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Scritto da Redazione
Cronaca
15 Luglio 2020

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Nell’ambito della rassegna “Incontri con l’Arte”sabato 18 luglio alle ore 18.00, il critico d’arte Francesco Menconi presenta “Sapore di ruggine e d’ombra", una mostra di opere pittoriche e scultoree dell’artista versiliese Alfio Bichi, presso il ristorante Ammodonostro, via della Fratta n. 22 a Lucca.

Con il Patrocinio del Museo Ugo Guidi.

Evento organizzato da Marzia Martelli. Apertura mostra dal 16 luglio al 12 agosto 2020.

La mostra sarà visitabile tutti i giorni, escluso il martedì, con i seguenti orari: 13:00/15:00 – 19:00/23:00 oppure, su appuntamento.

Nell’occasione della presentazione, che avverrà nel pieno rispetto delle norme precauzionali anti contagio da Covid19, verrà offerto un drink ai partecipanti.

 


“E' sempre un po' questione di fare i conti con quello che resta, lacerti di sensi e sensazioni, brividi e ricordi si impastano, si fanno gesto e segno sopra lamiere e marmo, si fanno spazio e forma tra ossidi e ruggini. Intuizione e sua restituzione plastica si esprimono attraverso materiali già vissuti e chiamati a nuova vita, nuove possibilità. 
E' un po' una filosofia quella di Bichi, l'arte di camminare in equilibrio instabile tra quello che vuoi e vorresti e quel che c'è, un modo di sfangarla imparando a giocare con le carte che ti capitano in mano. Un'arte fatta di materiali poveri, inconsapevole dei suoi altissimi rimandi storici, dalle mosse linee di Medardo Rosso a quelle più studiate ma certo non meno veloci di Boccioni, dai ready-made di Duchamp fino ad approdare alle scarne e aspre opere dell'Arte Povera. Un'arte che affonda le radici in un inguaribile bisogno di muovere le mani, che guarda e cerca tra quel che altri non considerano più degno d'attenzione ritenendolo finito, inutile, senza più un uso pratico e profittevole possibile. Un'arte degli ultimi che sa di vino, parole e rughe, un'arte fatta di ombre, di impronte, di figure appena suggerite, di colori soffiati e apparizioni fantasmatiche, macchie di Rorschach in una sorta di autopsicanalisi del quotidiano. Volti di donna indecisi tra il nascondersi e lo svelarsi. Figure che se ne vanno, quasi sempre. Tra quelli che vanno e quel che resta, dicevamo. Alfio è sensibile, prensile, ascolta, capta, accoglie e restituisce in maniera schietta, sincera, onesta. Non ci sono tradimenti nelle sue opere. Bichi crede fortemente in quello che fa, non esiste affettazione in lui, instaura con le proprie creature un rapporto di rispettosa reciprocità, le interroga, ci parla, le ascolta, cerca di interpretarne l'umore e di dar loro l'abito e la forma più giusta per esprimersi. Alfio ha dell'artista il bisogno non la posa. Il materiale che predilige sono le lamiere di ferro, piegate, ritorte, tagliate, corrose e poi lasciate lì all'aperto per far si che il tempo concluda l'opera stendendovi sopra la propria patina. Un lavoro a quattro mani come un virtuosismo al pianoforte. Materiali sottratti all'oblio e recuperati, ripensati, ripiegati, riplasmati e riscattati. Forme nascoste trovano nelle sue mani nuovo senso, giorni nuovi, come in una sorta di archeologia del futuro. Ruggine e ferro, legno e marmo, calli alle mani e sigarette che sfumano in bocca. Potremmo definire il talento di Alfio Bichi come una capacità che nasce da un'incapacità, quella di adattarsi alle convenzioni, ai convenevoli e a quello che conviene, alla mondanità e “alle persone che profumano troppo” come dice lui stesso. Un'arte concreta, vera, sincera, che muove le mani e gli occhi attorno ai nodi del legno, sopra le corrosioni di una lamiera, tra gli avanzi di cantiere; un'arte che nasce in seno ad un'insopprimibile esigenza di fare, di comunicare, di dirsi. Perché alla fine è sempre un po' questione di fare i conti con quel che resta anche di noi.”
Francesco Menconi

Alfio Bichi nasce a Retignano di Stazzema (Lu) nel letto della mamma (come ci tiene a precisare). Pittore e scultore, si forma da autodidatta. Attualmente ha lo studio nel Borgo antico di Strettoia, una frazione del Comune di Pietrasanta.

 

 

Infoline: Ammodonostro, Via della Fratta 22 - 55100 Lucca tel.: 0583 953828 - cell.:339 644 25 87

 

 

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