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Scritto da Redazione
Cronaca
14 Maggio 2020

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Coronavirus, ce la possiamo fare. Gli Italiani si stanno comportando bene. A dimostrarlo sono le ultime statistiche dopo otto giorni dalla parziale riapertura delle attività produttive. Dal 4 maggio infatti moltissime industrie hanno riaperto, per così dire, i battenti e, stando ai dati “ufficiali” ben 4 milioni e mezzo di Italiani sono tornati al lavoro.

La curva dei contagi, a parte purtroppo la Lombardia, scende con una progressione da manuale, segno che un certo timore è veramente entrato nella testa di tutti e ci si comporta di conseguenza, mantenendo soprattutto una certa distanza dal nostro prossimo, visto che, dati scientifici alla mano, le mascherine in voga attualmente valgono poco più di un fazzolettino di carta.

Adesso però al posto della paura sta nascendo un nuovo sentimento, l'irritazione. Difatti, se analizziamo bene il grafico dei contagi ed andiamo anche a vedere tutta la letteratura pregressa sulle epidemie, la tendenza dei prossimi trenta giorni è il calo progressivo fino a raggiungere poco più di una decina di casi al giorno (su 60 milioni di persone, non lo scordiamo mai...).

Però il nostro beneamato Governo, spalleggiato dal Comitato Tecnico Scientifico, dall'Inail e dal Ministero della Salute, si sta preoccupando più di programmarci in ogni dettaglio la nostra estate e, sicuramente, anche parte dell'autunno, dentro una selva di regole che diventeranno sempre più inutili con il passare del tempo. Stabilimenti balneari con gli ingressi scaglionati e la marcatrice dei biglietti come in metropolitana, squadre di disinfestatori a spruzzare liquidi ed aerosol sui lettini e sulle sdraio, incuranti dell'azione disinfettante del sole stesso, ingressi al bar in costume ma con la mascherina, docce dei bagni con ingresso a turno ma pesticciando lo stesso pavimento a piedi nudi, eccetera... Senza contare anche una platea di attività legate ad una certa promiscuità come i concerti, le discoteche, gli spettacoli (ed anche i comizi elettorali per fortuna) che saranno vietate almeno fino al 2021.

Una esagerazione senza senso che sta trasformando gli Italiani in persone timorose del prossimo e pronte a sottostare ad ogni tipo di “Regolamento” anche se ritenuto illogico dal buon senso. Non dimentichiamoci pure l'incertezza che deriva dalla scomparsa di buona parte del tessuto di piccole attività artigianali e commerciali già pericolanti dopo la crisi economica del 2008 ed ora falcidiate dal virus. Un mix pericoloso destinato ad esplodere prima o poi se si continuerà con questa pioggia di regolamenti, restrizioni, circolari Ministeriali, Regionali e Sindacali.

Già alcuni segnali, timidi, di rivolta si intravedono, ad esempio nella minaccia di non riaprire degli stabilimenti balneari romagnoli o nelle manifestazioni di protesta dei ristoratori durante il lock-down. Eppure veniamo sempre e comunque trattati da bambini capricciosi anziché essere considerate persone con un cervello. All'opposto per esempio della Svezia i cui governanti si sono limitati a fare appello al senso di responsabilità stessa dei loro governati senza inondare quotidianamente i giornali di decreti, circolari, ammende e sanzioni. Noi invece, come sempre, ci distinguiamo, sia per la malagestione dell'emergenza che per le soluzioni che mettiamo in campo.

Stranamente infatti un dato che a nessun virologo della Task-force governativa interessa, è la presenza e la quantità di asintomatici o, più precisamente, di coloro che hanno già contratto il virus e lo hanno debellato con le loro forze. E' il famoso “Gregge” che in ogni manuale di epidemiologia viene definita la barriera più efficace al confinamento ed eliminazione di ogni specifico agente infettivo. Non si parla né si attua per il momento un vero screening a campione sulla popolazione per capire quanti in percentuale hanno già contratto la malattia e perciò ne sono immuni né possono trasmettere il contagio.

Se, come alcune stime già dicono, siamo fra il 15 ed 25 % della popolazione, ancora un mesetto di contagi e si raggiunge un buon 35-40 %, sufficiente ad eliminare nel tempo il Covid-19. Se poi si ripresenterà nell'inverno prossimo è un terno al lotto, come pure in quale forma si ripresenterà, se come semplice malanno di stagione o in veste di flagello dei popoli.

Però per il momento, cerchiamo di uscire da questa prova generale di “Peste del XXI Secolo” con dignità e con il minor danno possibile. 

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