Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo intervento inviatoci da una lettrice sul tema degli alberi e la difesa dell'ambiente:
Sono una donna curiosa, con tutti i sensi: ascolto, gusto, tocco, annuso, ma più di ogni altra cosa guardo. Le informazioni che mi giungono al cervello sono sempre accolte dal mio sentire. Così il corpo ha la necessità di rispondere alle sollecitazioni e, quando con il senso della vista io vedo, non è solo la parte cerebrale a mettersi in moto, ma tutto quello che di vitale c’è in me. Sarò passata decine di volte sulla strada che porta al cimitero di S. Anna e altrettante volte per la nuova rotonda di Piazzale Boccherini. Solo ieri, però, ho focalizzato bene quello che avrei dovuto vedere già da tempo, contando che sono anni che subisco, insieme ad altri che la pensano come me, il taglio degli alberi in ogni parte della città di Lucca.
Voglio parlare prima di tutto della scultura in Piazzale Boccherini, opera dell’artista Stefano Pierotti, che ha voluto interpretare l’emigrazione storica dei lucchesi nel mondo. “Oltre le radici” è il titolo. A volte l’ho guardata distrattamente, altre con più attenzione, cercando di dare un significato all’albero di metallo. Solo ieri però, ho capito perfettamente il perché del suo essere lì, in uno dei luoghi più visibili a chi arriva per visitare Lucca. È il simbolo perfetto per raffigurare questa amministrazione comunale: la decapitazione di un albero! Dovrebbero sceglierlo per le prossime elezioni, quelli che sono d’accordo con questa politica di abbattimento del nostro patrimonio arboreo pubblico.
Chiedo scusa all’artista Pierotti, tra l’altro di Pietrasanta come la sottoscritta, se uso la sua opera per portare avanti un argomento che colpisce molti cittadini lucchesi, non emigrati all’estero, ma rimasti qui e colpiti da questi tagli senza fine. La vita di chi ha avuto il coraggio di abbandonare le radici e farsi rinascere oltre il muro è ammirevole, ma ho voluto ironizzare sull’immagine e trasformare il simbolo del confine con quello di una ghigliottina. Oltre le radici che c’è? C’è la vita. Quelle che ci appartengono conducono alla nostra, ma anche quelle di un albero portano sempre a un’esistenza. E credo che le due forze siano interscambiabili.
Tramite stampa veniamo informati che le piante “condannate” al taglio sono malate e quindi pericolose per la comunità. Vorrei invece che noi cittadini potessimo sapere fino a che punto lo siano, malate, e il perché, tra questi esseri da estirpare, qualcuno da poter curare e salvare non ci sia mai. Credo però che non sia nell’ottica dell’amministrazione in carica, visto come non si è cercato di mettere in salvo i sanissimi tre cedri del Libano, in piazzale Aldo Moro. Se parliamo di pericolosità mi sembra evidente che non riguardi minimamente chi, recandosi al cimitero di S. Anna, parcheggi nello spazio adiacente. L’ho visto coi miei occhi, anche quello nella giornata di ieri, e tornata a casa me ne sono andata a fare ricerche su mappe e google earth. Le immagini parlano chiare: sono del luglio 2019 e, stranamente, quell’albero secco da tempo, non ha portato nessuno a decidere per il suo abbattimento. Dal 2019... ed è ancora là. E dico secco morto, non malato e nemmeno moribondo... anche quello a pochi metri poi non è proprio in buone condizioni. Allora, com’è che funziona la ricerca delle vittime? E cosa si intende per pericolosità e tutela del cittadino.