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Scritto da Redazione
Cronaca
19 Marzo 2020

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È vero o c’è qualcosa che non quadra?

In più articoli su questa testata e probabilmente tra i primi (domenica, 8 marzo 2020 ) almeno sui media, avevamo osservato che già da allora, dai dati, emergevano importanti anomalie soprattutto per il numero dei decessi o più precisamente sul tasso di letalità del Coronavirus, tra le regioni italiane e tra l’Italia e il resto del mondo.

Oggi il divario di letalità si è ulteriormente amplificato:

(19 marzo 2020)

Contagiati

Deceduti

Tasso di letalità

Italia

35.713

2.978

8,34%

Germania

12.327

28

0,23%

Francia

9.052

148

1,63%

Spagna

14.769

638

4,32%

Cina

81.128

3.241

3,99%

Korea del Sud

8.413

84

1,00%

Iran

17.361

1.135

6,54%

US

7.786

118

1,50%

 

(19marzo 2020)

Contagiati

Deceduti

Tasso di letalità

Lombardia

17.713

1.959

11,0%

Emilia-Romagna

4.525

458

10,1%

Piemonte

2.341

154

6,58%

Veneto

3.214

94

2,92%

Marche

1.568

92

5,87%

 

Perché è importante questo dato? Perché, per dirla brutalmente, in Lombardia si muore 50 volte di più che in Germania per Coronavirus o se volete In Italia si muore 38 volte di più che in Germania, o ancora in Italia si muore il doppio della Cina, il doppio circa della Spagna, 5 volte di più della Francia e 8 volte di più della Corea.

Non è un dato da trascurare perché è quello che impatta in maniera determinante sulla nostra percezione del rischio; non abbiamo nessuna paura del raffreddore, che pure colpisce milioni di persone ogni anno, perché sostanzialmente non è letale.

Ma se ho una data malattia e noto che in una clinica muoiono 8,34 persone ogni 100 casi trattati ed in un’altra clinica ne muoiono 1,63, dove vado a farmi curare?

Partendo da una certezza confermata da tutte le autorità scientifiche “il virus è lo stesso in tutti i paesi “sono state fatte alcune ipotesi per giustificare le differenze rilevate:

  • Diversa composizione sociale; abbiamo molte più persone anziane e malate (cosiddette fragili).

Questo spiegherebbe almeno in parte le differenze con Cina, Corea, Iran, forse Stati Uniti ma non è una ipotesi applicabile a Francia, Germania, Spagna che sono assolutamente simili a noi in termini di composizione sociale (percentuale di persone molto anziane e con gravi problemi di salute sul totale della popolazione)

  • In Italia il numero di molti contagiati con scarsi sintomi o addirittura asintomatici non è noto; cioè il denominatore della divisione Letalità= Decessi/Contagiati è sicuramente maggiore il che, se vero, ovviamente ridurrebbe il tasso di letalità.

Mi pare una affermazione quantomeno azzardata, perché dovremmo pensare che in Iran, Corea e in tutti i Paesi Europei hanno una sanità più efficiente sia nell’individuare che nel classificare i malati, anche tra gli asintomatici, al punto che il loro denominatore (contagiati) è più veritiero del nostro. Poco plausibile e comunque sarebbe un grave indice di inefficienza della nostra Sanità rispetto a tutti gli altri paesi.

Forse varrebbe la pena fare una ulteriore ipotesi partendo dal dato di letalità della Germania (0,22%) che è incredibilmente basso rispetto a tutto il mondo al punto da apparire irrealistico a parità di virus; forse i tedeschi hanno un vaccino e lo nascondono al resto del mondo?, oppure “nascondono” i dati sul numero di decessi da coronavirus? Non credo.

Ci è di aiuto il prof. Brusaferro, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, che ieri 18 marzo nel corso, di una conferenza stampa televisiva al Dipartimento di Protezione Civile, ha affermato che per una persona fragile, cioè molto avanti con gli anni e con altre e numerose patologie importanti “il coronavirus rappresenta soltanto la goccia che fa traboccare il vaso”.

Ecco si potrebbe pensare che la Germania, in maniera sistematica, attribuisca la morte del contagiato all’acqua che già c’è nel bicchiere e non all’ultima goccia, mentre in Italia e soprattutto in Lombardia a prescindere da quanta acqua c’è già nel bicchiere si attribuisca la morte all’ultima goccia, il coronavirus.

A questo mi riferivo quando nel richiamato articolo dell’8 marzo ponevo la domanda e la ripropongo con più forza oggi:

I protocolli per la dichiarazione di causa della morte sono omogenei sul territorio nazionale? e sono stati comparati con quelli utilizzati negli altri paesi europei che hanno numeri e indicatori nettamente differenti dai nostri?

Se neanche questa, che è solo un’ipotesi da sondare da parte della comunità scientifica, si rivelasse fondata credo che andrebbe in crisi la credibilità del nostro Sistema Sanitario Nazionale soprattutto per quelle Regioni, Lombardia ed Emilia Romagna, che del loro Sistema Sanitario ne hanno fatto vanto, a mio avviso giustamente.

Non riesco ad accettare l’idea che altri Paesi, apparentemente meno evoluti del nostro e con un Sistema Sanitario meno avanzato, riescano a salvare più vite di quante ne salviamo noi in Italia.

La questione non può essere lasciata in sospeso e va affrontata con dati che diano ragione delle argomentazioni.

 

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