In questo mondo dove, invece di insegnarti a vivere, ti spingono a pensare soltanto come non morire, noi delle Gazzette, un gruppo di amici che non si arrendono mai, hanno deciso di fare upstream come i salmoni ossia, nuotare controcorrente. Non a caso il miglior salmone prodotto in Italia, attenzione, pescato nei mari del nord, ma made in Italy, lo produce l'amico Claudio Cerati da Parma, una delizia, costosa, per il palato, ma una meraviglia.
Ci hanno massacrato, in queste ultime due settimane, con la fobia del Coronavirus, i giornalisti invertebrati del sistema informativo italiano, soprattutto quello sovvenzionato, che hanno aperto e chiuso le loro giornate trattando, con tanto di mascherine sul volto, questo virus proveniente dalla Cina come se fosse la peste del secolo, altro i Promessi Sposi di manzoniana memoria. Prima ci hanno instillato il terrore, cercando ovunque un nuovo contagiato nemmeno si trattasse di una caccia al tesoro. Poi, quando qualcuno, imprenditori in primis, si sono resi conto che l'economia stava andando a puttane - ed è andata - allora ecco che si è cominciato a fare opera di riesumazione di speranze e fiducia ormai distrutte.
Un giornale locale di cui non facciamo il nome, titolava nella propria locandina acchiappacitrulli, così: "I luoghi a rischio" per evitare il Coronavirus. Siamo alla follia. Esisterebbero, quindi, dei 'ghetti' da evitare per non finire contagiati?
Poi, nei giorni successivi, hanno tutti abbassato i toni consapevoli che ci stavamo martellando le palle da soli. Ma come? Un paese come il nostro che vive di turismo, si sputtana e si autoflagella al punto che, per tutto il globo, siam o diventati come i cinesi e non ce ne vogliano i musi gialli con gli occhi a mandorla? E, infatti, giù a pioggia con le disdette di prenotazioni, con l'annullamento di viaggi, con la chiusura di stadi, musei, teatri, luoghi di intrattenimento. Ed ecco, anche da noi a Lucca, ristoranti semivuoti e supermercati presi d'assalto lo scorso fine settimane mentre, adesso, oggi ad esempio, situazione assolutamente normale senza file né psicosi. Ma vi rendete conto, politicanti e giornalisti da strapazzo il danno che avete fatto?
Noi, giornalistucoli di provincia appartenenti alla Repubblica Indipendente delle Gazzette, per tutta risposta, siamo tornati a mangiare dagli amici cinesi Lorenzo e Riccardo del ristorante Kinki Sushi di S. Anna in via delle Città Gemelle. Due ristoranti cinesi, a Lucca, hanno chiuso per ferie perché non veniva nessuno.
Lorenzo e Riccardo no, sono rimasti aperti nonostante gli impegni economici e finanziari. Loro non mollano e noi nemmeno. Il Coronavirus non è la peste bubbonica e non uccide così come hanno voluto farci credere. E' sicuramente un dramma, ma come tutti i drammi può essere affrontato dall'essere umano senza perdere la testa.
Lorenzo e Riccardo hanno compreso una cosa, che, come in un gran premio di Formula 1 anche la vita, spesso, premia non chi va più veloce, ma chi frena per ultimo. Esattamente come noi. Anche a costo di andare a sbattere contro il muro, ma, almeno, liberi di averci provato.
I nostri politici hanno lo stipendio, in euro, garantito dallo stato. Noi no così come la maggioranza della popolazione che, se non lavora, non produce e non guadagna, resta con le pezze al culo e in mezzo a una strada. No, non ci stiamo. Ieri mattina la Dory, 95 anni all'anagrafe, alla domanda se avesse paura del coronavirus prima di mettersi in viaggio,a ha risposto di no, tanto, ha aggiunto, di qualcosa bisogna morire. E, a lei che ha vissuto la guerra e l'occupazione nazista dopo l'8 settembre 1943, è stato ancora domandato se le fa più paura il Coronavirus o i tedeschi all'epoca. La risposta non ammette commenti: "I tedeschi, perché quando ti incontravano, ti ammazzavano mentre dal Coronavirus ci si può salvare".
Pillole di saggezza? No, valanga di buonsenso, quello che manca a questa classe dirigente di coglioni senza palle. Lo ripetiamo fino alla nausea: per andare avanti bisogna tornare indietro.