Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, la lettera di Francesco Speroni in merito alla decisione del Festival Pucciniano di licenziare in tronco il Maestro Alberto Veronesi per aver diretto, a Torre del Lago, "La Bohème" di Giacomo Puccini bendato.
In passato, anche sulle colonne de La Gazzetta di Viareggio, ho criticato in modo vivace il maestro Veronesi. Stavolta però devo dargli atto di essere stato davvero anticonformista. Ho lavorato diversi anni al Festival Puccini quindi conosco la situazione dell'Ente.
Il maestro Veronesi poteva sicuramente protestare in altri modi, magari più diplomatici, ma non ne avrebbe parlato nessuno e, soprattutto, nessuno lo avrebbe ascoltato. Ha scelto di farlo in modo davvero intelligente e provocatorio. C'è tanta ironia in quella benda sugli occhi, che purtroppo molti non hanno colto. Così facendo è riuscito a catalizzare finalmente l'attenzione sul problema delle regie tossiche.
La reazione della Fondazione Puccini, che ha defenestrato Veronesi su due piedi, è degna della miglior ortodossia sovietica: è la prova finale che fondazioni ed enti lirici italiani oramai considerino prioritaria, ahimè, la regia invece che la musica, che è relegata a fastidioso e polveroso orpello del passato: un sottofondo musicale sul quale far trionfare scene e colori che sembrano scaturire dall'abuso di sostanze stupefacenti se non dalle frustrazioni personali di registi di regime.
Licenziato poi per quale motivo, visto che Veronesi ha diretto l'intera opera come previsto da contratto? E infatti hanno dovuto escogitare un pretesto per cacciarlo: si è presentato in ritardo ad una prova, dicono ufficialmente i commissari politici dell'ente torrelaghese. Puro soviet supremo, appunto.
Veronesi ha rielaborato lo sciopero giapponese: quando protestano, i lavoratori nipponici continuano a lavorare indossando una fascia intorno alla testa: Veronesi ha abbassato quella fascia sugli occhi, ed ha svolto il suo lavoro fino in fondo.
Spero che il suo gesto sia d'ispirazione per chi va all'opera: mi piacerebbe vedere il pubblico in sala che, dinanzi a certe regie scellerate, si mette la benda e ascolta la musica senza corruzioni visive: una perfetta protesta gandhiana, pacifica e non violenta.
Bravo maestro Veronesi! Basta regie tossiche! Viva la musica!