalità e per questo un valore.. Nel nostro caso abbiamo fatto anche un passo in più, in senso green, perché il tetto ospiterà pannelli fotovoltaici che produrranno energia pulita per lo spazio pubblico sottostante.

Questa parte dell’area ex Gesam che era stata pensata in un vicino passato come esclusivamente commerciale e direzionale, nel nuovo progetto viene notevolmente ridotta nei volumi e riconvertita per esclusivo e vero uso pubblico. Sarà un'architettura  capace di attirare e generare socialità e aggregazione al pari di una scuola, di una chiesa ma con destinazioni infinitamente più ampie e duttili rispetto alle due tipologie che ho citato. Uno strumento per rinnovare quindi il senso di cittadinanza più autentico, ossia fare in modo di rinsaldare rapporti fra le persone mentre spesso i nostri quartieri residenziali si riducono a ospitare migliaia di sconosciuti che abitano a pochi metri di distanza senza che si scambino mai una parola.

Sono diversi i riferimenti a cui ho pensato redigendo il progetto: in primo luogo i grandi mercati coperti dell’Ottocento. Strutture ampie e piene di luce che contenevano altri edifici interni molto più piccoli. C’è poi la sede del Monte dei Paschi di Siena a Colle Val D’Elsa di Giovanni Michelucci; anche in questo caso è stato sviluppato il tema di un volume aperto con l’edificio adibito a banca avvolto nella grande copertura. La piazza coperta di San Concordio sarà caratterizzata dall’acciaio e dal vetro traslucido, con una grande attenzione ai particolari e all’accostamento cromatico degli elementi. Ringrazio in particolare  DP Ingegneria per la qualità espressa per il progetto delle strutture e l’architetto paesaggista Giuseppe Lunardini per aver definito con grande perizia la parte esterna con piante, alberi , arbusti , percorsi , arredi , completati con la piazzetta ad anfiteatro e che saranno tutt’uno con la mia architettura.

Nella piazza coperta ho ridotto a sei il numero dei pilastri del portico proprio per spingere al massimo la trasparenza e la dimensione spaziale aperta, un riferimento per tutti noi è stato il meraviglioso intervento di Ludwig Mies Van Der Rohe nella Neue Nationalgalerie di Berlino negli anni ’60 del secolo scorso. La grande copertura del portico diventerà un segno importante per l’identità di San Concordio mentre le vedute laterali ci consegneranno una struttura estremamente luminosa. Un palcoscenico per il quartiere, uno spazio aperto polifunzionale che non costituirà più un blocco impermeabile ma che sarà attraversato dall’aria, dalla luce ma soprattutto dalle persone che potranno entrarvi da più punti. Un terminale per destinazioni culturali, una grande piazza attrezzata, sale conferenze, biblioteca, caffetteria, in poche parole un edificio vivo a tutte le ore del giorno.

L’architettura a servizio della riqualificazione urbana che vede la sua principale missione nel favorire lo stare assieme, l’incontrarsi anche a livello intergenerazionale, la valorizzazione della condivisione delle esperienze, dell’educazione. Queste idee sono le linee portate avanti negli ultimi anni in Italia soprattutto da Renzo Piano e Paolo Crepet per la rivitalizzazione dei nostri spazi urbani contemporanei e proprio una frase di Renzo Piano  sintetizza molto chiaramente questi interventi come “ il rammendo delle periferie “.

È sicuramente positivo che si sia sviluppato un dibattito sul mio progetto, ma dal dibattito si è poi passati a una contrapposizione ideologica da parte di pochi che rifiutano in blocco e in modo pretestuoso e a priori un intervento, una nuova architettura,  senza conoscerla , che invece si basa sulla risposta a una serie di esigenze funzionali molto importanti. L’architettura non è un esercizio vuoto ma si dimostra uno strumento pieno di risorse capaci di interpretare l’ambiente dove viviamo e generare un futuro migliore e di bellezza per la comunità".

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