"Vogliamo denunciare la politica del governo Conte, schiavo dell'euro-Germania e incapace di dare chiare risposte ai cittadini e buono solo a rinchiuderli in casa affinchè non possano neppure protestare". Questo il pensiero del comitato popolare territoriale di Lucca di "Liberiamo l'Italia" (movimento in fase costituente che vuole riconquistare la sovranità italiana, attuando la costituzione e completando un processo di indipendenza dall'Unione europea), che è sceso questa mattina in piazza Napoleone per chiedere che finisca il blocco autoritario della vita sociale, economica, politica e democratica del Paese, che venga facilitata la ripresa delle attività lavorative, con aiuti a fondo perduto alle piccole e medie imprese e che siano prese misure economiche efficaci ed immediate per chi è rimasto senza lavoro e senza reddito. Circa trenta persone si sono quindi trovate oggi in piazza a Lucca, mantenendo le giuste distanze, indossando le mascherine e portando dei cartelloni con sopra scritte le motivazioni della loro protesta. Alcuni nomi dei partecipanti? Carlo Battistitini, libero professionista e partita Iva; Francesco Cecchini, metalmeccanico; Maria Grazia Da Costa, pensionata; Luca Dinelli, operatore della sanità, Patrizio Marchi imprenditore; Patrizia Mazzei, pensionata, Gina Truglio, imprenditrice e Daniela Volla, insegnante. Nel ruolo di portavoce del comitato era presente Leonardo Mazzei che ha spiegato: "Questa mattina in Toscana, oltre a Lucca anche a Firenze ci sarà un'iniziativa di questo tipo. Il 4 maggio ci sono già stati 18 appuntamenti in altrettante città italiane, promossi dai vari comitati territoriali di 'Liberiamo l'Italia' a difesa dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione: salute, lavoro, studio e libertà di manifestazione". Una delegazione del comitato di Lucca di "Liberiamo l'Italia" è stata ricevuta, nel corso dell'iniziativa, da Francesco Esposito, prefetto di Lucca e dal presidente della provincia Luca Menesini. E' a loro che il comitato ha consegnato una lettera con il seguente testo:
Dopo due mesi di confinamento duro la situazione del Paese è disastrosa. Così pure quella della nostra provincia. Alla Caporetto della sanità pubblica, figlia delle politiche di privatizzazione ed austerità degli ultimi vent'anni, si aggiunge il dramma sociale di milioni di famiglie gettate sul lastrico, private del lavoro e di un reddito minimamente dignitoso.
Le misure economiche adottate dal governo per fare fronte a questa situazione sono del tutto inadeguate. Se del "decreto aprile" per adesso non c'è traccia, i famosi 600 euro di marzo (una miseria che si commenta da sola) non sono ancora arrivati a tutti, mentre per ora non c'è alcuna sospensione del pagamento delle tasse. Al tempo stesso la cassa integrazione non è stata ancora pagata ai più.
Forte era la speranza di tanti cittadini nell'annunciata "Fase 2", ma questa è stata completamente delusa dall'ennesimo Dpcm di fine aprile. Noi non sottovalutiamo l'epidemia, ma alla fine i danni fatti all'economia ed al vivere sociale (si pensi al terribile significato del cosiddetto "distanziamento sociale") potrebbero rivelarsi ancora più gravi, forse anche in termini di vite umane, di quelli del coronavirus. Lo stesso fondamentale diritto alla salute (art. 32 della Costituzione), così bellamente dimenticato dai governi degli ultimi decenni, diventa di per sé vuoto se non strettamente connesso al diritto ad una vita degna di essere vissuta.
E' ormai evidente a tanti, e lo denunciano apertamente eminenti giuristi, come lo stato d'emergenza decretato dal governo sia costituzionalmente illegittimo. Ed è altrettanto chiaro come le misure prese in questi mesi rappresentino una lesione delle libertà e dei diritti sanciti dalla Carta del 1948. Tra questi ricordiamo la libertà personale (art. 13), quella di circolazione (16), di riunione (17), di libera espressione del pensiero (21), il diritto di professare la propria fede religiosa nei luoghi di culto (19), il diritto allo studio (33-34), la libertà di iniziativa economica (41).
Liberiamo l'Italia - interpretando in ciò il comune sentire di milioni di cittadini - chiede perciò, in primo luogo al governo, ma per quanto di competenza anche alle autorità politiche locali, una svolta radicale rispetto alla linea fin qui seguita.
In particolare chiediamo tre cose:
1) Il pieno ripristino della legalità costituzionale.
2) Rapide decisioni che consentano la ripresa di tutte le attività lavorative, con aiuti a fondo perduto alle piccole e medie imprese.
3) Misure economiche efficaci ed immediate per chi è rimasto senza lavoro e senza reddito.
C'è poi una questione solo apparentemente secondaria. Troppe le multe del tutto ingiustificate rispetto all'obiettivo di combattere l'epidemia. Per riparare a questa ingiustizia, chiediamo che vengano cancellate tutte le sanzioni comminate in base alle norme sul confinamento sociale, salvo quelle già applicabili con le leggi precedentemente vigenti.
Al Prefetto di Lucca, in qualità di suo rappresentante territoriale, chiediamo di farsi portavoce di tutte queste esigenze - ad oggi non soddisfatte - presso il governo.
Al Presidente della Provincia chiediamo un analogo impegno, sia per quanto riguarda le proprie dirette competenze che per quelle delle amministrazioni locali in generale, affinché si esca rapidamente da una gestione dell'emergenza che consideriamo disastrosa.
Riguardo alla nostra provincia, sottolineiamo in particolar modo i seguenti problemi:
1) Scuola - E' inammissibile che si ipotizzi un'apertura del prossimo anno scolastico con metà alunni a casa. La didattica a distanza non poteva funzionare e non ha funzionato. Le scuole dovranno riaprire regolarmente. Se si vorrà applicare un distanziamento maggiore, che si trovino i locali adeguati. Le amministrazioni locali vengano chiamate ad affrontare il problema fin da subito, mentre lo Stato dovrà fornire i fondi necessari allo scopo.
2) Sanità - Si deve evitare che le soluzioni organizzative indotte sul nostro territorio dall'emergenza epidemica si traducano in stabili posizioni di vantaggio di alcune strutture private anziché nel necessario recupero di efficienza del sistema sanitario pubblico, già penalizzato dal definanziamento attuato negli ultimi dieci anni.
3) Attività commerciali, artigianato - turismo - Anche in provincia di Lucca decine di migliaia di addetti a questi settori sono in grave difficoltà, molti di questi alla disperazione. Non solo si deve accelerare la riapertura di tutte le attività, ma bisogna che ciò avvenga con norme chiare (si pensi solo ai problemi del settore turistico) che consentano una riapertura effettiva. Di fronte all'enorme rischio che molte attività decidano di non riaprire, solo un deciso intervento economico dello Stato (non come quello messo in atto finora col meccanismo dei prestiti), potrà evitare una catastrofe economica senza precedenti nel dopoguerra. Chiediamo quindi che le istituzioni locali facciano sentire la loro voce: o ci sarà una svolta, o ci sarà un disastro.