Una indagine condotta dagli uomini della sezione di polizia giudiziaria della procura presso il tribunale di Massa coordinati dal sostituto procuratore della Repubblica Elena Marcheschi, ha portato alla luce una incredibile vicenda che vede coinvolti, nella veste di indagati, decine di persone residenti a Lucca, nella Piana e a Pisa. Al centro dell'inchiesta per la quale si sono appena concluse le indagini preliminari, è una farmacia di Massa Carrara. I reati contestati vanno dalla falsa attestazione o dichiarazione ad un pubblico ufficiale al falso ideologico in atto pubblico che avviene quando il pubblico ufficiale rende un'attestazione difforme dalla realtà nell'esercizio di una potestà certificativa inerente all'esercizio delle funzioni istituzionalmente attribuitegli. In questo caso i fatti si riferiscono al 2021, in piena seconda emergenza Covid 19.
Tutto nasce, incredibilmente, quando un papà richiede alla ex consorte il documento necessario - Green Pass - per poter accedere ad un evento insieme al figlio minorenne e si accorge che il test a seguito del quale era stato rilasciato, era avvenuto in un giorno in cui questi era impossibilitato a sottoporsi all'esame trovandosi col padre. A quel punto il genitore ha voluto approfondire la questione e, accortosi che qualcosa non quadrava, ha presentato regolare denuncia presso la procura della Repubblica di Massa e Carrara.
Da lì sono partiti i primi accertamenti che, in seguito, hanno visto anche l'utilizzo di intercettazioni ambientali e telefoniche. E' stato, così, possibile risalire ad una serie di episodi ripetuti nel tempo, mediante i quali le persone indagate si rivolgevano alla farmacia dove un medico, in qualità di pubblico ufficiale, in cambio dell'acquisto di decine di test antigenici rapidi e da potersi effettuare presso la propria abitazione o altri luoghi diversi dalla farmacia stessa, attestava l'esito negativo o positivo del test attraverso l'invio di immagini del risultato. In sostanza, invece di sottoporsi presso la farmacia medesima al test previsto dalla normativa, le persone indagate acquistavano scatole intere di test e inviavano, poi, l'immagine dell'esito alla farmacia il cui medico, a quel punto, registrava le generalità all'interno dell'applicativo in uso alla Regione Toscana @INSALUTE così da poter ottenere quanto desiderato e richiesto.
Il tutto avveniva solo e soltanto a patto e nei confronti di quelle persone che si rivolgevano alla farmacia disposte ad acquistare considerevoli quantità di tamponi rapidi e, infatti, è probabile che il tutto avvenisse a seguito di sottoporsi pressoché quotidianamente al test per chi volesse esercitare la propria professione senza sottoporsi al vaccino anti-Covid 19.