In vista dell’autunno sono tanti i punti in discussione al governo sul tema delle pensioni, un argomento che interessa tutti gli italiani e sta sollevando non poche polemiche. Mentre procede il dibattito, prima della sosta estiva e della ripresa dei lavori a settembre, la riforma delle pensioni potrebbe presentare diverse novità, soprattutto a causa dell’invecchiamento della popolazione e della necessità di rendere sostenibile il sistema pensionistico.
In particolare, per quanto riguarda la pensione di vecchiaia è stata confermata l’età minima di 67 anni, sia per le donne sia per gli uomini come introdotto dalle riforma Fornero, età che rimarrà bloccata fino al 31 dicembre 2022. I contributi minimi per l’accesso alla pensione sono di almeno 20 anni, con la sospensione della rivalutazione dell’assegno previdenziale per chi supera di 4 volte l’importo minimo.
Come funziona la pensione di vecchiaia 2020/21
Qualsiasi persona dovrebbe conoscere bene il funzionamento della pensione di vecchiaia, soprattutto dopo che la riforma Fornero ha di fatto eliminato la pensione di anzianità. Soltanto in questo modo è possibile capire quali sono le proprie possibilità, per programmare in modo adeguato l’uscita dal mercato del lavoro e capire se è necessario sottoscrivere delle forme pensionistiche integrative.
Ad esempio, all’interno del portale specializzato InPensione.com è possibile consultare la guida alla pensione di vecchiaia, una risorsa utile per orientarsi sulle normative di legge ed effettuare una valutazione accurata della propria posizione previdenziale. Ciò permette di agire tempestivamente, qualora dopo un checkup risultasse necessario complementare la pensione Inps con strumenti d’investimento adatti alle proprie esigenze.
La pensione di vecchiaia 2020/21 offre la possibilità a tutti i lavoratori in possesso dei requisiti di presentare la domanda di pensionamento, rivolgendosi direttamente all’Inps. Una volta accettata la richiesta si procede al calcolo dell’assegno previdenziale, realizzato secondo il modello contributivo per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995. Altrimenti la metodologia è quella mista, con sistema retributivo fino al 2011 e contributivo per gli anni successivi per chi ha maturato 18 anni di contribuzione prima del 31 dicembre 1995.
Al contrario, per chi non ha almeno 18 anni di versamenti entro tale termine il modello adottato è quello misto ma con date differenti, ovvero retributivo fino al 31 dicembre 1995 e contributivo per tutta la parte restante fino al momento della pensione. Per quanto riguarda i requisiti quelli per il biennio 2020/21 sono 67 anni d’età e un’anzianità contributiva di almeno 20 anni.
Quali sono le soluzioni per il pensionamento anticipato
Anche nel 2020 sono state confermate alcune modalità per il pensionamento anticipato, soluzioni che consentono in alcuni casi l’uscita dal lavoro prima del raggiungimento dei 67 anni d’età o del versamento di 20 anni di contribuzione. Si tratta ad esempio di Quota 100, un sistema che permette di andare in pensione se la somma tra l’età anagrafica e quella contributiva arriva appunto a 100.
Questo modello dovrebbe essere confermato dal governo Conte-bis, con la volontà di portarlo a termine per non rinnovarlo fino alla scadenza naturale del 31 dicembre 2021. Ovviamente rimangono validi i requisiti previsti da Quota 100, come l’età anagrafica minima di 62 anni e non meno di 38 anni di contributi versati. Allo stesso tempo è presente anche Opzione Donna, un trattamento pensionistico riservato alle donne lavoratrici come dipendenti o autonome.
In questo caso bisogna aver maturato i requisiti per il pensionamento anticipato entro il 31 dicembre 2019, tra cui 58 anni d’età per le lavoratrici dipendenti e 59 per quelle autonome, con almeno 35 anni di contributi versati non oltre il 2019, con un periodo di attesa per l’erogazione dell’assegno compreso tra 12 e 18 mesi. Tuttavia l’adesione comporta il calcolo della pensione con il sistema contributivo, una metodologia che causa in media una decurtazione dell’importo pensionistico di circa il 20/30%.
Infine nel 2020 rimane in vigore l’APE Social, una soluzione assistenziale che prende il posto della vecchia APE volontaria.
Si tratta di un sistema valido fino al 31 dicembre 2020, con il quale è possibile uscire anticipatamente dal lavoro purché in possesso dei requisiti, nel dettaglio un’età anagrafica minima di 63 anni, inoltre non bisogna essere titolari di altri trattamenti pensionistici. Corsie preferenziali sono proposte per i lavoratori disoccupati, le persone che si occupano di assistenza a coniugi disabili e gli invalidi.
Pensioni: attenzione al calcolo dell’assegno previdenziale
In attesa delle novità sulle pensioni in arrivo per l’autunno, è innegabile che la situazione futura non sarà positiva per milioni di lavoratori. La preoccupazione riguarda il passaggio dal modello retributivo a quello contributivo, un cambiamento che rischia di far crollare l’importo dell’assegno pensionistico soprattutto dei giovani. Negli ultimi anni, infatti, l’entrata nel mondo del lavoro si è posticipata sempre di più, riducendo gli anni di versamento dei contributi che si possono raggiungere.
Allo stesso tempo bisogna considerare il lavoro sommerso, una piaga che colpisce milioni di persone e non solo i giovani, oltre alla precarizzazione e alla disuguaglianza sociale tra una generazione e l’altra. Anche le soluzioni per il pensionamento anticipato vanno analizzate con grande attenzione, poiché in alcuni casi comportano una riduzione importante dell’importo dell’assegno pensionistico, una beffa per molti lavoratori che hanno accumulato tanti anni di contributi.
Per garantire un reddito adeguato anche durante il pensionamento è indispensabile mantenersi sempre aggiornati sulle ultime novità, richiedere il supporto di consulenti esperti e muoversi con largo anticipo. L’opzione migliore, spesso, consiste nel sottoscrivere fondi pensione e investire i propri risparmi in vista dell’uscita dal lavoro, per evitare di ritrovarsi costretti a lavorare fino a 70 anni oppure ottenere un reddito al di sotto delle proprie aspettative, sottoscrivendo forme alternative di previdenza complementare.