L’attore statunitense Matthew Modine, indimenticato protagonista, insieme a Nicolas Cage, del film del 1984 “Birdy - Le ali della libertà”, del regista Alan Parker e, ancora di più, del capolavoro del 1987 “Full Metal Jacket” di Stanley Kubrick, è arrivato a Lucca per partecipare all’edizione 2024 del Lucca Film Festival dove, oltre a presentare in anteprima italiana il film “The Martini Shot”, diretto da Stephen Wallis e di cui è protagonista, riceverà il prestigioso premio Visionary Award, importante premio della Visionaries Film Festival. Matthew Modine, per la prima volta in visita a Lucca, ha tenuto, nel pomeriggio di mercoledì 25 settembre nella Sala dei Servi nel Complesso di San Micheletto, un’interessantissima conferenza rivolta alla stampa ed agli addetti ai lavori. Modine, noto ai più giovani per aver interpretato il dottor Martin Brenner nella prima, seconda e quarta stagione della famosissima serie televisiva statunitense “Stranger Things”, distribuita da Netflix, si è concesso, con grande disponibilità e simpatia, alle domande degli intervenuti.
Qual è la cosa che piace fare a Matthew Modine alla fine di una giornata di riprese? “A dire il vero – ha esordito l’attore statunitense – la prima cosa che faccio è andare a casa per cominciare a memorizzare le battute del giorno successivo. Forse questa cosa non è molto glamour ma, col passare degli anni è sempre più difficile ricordare le battute, ed a me piace essere molto preparato quindi, generalmente, faccio ritorno a casa”. Quali sono i significati del film “The Martini Shot”, di cui è protagonista e che vedremo questa sera in anteprima? “Il film è stato girato in 14 giorni – spiega Modine – tra Inghilterra ed Irlanda. È stata mia moglie, con cui festeggerò 44 anni di matrimonio il prossimo 31 ottobre e che mi conosce bene, a leggere il copione ed a dirmi che avrei dovuto fare questo film, dal momento che parla della consapevolezza e della coscienza di come diventiamo essere umani. Marco Aurelio e Cicerone parlavano già di queste cose e sono rimasto affascinato dalla lettura di quei vecchi testi, e mi rendo conto che le conversazioni, che avevano allora, sono le stesse che facciamo oggi e che ancora non hanno una risposta. Il film è incentrato sulla morte e suggerisce che dobbiamo accettarla invece di rifiutarla e respingerla”. Il capolavoro di Kubrick “Full Metal Jacket” era un film contro guerra (del Vietnam n.d.r.). Che considerazioni può fare ripensando a quella pellicola contestualizzata ai giorni nostri, in cui viviamo un momento in cui questa è molto vicina a noi? “Nel libro di James Hillman dal titolo “Il terribile amore per la Guerra”, l’autore ha fatto una ricerca di qualcosa o qualcuno che non la “romanticizzasse”, scoprendo che, in realtà, l’uomo la ama, da sempre. Kubrick, nel suo altro capolavoro “2001 Odissea nello spazio”, nella prima scena mostra dei primati che iniziano ad uccidersi con l’utilizzo di un osso che, scagliato in aria, diventa una nave spaziale. Se vogliamo provare a risolvere il problema della guerra oggi, prima dobbiamo risolvere quello della violenza di 50.000 anni fa e capire che, in tutto questo tempo, non ci siamo evoluti”. L’altro capolavoro di cui è stato protagonista, “Birdy – Le ali della libertà” con regia di Alan Parker, compie quarant’anni. Pensando alla sua lunga carriera fino ad oggi (il film “Oppenheimer” di Cristopher Nolan è del 2023) che cosa ha pensato di sé per i tanti lavori che ha fatto? “Nel corso della mia carriera ho imparato che – continua il soldato “Joker” di “Full Metal Jacket” - quando sei sul palcoscenico, a teatro, il pubblico ti guarda dal basso in alto, ed è un po' una metafora, nel senso che l’attore è preso in grande considerazione dalla persona che assiste allo spettacolo, in una sorta di adorazione. Quando sono in televisione, entro nelle vostre case e se sono in un cinema, su un grande schermo, sono più grande che nella vita reale. Quindi, questa forma d’arte può essere uno strumento che dà ispirazione, emozione ed educazione ma può anche essere usato come forma di propaganda. Quello che ho imparato, quindi, è che ho una grande responsabilità nei confronti del pubblico, perché quello che dici, quello che fai, nel modo in cui tu porti avanti la tua vita ha un fortissimo impatto nei confronti delle persone che ti osservano”. Una curiosità a proposito del film “Full Metal Jacket”. La scritta “Born to kill”, presente sull’elmetto del soldato Joker, interpretato da Matthew Modine, è stata cancellata dalla locandina originale del film e successivamente ripristinata dopo le critiche e le proteste dei fan e degli appassionati della pellicola. La mossa era stata vista come un’alterazione dell’opera d’arte originale e come un segno di mancata comprensione del film e del suo messaggio. La scritta rappresentava un riferimento al concetto di dualismo, espresso dal personaggio del soldato Joker, che indossa l’elmetto con la scritta “incriminata” ma anche il simbolo della pace, rappresentando, in questo modo, la contraddizione tra la violenza e la pace all’interno dell’essere umano.