Quando nel giro di due mesi, in questa città, accade che due librerie importanti, tali per il ruolo culturale svolto nel corso degli anni, chiudano senza remissione e in un silenzio assordante, allora, forse è il caso di cominciare a interrogarsi sul perché questo avvenga, su qual è la mutazione antropologica in atto nella nostra comunità, quali e se ci siano gli antidoti per contrastarla. La prima considerazione che mi trovo a formulare è che l’attuale Lucca/Disneyland, la Lucca/Paese di Cuccagna sempre più connotata da un turismo ossessivo-compulsivo e da una ridda insensata di manifestazioni il più delle volte di bassa qualità, non favorisce certo i libri, che hanno bisogno di calma, riflessione, occasioni di pensieri lunghi e di confronto. Momenti di un clima culturale diverso da quello dominante oggi, sempre più rari in questa città divenuta nel breve volgere di pochi anni la capitale europea dell’effimero spinto e così voluta da legioni di baristi e ristoratori, improvvisati imprenditori turistici, amministratori di ogni segno e, absit iniuria verbis (sia detto senza offesa), giornalisti di carta, on line e televisivi… Nel Paese dei Balocchi, se non ho letto male quel capolavoro della nostra narrativa tardo ottocentesca intitolato Le avventure di Pinocchio, non c’è mai stato spazio per i libri e le librerie. Quindi, se posso esprimere il mio modesto parere, non faccia meraviglia se le librerie chiudono, le case editrici tremano e i librai restano disoccupati: in questi nostri giorni complicati il clima culturale, quello generale e vieppiù quello locale, sono sostanzialmente ostili a tutto ciò che sappia di impegno intellettuale, di formazione, di educazione.
Nel momento in cui elaboro con fatica e queste note, il mio stato d’animo è desolato e coincide con quanto, meglio di me, ha saputo scrivere in proposito un poeta vero come Erri De Luca: “Il vuoto in faccia a un muro, lasciato da una libreria venduta, è il più profondo che conosco.”
Il mio pensiero solidale e grato va a Gina Truglio della Libreria Ubik e a Talitha Ciancarella di LuccaLibri, due esempi significativi di imprenditorialità femminile, che spesso mi hanno ospitato nei loro spazi per valorizzare e rendere più e meglio visibili gli Autori e le storie capaci di raccontare questa città e non solo.
Torneremo, prima o poi, a incrociare di nuovo insieme parole e pagine, care Amiche?