A livello sportivo il 2020 per il Circolo Tennis Lucca Vicopelago è stato da incorniciare. Dopo l’entusiasmante cavalcata che ha permesso alle biancorosse di conquistare uno storico scudetto, anche dal settore maschile sono arrivate ben due promozioni, passaggi in Serie B2 e Serie D1. In quest’ultima squadra uno dei protagonisti è stato il giovane Alessandro Troysi, autore di un importante stagione anche a livello di singolare. Gli ottimi risultati dal classe 2000, figlio d’arte visto che il padre Michelangelo è uno stimato maestro di tennis, dovrebbero permettergli di ottenere la sua migliore classifica a livello Fit diventando così un 3.1.
I margini di miglioramento per continuare a crescere nel proprio gioco e salire ancora di graduatoria ci sono tutti, tenendo sempre a mente che la priorità di Alessandro resta il percorso universitario. Studio-sport un connubio importante e vincente; mai come in questo la locuzione latina “mens sana in corpore sano” calza a pennello.
Quando è nata la sua passione per il tennis?
Diciamo che sin da piccolo, grazie a mio padre, ho respirato in casa questa disciplina. Dopo una piccola parentesi all’età di sei anni nel mondo del calcio, ho mosso i primi passi a livello tennistico presso il circolo tennis “Il Poggio” per poi passare assieme ad un gruppo di amici al Ct Lucca Vicopelago. Una passione cresciuta con il corso degli anni portandomi a cimentarmi a nelle partite di marca agonistica. A Vicopelago mi trovo molto bene. Qui c’è l’organizzazione adatta e il clima ideale per ottenere ottimi risultati. Si è creato, inoltre, un gruppo molto affiatato nelle competizioni a squadre.
Quale stile di gioco predilige?
A differenza di quei molti tennisti che sulle terra rossa attuano uno stile ricco di palleggi, durante la partita cerco di essere il più possibile propositivo. Voglio prendermi il punto senza aspettare l’errore dell’avversario. In Toscana la stragrande maggioranza dei tornei si svolge sui campi in terra battuta; personalmente non ho mai disputato delle competizioni sulle superfici rapide. Mi piacerebbe testarmi anche su quel tipo di campo. I miei colpi prediletti sono il servizio e il dritto.
A quale tennista si ispira?
Il mio modello per eccellenza risponde al nome di Roger Federer, il padre del tennis. Se torno indietro di qualche lustro forse il mio gioco è più vicino a quello del grande statunitense Pete Sampras, il dominatore di questo sport negli anni 90’.
Quali sono stati i suoi risultati nel singolare?
Ho vinto un torneo di 3^ categoria a Forte dei Marmi mentre a San Donato, sempre in un torneo della medesima fascia, ho raggiunto la finale cedendo ad un mio compagno di circolo. In alcuni Open, tornei molto competitivi che hanno anche un montepremi economico, sono riuscito ad accedere nel tabellone principale
Quali sono i consigli che riceve più frequentemente da suo padre?
Oltre ad alcuni suggerimenti a livello tecnico, mio padre mi invita ad essere calmo nel leggere certe situazioni di gioco e rimanere sempre concentrato sulla partita. È fondamentale far sentire il fiato sul collo al tuo avversario.
Quali sono i suoi obiettivi per la prossima stagione agonistica?
In primo luogo devo sempre conciliare il tennis, che resta una bella passione, con la carriera universitaria. Non è affatto semplice studiare ed allenarsi a livello agonistico. In tanti ragazzi che conosco hanno dovuto smettere proprio per questo motivo. Per quanto riguarda la classifica Fit, onestamente non mi pongo limiti: sarà il campo a parlare.