È stata istituita una task force per gestire la Fase 2 del Coronavirus con a capo Vittorio Colao un noto manager laureato alla Bocconi e MBA alla Harvard University che di medicina probabilmente non ne sa molto; vedremo se e che cosa sarà in grado di fare nei meandri assetati di potere del Governo.
Ma è un bene.
Fino ad oggi la linea è stata quella dettata dai medici del comitato tecnico-scientifico che hanno fornito dati e scenari ad una classe politica inadeguata. Chissà se in questo comitato oltre ai medici c’erano esperti di economia, psicologi, sociologi ed esperti di industria, commercio e turismo? Sembrerebbe di no.
Ma l’errore è stato tutto della classe politica che ha omesso di mettere sul piatto della bilancia, tecnici o non tecnici, oltre la Salute molti altri fattori tra i quali la saluteditutti e di tutte le generazioni, il lavoro e la psiche delle persone, con uno sguardo sia al presente che al futuro; ma non è avvenuto malgrado i numeri fossero molto chiari già da diverse settimane.
È stata attuata sino ad oggi una politica ottusa che deve cambiare in fretta, altrimenti le persone adotteranno comportamenti, individuali e collettivi, diversi da quelli indicati mettendo autonomamente sul piatto della bilancia il proprio lavoro e la propria salute mentale. Sta già accadendo tant’è che Zaia ha dichiarato: "In Veneto di fatto il lockdown non c'è più"
Alcune cose che avremmo dovuto fare già da alcune settimane forse inizieranno con ritardo e i numeri lo confermano.
Ad oggi (Immagine 1) il totale delle persone contagiate è pari a 156.363 persone (inclusi i guariti) che rappresentano lo 0,26 per cento della popolazione, un dato che tende ancora a crescere moderatamente; ancora più stabile è il dato degli attuali positivi pari a 102.253 pari allo 0,17% della popolazione. Ricorderete gli esperti che, ancora un mese fa, parlavano del 20%, 30% o più di contagiati dati per praticamente certi tra la popolazione; ad oggi hanno sbagliato di quasi due ordini di grandezza. Ma di quale pandemia si parla?
Sul numero reale dei contagiati, compresi gli asintomatici o comunque non censiti, avrò modo di tornare in seguito.
Questi numeri però non rendono bene la specificità della situazione e vale la pena confrontare la situazione in Lombardia (10 mln di abitanti) con il resto d’Italia (50 mln di abitanti) rispetto al dato nazionale complessivo, anche se l’analisi dovrebbe essere ancora più specifica quantomeno Regione per Regione come detto infinite volte.
In Lombardia (Immagine 2) c’è un tasso di contagiati totali 3 volte superiore al resto d’Italia ed un tasso di mortalità addirittura quasi 6 volte superiore.
Ma il dato più rilevante per capire l’andamento, il trend, dell’epidemia è dato da due numeri: i nuovi positivi ed il numero di tamponi eseguiti al giorno. (Dati Protezione Civile)
In Italia (Immagine 3) il numero dei nuovi positivi al giorno è in leggera diminuzione, nell’ultimo mese, malgrado il numero dei tamponi eseguiti sia quintuplicato.
In Lombardia invece (Immagine 4), nello stesso arco temporale, il numero dei tamponi è solo triplicato con un numero di nuovi positivi in leggera diminuzione.
Mentre nel resto d’Italia (Immagine 5) negli ultimi 30 giorni il numero dei tamponi è quasi decuplicato con il dato dei nuovi positivi sostanzialmente stabile
C’è da presumere, a proposito dei contagiati non censiti, che in modo del tutto logico i tamponi non si facciano alle persone per sorteggio, ma che vengano fatti in presenza di sintomi o in situazioni specifiche che lo richiedano (persone che hanno avuto contatti con contagiati o in presenza di nuclei di fragilità) pertanto il dato è certamente confortante perché malgrado si cerchi molto di più e molto meglio la situazione non peggiora, eccetto che in Lombardia.
E questo è un trend stabile da circa un mese.
Una cosa dovrebbe essere chiara le curve di contagiati, attuali positivi e deceduti si interrompono di colpo forse in Cina, altrimenti hanno un andamento più o meno variabile con moderati cambiamenti nel breve periodo (Immagine 6 e 7).
Ci vorranno mesi per passare da alcune centinaia di deceduti al giorno a zero.
Ci vorranno mesi per passare da migliaia di nuovi positivi al giorno a zero.
Ci vorranno mesi per passare da migliaia di ricoverati in terapia intensiva a zero.
Questo senza mettere in gioco l’R0, indicatore qualitativamente chiaro ma dal calcolo soggetto a molte interpretazioni contrastanti e variabile fortemente da Regione a Regione. Comunque l’approccio di voler traguardare una soglia numerica prestabilita, R0<1, è comprensibile da parte dei virologi ma non può essere l’unico parametro di guida di un governo.
Con i dati già noti e ampiamente masticati si doveva imporre in tutta Italia con rigore e tempismo solo l’uso delle mascherine per tutti, unica cosa ancora non attuata, il distanziamento sociale (il metro e mezzo) e aumentare nel contempo il numero di tamponi, ma per il resto trattare in modo diverso alcuni territori rispetto ad altri.
Lockdown rigido in Lombardia e in Emilia-Romagna e forse Piemonte SI, nelle altre Regioni ed in particolare al Sud assolutamente NO.
Non interrompere alcuna attività lavorativa al Centro Sud che non comportasse forzatamente degli assembramenti, come si è fatto ad esempio in tutta Italia con le filiere di produzione e vendita di prodotti alimentari senza che questo abbia generato focolai. Non imporre nelle altre Regioni d’Italia misure stupidamente restrittive come il divieto di passeggiare, camminare, fare sport a patto di indossare la mascherina, tenere la distanza e senza assembramenti.
E queste misure dovevano essere dinamiche, cioè in funzione della variazione degli effetti riscontrati. Veloci.
Verificate come si stanno regolando tanti Paesi europei nella realtà anche quando sbandierano il Lockdown.
Questa appariva, sin da un mese fa, una gestione più razionale che certamente avrebbe comportato un aumento di contagiati e deceduti per Covid-19 rispetto a quelli attuali (ma avverrà anche in Germania e in tanti altri paesi che hanno scelto quella stessa strada). Ma sono decisioni per tutelare con pari intensità il benessere, il lavoro e la mente di tutti che il Governo ha colpevolmente rimandato per incapacità.
Domanda ricorrente: “Ma se uno di quei contagiati o deceduti in più fossi stato tu o un tuo parente?”. Il dolore è individuale, non collettivo, e non può essere uno strumento di governo. Altro è la pietà.
Delle iniziative economiche c’è poco da dire. L’Europa come ampiamente previsto non ci regalerà nulla e ha ragione perché non siamo affidabili da decenni; altro che Eurobond riteniamoci fortunati se non arriva da noi cicale la troika. Qualche elemosina, i 600 euro, se e quando arriveranno e infine i 200/400 mld di prestiti alle imprese dalle banche con la garanzia dello Stato.
In caso di insolvenze lo Stato pagherà sempre al solito modo cioè con ulteriore debito emettendo titoli di Stato, che già riempiono ora la pancia delle banche italiane che quindi verificheranno con molta attenzione le carte delle imprese prima di erogare i prestiti, altro che cash; o se costretti dalla politica ad erogare si rifaranno sui risparmi privati dei correntisti ed hanno infiniti strumenti a disposizione per farlo. Sarà in caso di insolvenze una patrimoniale indiretta.