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Scritto da Valter Nieri
Sport
02 Luglio 2022

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Quella del giussanese Alberto Elli è stata una carriera ciclistica senza rimpianti ed anche piena di soddisfazioni. Dall'87 al 2001 quindici anni di professionismo raccolti in un contenitore dove a livello di partecipazione non manca niente: dai campionati del mondo, al Tour de France, ai campionati nazionali ed alle classiche monumento. Sfiorò il successo alla Milano-Sanremo del 97, giungendo secondo battuto in volata dal tedesco Erik Zabel e conquistò il terzo gradino del podio nella Freccia Vallone del 98; ma i podi per lui sono tanti, molti di più dei successi che sono 26, non pochi per uno che è stato prevalentemente un gregario di lusso di grandi campioni come Zabel, Ullrich, Argentin e Bugno, riuscendo però a ritagliarsi un po' di spazio e di momenti per i successi personali. Passò professionista nel 1987 alla Remac-Fanini, dopo vari successi fra i dilettanti fra i quali il Piccolo Giro di Lombardia. Finalmente si coronava il suo sogno ed anche in questa circostanza, ma nel ciclismo è un ritornello, il sogno si realizzava grazie ad Ivano Fanini, l'attuale patron di Amore e Vita che ha lasciato un ottimo ricordo di sé fra tutti i corridori che ha valorizzato. Nel 1988 indossò la maglia Seven Up dello stesso gruppo Fanini.
ERA TIFOSO DI SARONNI MA FINI' PER APPREZZARE MOSER
Erano sempre i tempi del dualismo Moser-Saronni ed anche Elli fu contagiato da questa rivalità che vedeva in TV ma che poi avrebbe vissuto di persona trovando i due campioni alle corse, conoscendoli personalmente.
"Ero tifoso di Saronni-prosegue Elli-ma una volta conosciuto apprezzai maggiormente il carattere aperto e socievole di Francesco Moser divenendone un grande ammiratore. Che emozione poi trovarmi sul palco a fine corsa Adriano De Zan, il più grande comunicatore di sempre, la voce che con i suoi commenti faceva innamorare gli sportivi al ciclismo. De Zan è inimitabile, sempre sorridente, aveva buone parole per tutti. Il mio primo importante podio? Al primo anno da professionista con la Remac Fanini. Giunsi secondo nella Coppa Agostoni valevole per il campionato italiano. Vinsi la volata di un gruppetto ristretto di 7-8 unità. Purtroppo la fuga di Bruno Leali non fu ricucita e mi dovetti accontentare del posto di onore, che fu comunque festeggiato dai miei tifosi accorsi numerosi all'arrivo di Lissone, nelle mie zone natie, in provincia di Monza e della Brianza. I miei primi direttori sportivi negli anni alla Fanini sono stati Franco Gini, Olivano Locatelli e Piero Bini."
I SUOI SUCCESSI
Per versatilità e caratteristiche Elli si difendeva su ogni tipo di tracciato, era supportato da un carattere forte e da un motore che non si inceppava nelle corse lunghe ma che dava il meglio di se nelle brevi corse a tappe. Ecco quindi per lui il successo al Midi Libre del 97, ai 2 Giri del Lussemburgo ed alla Vuleta di Murcia. Nelle corse di un giorno primeggiò anche nel Trofeo dello Scalatore, Trofeo Matteotti, Milano-Vignola ed altre classiche importanti nazionali come il G.P. di Camaiore del 96. Dopo gli anni con Fanini ha corso per le più importanti squadre di allora come Ariostea, GB- MG, Casino, Deutsche Telekom e Index. Un " diesel" capace di tenere portando a termine 11 Tour de France dal 90 al 2000 ottenendo il miglior piazzamento con un settimo posto nell'edizione gialla del 94 vinta da Miguel Indurain davanti a Ugrjumov e Marco Pantani.
"Trovarmi spesso nelle fughe assieme a questi fuoriclasse sono momenti che non potrò mai dimenticare. Non li legherò mai a nessun rimpianto perchè quelle erano le mie dimensioni ed ho ottenuto quanto erano le mie possibilità".
ERIK ZABEL IL SUO CAPITANO PREFERITO
Elli in carriera ha avuto come capitani dei veri fuoriclasse. Ma qual'è quello che ha ammirato di più?
"Senza nulla togliere agli altri, devo dire il tedesco Erik Zabel: un'autentica forza della natura. Un esempio di eleganza e grandezza. Ammiravo la sua caparbietà e meticolosità che riversava negli allenamenti. Sono stato a contatto con tanti campioni. Alla Telekom avevo due capitani: Ullrich e Zabel. Sono stato convocato in nazionale dal 92 al 96 ed ho partecipato nel 92 al trionfo di Gianni Bugno ai mondiali di Benidorm, altro campione eccezionale che rendeva semplici le cose più difficili. Ma nessuno mi ha colpito come Zabel".
I QUATTRO GIORNI IN MAGLIA GIALLA AL TOUR DE FRANCE
Verso il finale di carriera Alberto Elli riesce a stupire tutti facendosi ricordare per sempre nella corsa a tappe più prestigiosa, coronando il sogno di indossare la maglia gialla e lo fece per 4 tappe indossandola nell'edizione 2000 al termine della 5.a tappa Vitré-Tours tenendola fino all'8.a tappa Agen-Dax. Quest'ultima fu vinta da un altro italiano: Paolo Bettini.
"Non potrei mai dimenticare quei giorni-commenta Alberto Elli. Il Tour ti dà una popolarità enorme, non soltanto nel vincere una tappa o la classifica finale, ma anche nell'indossare la maglia gialla. Ero consapevole che non l'avrei portata a Parigi ma già indossarla in quattro giorni è stato per me qualcosa di incredibile, soprattutto all'età di 36 anni quando ormai avevo perso ogni speranza".

Gli fu scucita nella prima tappa pirenaica da Dax a Lourdes-Hautacam dallo statunitense Lance Armstrong poi vincitore di quella edizione.

"Per me-ricorda Elli-fu un momento culminante della mia carriera che stava volgendo al termine. Il Tour de France è l'evento sportivo più importante del mondo subito dopo l'Olimpiade ed il mondiale di calcio".
IL RINGRAZIAMENTO A CIOLI E FANINI
Una carriera ciclistica di tutto rispetto per Alberto Elli, segnata dalla maturazione con le squadre di Cioli che a quei tempi sponsorizzava il meglio che il ciclismo proponeva. La sua Remac era uno sponsor che tutti avrebbero voluto. Cioli, scomparso nel 2009, scelse Ivano Fanini e da quel momento per Elli si spalancarono le porte con il professionismo.
"La squadra di Ivano fu per me una grande opportunità-conclude l'ex ciclista lombardo-poi Fanini è sempre stato un grande motivatore ed ha sempre agito nel ciclismo come un padre dei suoi corridori. Lui vuole bene a tutti: a quelli che hanno vinto con la sua maglia ed anche a coloro che l'hanno semplicemente indossata. Mi mancano molto gli incontri con lui. Fino a qualche anno fa abitavo fra Liguria e Toscana ed ogni tanto andavo a trovarlo nella sua sede per ricordare i bei momenti vissuti assieme. Ora lavoro e mi sono trasferito a Bellagio e ci vediamo meno di frequente. Faccio l'accompagnatore turistico in bicicletta e molti miei clienti sono del Nord Europa, dove la bicicletta continua ad essere il mezzo preferito dai cittadini. Non potrei mai lasciare del tutto le due ruote. Fanno parte della mia vita e del mio modo di essere. Il ciclismo mi ha insegnato tanto e cercherò sempre di trasmettere le mie esperienze e questi valori".
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