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Scritto da carmelo burgio
Cronaca
27 Maggio 2024

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Per la prima volta tutte le forze politiche italiane sono concordi, seppur con ovvie e naturali sfumature, necessarie per potersi nuovamente accapigliare secondo la migliore tradizione. Il miracolo di unire tutti l’ha compiuto pochi giorni orsono il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, norvegese, per gli amici Stoltonberg.

Sulla scia del bellicoso emulo di Napoleone, Emmanuel Macron, il nostro Jens ha sostenuto che i paesi della NATO che forniscono armi all’Ucraina, dovrebbero consentirne l’impiego contro obbiettivi militari sul suolo russo. Non ha fatto specifici riferimenti, ma è apparso ovvio a tutti che l’esortazione riguardasse prima di tutti gli Stati Uniti, massimi rifornitori di materiale bellico a Kiev. Questi infatti, unitamente agli altri alleati, nell’ottica di evitare una spiralizzazione del conflitto, hanno preteso il citato limite.

Chiedere che si elimini questo vincolo, comporta l’accettazione del rischio che la guerra si estenda. Abbastanza per essere considerato uno stolto.

Ma lo è davvero? O il rischio è calibrato?

La Russia di Putin, avendo perduto il 30 per cento della marina da guerra nel conflitto in corso, incontrerebbe difficoltà a condurre un conflitto globale, contro potenze che dominano il mare, come Stati Uniti e Gran Bretagna, supportati dagli alleati dell’alleanza atlantica. Tuttavia anche l’aver innescato la polveriera di Crimea e Dombas inizialmente appariva al di fuori di ogni logica. L’Europa ha conosciuto due guerre devastanti nel XX secolo, oltre a tutte quelle precedenti, e sembrava impossibile che si potesse tornare in trincea per anni.

Abbiamo applicato i nostri registri mentali, i nostri parametri, ad un paese che noi europei occidentali non siamo ancora riusciti a comprendere, e forse abbiamo commesso qualche errore di valutazione. Non è intelligente prevedere come reagirà l’orso russo considerandolo simile a noi.

La Russia ha distanze ed estensioni per noi inimmaginabili, un alleato-clima, risorse umane e materiali pressoché inesauribili e che i suoi capi sono stati disposti da sempre a sacrificare con una noncuranza che ci è estranea. Aggiungo che l’attaccamento alla Santa Madre Russia si fonda su un sentimento ancestrale, per noi anch’esso difficilmente comprensibile, che compatta quel popolo in misura formidabile. Tentarono di batterlo Napoleone nel 1812 e Hitler nel 1941, con la sua crociata contro il bolscevismo. Avevano fatto male i loro conti, e anche se i loro eserciti multinazionali si dannarono l’anima, furono distrutti entrambi, ancorchè sufficientemente coesi.

Il nostro Jens dovrebbe sapere di non poter contare su analoga compattezza, ove il plantigrado si irriti perché bersagliato in casa propria da armi della NATO, fornite agli ucraini. Non occorre molta fantasia. Basta pensare all’Afghanistan.

Con buona pace dei sognatori da un lato, e dei nemici senza se e senza ma dei cowboys, laggiù, dopo il periodo iniziale che ha visto tutti i componenti la coalizione soffrire qualche lutto, gli alleati si son divisi fra chi faceva la guerra, e chi sostanzialmente fingeva. Piaccia o meno, con l’eccezione di Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada e Polonia, impegnati nelle regioni sud e est del paese, autentiche polveriere, gli altri alleati si son ritirati in aree più permissive, ove l’intensità dello scontro era decisamente inferiore. In questa guerra-farsa hanno brillato particolarmente Germania, Francia e Olanda, mentre qualche altro – come la Norvegia – si è astutamente limitato a piazzare nei ministeri in Kabul consiglieri e istruttori, enumerabili sulle dita di due mani. Li vedevo sorridenti con le loro cartelline sotto braccio, su è giù per scale e corridoi, rasserenati dal barbecue serale nel loro lindo compound.

Non a caso Trump decise il ritiro unilateralmente quando anche Gran Bretagna e Canada dissero “Game is over” perché non volevano più sostenere lo stillicidio di perdite.

StoltOnberg c’era, allora, o viveva su Marte? Lo sa che i governi europei non hanno alcuna fretta di andare a versare sangue laggiù, o a casa propria in seguito a rappresaglie putiniane?

Oppure – e questo sarebbe estremamente grave e irresponsabile – sta puntando sul fatto che la Russia, per non aprire troppi fronti lascerebbe tranquilli quegli avversari dei quali è nota la tendenza a recitare la parte guerriera, più che a manifestarla concretamente?

In questo caso verrebbe da dire “Mica fesso Stoltonberg”! In una sapiente riedizione dell’“armiamoci e partite” potrebbe riuscire a far aumentare la pressione sulla Russia, salvaguardando i paesi scandinavi la cui tradizione militare risale a quando portavano le corna sugli elmi e remavano sui drakkar, e che dopo ben poco hanno combinato.

E se invece la sua tattica dovesse spaccare il fronte della NATO, fra coloro che ritengono che le forze armate servano per combattere e quelli che ne privilegiano l’impiego simulato? Fra chi è prossimo all’orso russo e si è stancato di subirne le periodiche esuberanze, e chi può contare su svariate migliaia di chilometri di distanza per sperare di essere lasciato in pace?

Son due anni che Kiev resiste, ed è allo stremo. Forse, oggi, bisognerebbe concentrarsi sulla ricerca di un cessate il fuoco, che dia alla Russia ciò che ha conquistato, nella speranza di poter un giorno sfruttare situazioni contingenti e ribaltamenti di rapporti di forze. Sicuramente sarebbe più utile per la pace in Europa, piuttosto che l’esibizione di muscoli sulla cui effettiva consistenza si dovrebbero avere dei ragionevoli dubbi. Eviterebbe, inoltre, il rischio doversi accorgere di essere un bluff.

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