"Elisa Claps. Indagine nell'abisso della chiesa della Trinità" è il libro inchiesta dei giornalisti lucani Fabio Amendolara e Fabrizio Di Vito che, a trent'anni dalla scomparsa della giovane potentina hanno scritto un libro. A pochi giorni dalla presentazione - ovvero domenica 14 aprile (ore 17) alla fondazione Lazzareschi, abbiamo intervistato i due autori.
Come nasce l'idea di scrivere un libro-inchiesta sul caso Claps?
E' un'idea che parte da lontano e nasce molto prima della fiction, del podcast e del docufilm dedicati al caso Claps negli ultimi mesi. Ci siamo confrontati a lungo prima di decidere se intraprendere questo percorso, chiedendoci se ci fosse davvero qualcosa ancora di inesplorato in questa dolorosa vicenda. E rileggendo centinaia di migliaia di pagine di faldoni giudiziari ci siamo resi conto della presenza di tantissimi elementi rimasti nell'ombra per tutti questi anni e che avrebbero potuto cambiare radicalmente anche l'esito delle prime indagini. E così siamo andati a riprendere ogni verbale, ogni informativa, e abbiamo fatto delle scoperte davvero clamorose per provare a dare delle risposte all'unico segmento mai affrontato: chi ha aiutato Danilo Restivo ad occultare i resti di Elisa e a farla franca per diciassette anni.
Spiegateci meglio il titolo del libro.
Il fulcro di questa storia è inesorabilmente la chiesa della Santissima Trinità di Potenza. Da quel luogo Elisa scompare, in quello stesso luogo purtroppo viene prima uccisa e poi nascosta per diciassette anni nell'angolo più buio del sottotetto. Quella chiesa si è così trasformata, nel corso degli anni, in un "abisso" capace di inghiottire, di volta in volta, quelle risposte che avrebbero permesso di ricostruire in poco tempo quanto accaduto il 12 settembre del 1993. Un abisso che la superficialità con cui sono state condotte le prime indagini sulla scomparsa di Elisa è diventato via via più profondo e imperscrutabile.
Che cosa racconta in più il libro rispetto a quanto è stato detto in questi anni dagli organi di stampa?
Svela particolari mai analizzati prima (come verbali e intercettazioni mai pubblicate), mette in evidenza come i primi falsi avvistamenti di Elisa abbiano portato le indagini lontano dal perimetro della chiesa della Trinità e contiene una serie di elementi che permettono di avvicinarsi molto ai complici di Danilo Restivo, mai realmente cercati. E, non da ultimo, contestualizza lo scenario in cui avviene la scomparsa di Elisa, il giorno dopo un evento di straordinaria importanza come l'apertura dello stabilimento Fiat di Melfi, ancora oggi il presidio industriale più importante dell'intera Basilicata.
La dottoressa e grafologa Candida Livatino nel suo ultimo libro "Grafologia e criminologia. Killer vittime analizzati attraverso la loro scrittura" delinea il profilo di Danilo Restivo: "Una personalità complessa, con molti aspetti inquietanti. Riflette sulla volontà di non mostrarsi per quello che è veramente e di non fare trasparire un'insicurezza di fondo, che tenta di superare cercando di calcolare tutto. Si tratta di un individuo preciso e meticoloso, quasi maniacale, che fa le cose in modo ripetitivo, a volte ossessivo, perché solo questo gli dà sicurezza. È rigido di pensiero, studia tutto ciò che dice e fa nei minimi dettagli e opera un forte controllo sulle emozioni. Manca totalmente di spontaneità". Che cosa emerge invece dal criminal profiling ricostruito dal pool investigativo di Potenza?
Emerge il profilo di un ragazzo con forti disturbi relazionali, di cui lui stesso non ha fatto mistero sin dai tempi della scuola, quando in alcuni temi parlava del rapporto conflittuale con il padre. Ma soprattutto viene fuori l'escalation criminale di Danilo Restivo: da minorenne ferisce un ragazzino con un'arma da taglio, col passare degli anni inizia a tempestare di telefonate e lettere minatorie le sue vicine di casa. A Potenza, però, era noto soprattutto per l'abitudine di tagliare ciocche di capelli alle ragazze sugli autobus urbani. E proprio le ciocche di capelli sono diventate la sua "firma" sulla scena del delitto sia di Elisa Claps che di Heather Barnett, uccisa sempre da Restivo nel 2002 in Inghilterra, a Bournemouth, dove si era trasferito dopo aver conosciuto Fiamma, la donna che diventerà sua moglie.
Nel libro emerge una frase inquietante prima della scomparsa di Elisa: "Avevo una gatta, si chiamava Alice. Cantava troppo, l'ho uccisa. Elisa l'ho fatta sotterrare con una pietra sopra. Ho solo la mia gatta sulla coscienza, Elisa dov'è?"
E' senza dubbio questa una delle scoperte più clamorose che abbiamo fatto grazie al nostro lavoro di inchiesta. Si tratta di un bigliettino anonimo ritrovato pochi giorni dopo la scomparsa di Elisa Claps nel parco di Montereale a Potenza, proprio il luogo in cui il papà di Elisa gestiva una rivendita di tabacchi. Nonostante contenga passaggi inquietanti e chiari riferimenti al caso Claps quel bigliettino è finito in una nota a piè di pagina di una delle prime informative. Mai analizzato, mai un confronto grafologico con la scrittura di Restivo. Noi non siamo grafologi, ma lo abbiamo fatto lo stesso e abbiamo trovato delle analogie davvero inquietanti tra il manoscritto anonimo e quello letto da Danilo Restivo in un'aula del tribunale di Salerno durante il processo d'appello a suo carico per l'omicidio di Elisa, al termine del quale venne condannato a 30 anni di carcere.
Perché i resti di Elisa sono stati ritrovati ben 17 anni dopo la sua scomparsa?
Questa è la domanda delle domande. Anche perché contiene in sé tante possibili risposte. Un punto fermo però c'è e lo ritroviamo in tutte le sentenze relative all'omicidio di Elisa Claps. "E' impossibile che nessuno abbia visto il corpo di Elisa prima del 17 marzo del 2010" scrive il gup in primo grado e lo confermano sia i giudici della Corte d'Appello di Salerno che della Cassazione. E nel nostro libro ci sono tantissimi elementi, molti dei quali inediti, che portano proprio in quella direzione. Anche in questo caso, però, nessuno si è preoccupato di chiedere a chi ha sicuramente visto i resti di Elisa molto tempo prima rispetto al 2010 perché sia sempre rimasto in silenzio.
Il 12 settembre 1993 Elisa veniva uccisa nel sottotetto della Santissima Trinità dall'allora ventunenne Danilo Restivo. Qual è stata la posizione della chiesa in tutti questi anni?
La posizione della chiesa in tutti questi 30 anni è rimasta sempre la stessa. Provare ad allontanare da sé ogni sospetto, ogni responsabilità rispetto a quanto accaduto. Il risultato non è stato però dei migliori: le ombre restano tuttora, nonostante nessun esponente della curia potentina sia mai finito nel registro degli indagati per una qualsivoglia ipotesi di reato legata al caso Claps. Restano però le contraddizioni sulle modalità del ritrovamento dei resti di Elisa, i silenzi di questi 30 anni e, soprattutto, un atteggiamento che ha provocato una profonda spaccatura nella comunità potentina che con la riapertura al culto della chiesa della Trinità a ridosso del trentennale della morte di Elisa è riesplosa ad ogni livello. Ricordiamo che a processo per le presunte bugie sull'avvistamento precedente (parliamo al massimo di un mese e mezzo prima rispetto al 17 marzo del 2010) dei resti di Elisa sono finite solo le due signore addette alle pulizie nella chiesa. Un processo caduto in prescrizione che ha lasciato tanti altri interrogativi in sospeso.
Nel libro si citano don Mimì Sabia, don Wagno e monsignor Superbo oltre ai tanti testimoni tra cui le donne delle pulizie Annalisa e Margherita. Perché don Mimì Sabia dice di non conoscere Danilo Restivo quando in realtà lo conosceva, come testimonia chi frequentava il centro Newman?
Quella bugia di don Mimì Sabia è agli atti. Ed è un dato di fatto incontrovertibile. Danilo Restivo nella chiesa della Trinità e nel centro Newman aveva trovato la prima comunità capace di accoglierlo. E a dimostrare la profonda conoscenza con don Mimì c'è la famosa foto scattata in occasione del diciottesimo compleanno di Danilo. Ma anche sulla figura di don Mimì Sabia nel libro è possibile trovare atti e ricostruzioni inedite che permettono al lettore di farsi un'idea precisa sul suo controverso ruolo nella vicenda.
Per anni la Santissima Trinità è rimasta chiusa, prima per il sequestro giudiziario e poi per importanti lavori di ristrutturazione. Qual è stata la reazione dei potentini in seguito alla sua riapertura?
La riapertura al culto della chiesa della Santissima Trinità, avvenuta lo scorso 24 agosto senza alcun preavviso e con la città ancora praticamente deserta per le ferie estive, ha fatto molto discutere, anche perché arrivata pochi giorni prima del trentennale della morte di Elisa. La comunità potentina è tornata a spaccarsi tra favorevoli e contrari, mentre è ripreso quel "turismo dell'orrore" che vede arrivare a Potenza persone da tutta Italia per scattarsi un selfie nella chiesa "dove è stata uccisa Elisa". Le modalità con cui si è arrivati alla riapertura hanno alimentato le polemiche: papa Francesco aveva invocato un percorso di dialogo e ascolto tra la diocesi di Potenza e la famiglia Claps, ma a giudicare dalla reazione dei familiari di Elisa questo confronto non c'è stato o, se c'è stato, non ha portato ai frutti sperati. Ora Potenza attende tra poche settimane l'arrivo del nuovo vescovo: vedremo se sarà capace di rimarginare una ferita che ha ripreso a sanguinare copiosamente.