I primi sintomi che da sempre caratterizzano la gravidanza sono i giramenti di testa, la nausea, il vomito al momento del risveglio, l’acqua in bocca. Bastavano questi segnali e l’interruzione del flusso mestruale per far capire alle spose di un secolo fa che erano incinte: non aspettavano altre conferme se non quella di vedersi crescere la pancia ogni giorno di più.
Da quel momento la donna doveva usare particolari precauzioni e la mamma, la suocera, le vicine di casa e perfino il prete, si sentivano in obbligo di elargire una serie di consigli, avvertimenti e riguardi per il bene di lei e del nascituro.
Toccarsi le vergogne
Appena sentiva fame, doveva mangiare prontamente quello che desiderava e fare attenzione a non toccarsi, perché il bambino poteva nascere con la “voglia” di quel cibo, che si manifestava con una macchia sulla pelle: rossa, ad esempio, se era di ciliegie, nera, se di caffè. Se proprio non aveva a portata di mano l’alimento desiderato, si toccasse in un punto, destinato a restare per lo più coperto dai vestiti, come le così dette “vergogne”.
Proprio per questo si doveva evitare di mangiare davanti ad una donna incinta e se per caso si era sorpresi a farlo, si doveva immediatamente offrirle la cosa che si stava mangiando ad evitare che si “lograsse” (it.: logorasse), come si usava dire, e cioè si consumasse per il desiderio di quel cibo.
I morbidi risvegli
Nei primi mesi di gravidanza, era opportuno garantirle un morbido risveglio, come la vista in camera, di una bella bambola, perché se il primo incontro fosse avvenuto con una persona particolarmente brutta, il nascituro l’avrebbe potuta assomigliare o, addirittura, farla abortire.
A Lucca si, ma attenzione a Piazza delle Catene
Seduta, non doveva incrociare le gambe, né mettersi al collo matasse, fili in genere, perché al bambino poteva attorcigliarsi il cordone al collo e nel nascere rimanere strozzato.
Per la chiesa doveva interrompere o limitare al massimo i rapporti sessuali, con il pericolo di trasmettere, pur involontariamente, il malocchio per il represso desiderio sessuale, come si credeva a Fosciandora.
Se andava a Lucca, non doveva “abbaccare” le catene della piazza S. Michele (chiamata anche “piazza delle Catene”), altrimenti la creatura sarebbe andata in acqua.
Se desiderate figli con la testa grossa
Da noi non ci sono particolari prescrizioni per quanto riguarda gli alimenti consigliati o da evitare dalle donne incinte, mentre a Roma si sconsigliava decisamente di mangiare minestre a meno che non si desiderassero figli con la testa grossa. Del pari a Siena dove si consigliava la donna incinta di saltare addirittura la cena.
Pancia ritta, donna scritta
Indovinare il sesso del nascituro diventava poi lo sport preferito per familiari e conoscenti. Si scrutava attentamente la forma della pancia portatrice della nuova vita e si prevedeva la nascita di una femmina se appariva piuttosto impertinente, perché "pancia ritta 'un vuol cappello".
In ogni caso e questo era condiviso in ogni parte d'Italia, il bambino sarebbe nato con un gran ciuffo di capelli, se la mamma avesse avvertito bruciori di stomaco.