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Scritto da aldo grandi
Cronaca
29 Marzo 2024

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Una chiesa, quella di Monte San Quirico, stracolma. Gente a sedere e tante persone in piedi per assistere all'ultimo saluto, quello che nessuno avrebbe mai voluto portare, a Luca Giannecchini, l'operaio 51 enne deceduto poco più di una settimana fa a seguito di un incidente sul lavoro. La cerimonia funebre era stata fissata per le 16 e sin dalle 15.30 riuscire a trovare un parcheggio è stata impresa impossibile o quasi. Molta gente dicevamo, proveniente dalle frazioni limitrofe appartenenti alla zona della Valfreddana, dove Luca, la moglie Lucia e i due figli piccoli, vivevano da tempo.

Una famiglia felice e non è un modo di dire bensì la realtà assoluta alla quale, quasi ogni mattina, assistevamo al momento della colazione presso la pasticceria Pane e Marmellata dove anche Lucia arrivava sorridente con il bimbo e la bimba, quest'ultima di nome Viola per via di quella fede calcistica che era un po' di tutta la famiglia dalla parte di lei e così poteva anche accadere che si intonassero, insieme, le note della Canzone viola, l'inno della Fiorentina cantato da Narciso Parigi.

Una donna, Lucia e una mamma con un sorriso grande così, che sapeva regalare ottimismo, voglia di vivere, entusiasmo, con quei due piccoli vestiti in maniera splendida e con i colori perfettamente abbinati. L'ultima volta l'avevamo vista in compagnia soltanto della femminuccia, un portento, meravigliosa. Poi, non ci siamo più incontrati. E nemmeno sapevamo che quell'operaio sfortunato morto per asfissia in via Dorini era suo marito papà di quelle creature. Lo abbiamo scoperto solo in un secondo momento ed è stato terribile.

E' incredibile come la morte sappia togliere alla vita quel che fino ad un attimo prima le apparteneva a tutti gli effetti. Un tragico, millenario gioco delle parti dove non c'è mai un vincitore assoluto, ma tutte e due, in fondo, la vita e la morte, si rincorrono nell'inutile tentativo di prevaricarsi. 

La cerimonia funebre non è stata come tante altre alle quali, per affetto o per lavoro, abbiamo partecipato. In questo don Alberto Brugioni, da oltre cinquant'anni sacerdote, è stato magistrale. La sua omelia ha tenuto desti gli animi, ha spinto a una profonda riflessione, ha provato a dare, per chi ce l'ha, un contributo, l'ennesimo, ad una fede che in simili circostanze sembra quasi sull'orlo di vacillare. Ma anche per chi, la fede, non l'ha mai avuta, le sue parole sono state un balsamo pieno di speranza.

Il parroco di Monte San Quirico ha rievocato il Venerdì Santo, giornata cruciale del periodo pasquale e le sue parole hanno cercato un nesso con quanto accaduto al povero Luca. Un nesso, forse, difficile da scorgere per i comuni mortali, ma con l'aiuto della fede in grado di aiutare a comprendere ed accettare il destino degli uomini.

Ha detto bene, don Brugioni, quando ha spiegato che a dispetto di ogni sfilata che si sarebbe potuta organizzare in occasione del percorso di sofferenza vissuto da Gesù molti secoli fa, la vera Via Crucis per tutti quelli che hanno vissuto subito e sofferto questa tragedia era lì, nella chiesa di Monte San Quirico. Una Via Crucis con varie stazioni, proprio come quella percorsa da Nostro Signore: la prima stazione, metaforicamente parlando, il luogo della tragedia, via Dorini, poi la seconda stazione, la casa di Luca e di Lucia in via delle Querce e, infine, l'ultima, la chiesa appunto.

La moglie della vittima è stata tutto il tempo abbracciata alla bara di fronte all'altare, sorretta dalle mani protettive e calde dei familiari più stretti. Un viso delicato che avevamo imparato a riconoscere sorridente e positivo, sfigurato dal dolore e dalla sofferenza.

Prima della benedizione finale, prima, per dirla tutta, dell'ultimo viaggio da compiere, purtroppo, in solitudine, un caro amico di Luca ha voluto ricordarlo con una serie di aneddoti e di riflessioni che ce lo hanno fatto conoscere ancora di più. Luca Giannecchini, ha raccontato l'amico, amava la vita e voleva viverla al top, con quella sua precisione e velocità che lo contraddistinguevano sia sul lavoro sia nella vita di tutti i giorni. Appassionato di go-kart, non lesinava spese pur di avere sempre un'attrezzatura di prim'ordine, esattamente come sul lavoro: Già lavorare è una fatica, se poi anche gli strumenti non sono perfetti, allora diventa un problema. E anche sul fronte ludico la pensava alla medesima maniera: Sono così poche le ore che dedichiamo al tempo libero che è giusto godersele appieno e senza badare a spese.

Luca Giannecchini era un generoso, verso se stesso e anche verso gli altri. Era un uomo che aveva afferrato il senso dell'esistenza. Peccato non abbia fatto in tempo ad arrivare fino in fondo. La speranza anzi, per noi l'augurio e per altri la certezza, è che da lassù riesca a vigilare e vegliare sulle persone a lui care, su Lucia e sui bimbi, aiutandoli a percorrere una lunga strada che, per loro, purtroppo, è diventata, improvvisamente, tutta in salita. Ma, ne siamo certi e lo vorrebbe anche Luca, tornerà, torneranno i tempi delle discese, libere o ardite non importa, ma intrise di leggerezza e di felicità. Non finisce tutto con la morte, non comincia tutto con la nascita.

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