Gli occhi verdi, limpidi e vivi. Il fazzoletto bianco e azzurro legato al collo. Il pensiero mai banale, sempre lucido, attuale. Ecco chi era Vera Michelin Salomon, una donna che resiste, una memoria che resta. Quella della sua vita e della storia del gruppo di amici, dei ragazzi di via Buonarroti, cellula antifascista della Resistenza romana, portata alla luce dal professore Massimo Sestili con il bel libro "I ragazzi di via Buonarroti. Una storia della Resistenza" (Marlin Editore).
Di Vera, che è morta a Lucca all'età di 96 anni nell'ottobre scorso, e dei ragazzi di via Buonarroti si parlerà venerdì 28 febbraio, alle 17.30 alla Casa della Memoria e della Pace (sopra Porta San Donato) in un'iniziativa organizzata dal Comune di Lucca: sarà proprio Massimo Sestili a riannodare i fili della memoria e a tracciare il profilo di questa donna, raccontando così, attraverso la sua vicenda, la vicenda dell'Italia e dell'Europa di quegli anni.
Quella di Vera è una storia di antifascismo. A diciotto anni, in cerca di autonomia e con la voglia di ampliare i propri orizzonti culturali, scelse di trasferirsi da Carema, in provincia di Torino, a Roma. Era il 1941. Lavorava come segretaria economa in una scuola professionale e iniziò a frequentare assieme all'amica e cugina Enrica Filippini-Lera circoli e ambienti antifascisti. Dopo l'8 settembre 1943 la scelta era fatta e Vera, assieme ad Enrica e quelli che lei definisce i 'fratelli maggiori', il cugino Paolo Buffa e Paolo Petrucci in collegamento con le forze speciali inglesi, partecipa alla resistenza non armata nella capitale. Vera operava nel Comitato studentesco di agitazione. Il suo compito era distribuire materiale di propaganda antifascista davanti alle scuole superiori e all'università per impedire lo svolgimento regolare delle lezioni e degli esami accessibili solo ai giovani in grado di presentare l'autorizzazione del costituendo esercito della Repubblica di Salò. Con la cugina aderì anche alla cellula del Partito comunista di piazza Vittorio. Poi il 14 febbraio 1944 un commando di SS si presentò in via Buonarroti e arrestò tutti i presenti: Paolo Buffa, Paolo Petrucci, il fratello diciottenne appena arrivato Cornelio Michelin-Salomon e le due ragazze, Vera e Enrica. Qualcuno denunciò lei e il suo gruppo. In attesa di processo, venne rinchiusa in via Tasso: qui l'avvocato nominato d'ufficio dovette provare come Vera non fosse ebrea, a dispetto del cognome che poteva farlo pensare; da lì fu trasferita a Regina Coeli, dove fu testimone della selezione per le Fosse Ardeatine: dove morì l'amico, anche lui ragazzo di via Buonarroti, Paolo Petrucci. Il 24 aprile Vera e Enrica, compagne di deportazione fino alla fine, furono spedite in Germania, prima in camion e poi su un carro bestiame. La prima tappa fu Monaco di Baviera, poi Dachau e la prigione di Stadelheim. Dopo un mese il penitenziario femminile di Aichach. Sopravvissuta alla Germania, venne liberata dagli alleati il 29 aprile 1945, come ha raccontato per anni nelle scuole, da presidente onoraria dell'Aned, e sui Treni della memoria organizzati dalla Regione Toscana. Sempre insieme ai suoi ragazzi, a parlare e a spiegare cos'è il fascismo, cosa significa vivere sotto una dittatura, cosa significa rischiare la vita per un'idea giusta e finire per questo in un campo di concentramento.