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Scritto da Redazione
Cronaca
27 Marzo 2020

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Analizzando i dati mondiali e italiani si evidenzia una singolarità italiana: a fronte del 15,7 % di contagiati abbiamo il 35 % dei morti al mondo. O sbagliamo qualcosa noi o, molti, troppi Paesi non la raccontano giusta; la Germania, sempre loro, 8,8 % di contagiati e 1,1 % di decessi. Possibile?

Come accennato sottovoce in conferenza stampa televisiva dalla stessa Protezione Civile, il picco in Italia o è stato raggiunto o, comunque, è prossimo, poi ci auguriamo che la situazione migliori a poco a poco e che le curve dei numeri si smorzino gradualmente.

Premesso ciò, ribadisco quanto penso sin dall’inizio e cioè che i numeri italiani e mondiali di malati e deceduti per Covid-19, sono di modesto rilievo a patto che…

A patto che non si voglia colpevolmente ignorare che nel mondo si muore, nella indifferenza generale, per tanta e tante malattie ben più diffuse e letali del Covid-19, molte delle quali curabili e tali da richiedere interventi importanti e per le quali nessuno avvia campagne di comunicazione planetarie improntate al terrorismo.

Rispetto a questi numeri il Coronavirus è un evento moderatamente rilevante. A marzo 2020 per coronavirus sono decedute 24 mila persone nel mondo. Nello stesso periodo sono decedute nel mondo 3 milioni di persone per malattie infettive e oltre 230 mila per malaria. Peraltro, i numeri di Coronavirus sono di quest’anno, non nel 2019, e ci auguriamo non nel 2021. I numeri delle altre vittime sono sostanzialmente gli stessi ogni anno da decenni.

I dati, tratti in questi giorni dal sito https://www.worldometers.info/it/, forniti dalla WHO-World Health Organization (sempre l’OMS), agenzia speciale dell'ONU - sono autoesplicativi e laddove si legge “quest’anno” vuol dire in 3 mesi! 

(Tabella in basso a destra)

Si ripropone la domanda sul perché non si è mai fatto, né si farà, nulla di neanche lontanamente comparabile in questi casi più gravi e persistenti da anni, sia nel nostro Paese che altrove e cosa accadrà in molti paesi africani, asiatici o del Sud America meno informatizzati (scarse o nulle informazioni) e con sistemi sanitari non in grado di affrontare il Coronavirus nel caso di aumento dei contagiati.

Andranno ad incrementare, questi si significativamente, i numeri del sito https://www.worldometers.info/it/ .

Per i 400 mila morti di HIV/AIDS, i 230 mila morti di malaria e per 1 milione 800 mila bambini sotto i 5 anni morti in tre mesi non si è mai parlato di pandemie, pur trattandosi di malattie infettive che interessano vaste aeree geografiche e tante, tante persone.

Ecco perché non cambio idea, 24 mila morti di Covid-19 nel mondo (8 mila in Italia) sono una pandemia dei ricchi perché direttamente toccati, ai disgraziati “per avere diritto a una pandemia” e qualche aiuto, non basta neanche un numero di morti maggiore di 1 o più ordini di grandezza.

Qui non si tratta di terzomondismo, di 'altrismo' o di amore universale, ma di quel minimo di giustizia sociale che vorremmo ci distinguesse da altre specie animali; molte vite potevano essere salvate impegnando 1 millesimo o meno delle risorse che saranno messe in gioco oggi per la “nostra” pandemia.

E non cambio idea neanche sulla gestione dell’emergenza per quanto riguarda casa nostra con i numeri Coronavirus noti, anzi ribadisco che gli sforzi sociali ed economici richiesti e imposti all’insegna di chi la sparava più grossa, scandalosi gli interventi di alcuni presidenti di Regione non lombardi, possono essere solo in parte condivisibili.

È da subito risultata evidente, come detto in più momenti, l’assenza di lungimiranza, specificità e gradualità delle misure oltre a una comunicazione devastante e ridicola nel contempo per il livello di autolesionismo. Per non parlare della anticipazione di provvedimenti normativi ore, se non giorni prima, dalla emanazione che ha indotto comportamenti irrazionali esattamente contrari alle norme non ancora pubblicate. Le conseguenze psicologiche e economiche, non valutate, sono ormai evidenti e ogni giorno più pesanti.

Inoltre è altrettanto chiaro che chi sperava di trovare da qualche parte 10, 30, 50 miliardi, sfruttando il Coronavirus ed il terrore diffuso, per fare una manovra economica-elettorale che altrimenti non ci saremmo potuti permettere, ha fatto male i conti. Gli eventuali 10, 30, 50 miliardi ce li faranno pagare, ammesso che li concedano, a caro prezzo, nessuno in Europa metterà nulla “a gratis” nel nostro cappello di mendicanti.

Per tappare la voragine sociale, ben più grave di quella sanitaria, piano piano nei prossimi giorni/settimane i governanti - e a ruota i telegiornali, la stampa e i media - inizieranno a descrivere una realtà, che non sarà quella che sperimenteremo quotidianamente; come si era chiesto sin dai primi giorni di coronavirus ora useranno termini più moderati, più pacati, più accorti, per placare gli animi, quando ancora ieri ci urlavano che eravamo un paese in guerra.

L’informazione dominante virerà, lentamente ma costantemente, dal terrorismo ottuso sul coronavirus alla morbidezza, alla cautela, ai toni bonari nel descrivere i problemi generati all’economia del paese, non banalmente alle nostre tasche, ma al quotidiano e al futuro di tutti.

Una cosa, credo, si debba imparare da questo evento.

Il Coronavirus sta producendo gli effetti che conosciamo non solo per le sue capacità virali intrinseche, è un virus abbastanza modesto per aggressività dicono gli esperti, ma i suoi effetti si esplicano in tempi molto più brevi che in passato per la accresciuta velocità della mobilità nel mondo: la mancata e impossibile diluizione nel tempo del fenomeno ne ha amplificato enormemente l’impatto, mandando in crisi il sistema sanitario, vedi la Lombardia, per carenza di numero di posti letto, di posti in terapia intensiva, di ventilatori polmonari, di addetti tra medici ed infermieri, di mascherine e quant’altro. 

Da questa mappa di diffusione e concentrazione del Covid-19 protremmo tracciare le rotte degli spostamenti veloci e più frequenti per lavoro e turismo.

(Tabella in basso a sinistra)

E quindi con velocità, quando sin dai primissimi giorni è stato evidente che il Coronavirus attaccava in modo letale le persone più fragili, bisognava correre nelle case di riposo, luoghi a massima concentrazione di fragilità, e fare l’impossibile. Quante, tra le persone fragili decedute, risiedevano a casa e quante nelle case di riposo? Questo a mio avviso è un esempio di misura calibrata e specifica.

Il fattore velocità impatterà in futuro su malaugurati ma possibili eventi analoghi e se ne dovrà tenere conto predisponendo risposte altrettanto veloci del sistema sociale e sanitario con appositi piani di Protezione Civile.

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