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Scritto da Redazione
Cronaca
18 Aprile 2020

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Una serata infernale, maledetta, che avrebbe potuto tramutarsi in tragedia se non fosse stato per la prontezza di spirito e di riflessi di Simone Costa, 38 anni, pizzaiolo e titolare del locale 'da Umberto' in piazza Napoleone. Quello che è accaduto giovedì sera nel cuore del centro storico, a poche centinaia di metri da palazzo dei Bradipi, è allucinante ed è ancora più vergognoso e scandaloso che, mentre i lucchesi sono costretti a stare chiusi in casa e se appena mettono piede fuori vengono inseguiti e perseguitati da droni ed elicotteri, in via dell'Angelo Custode, in uno scantinato senza acqua né luce, vivano una ventina di clandestini che, udite udite, pagano 250 euro a testa al proprietario del fondo commerciale senza osservare la minima prescrizione igienico-sanitaria prevista dalle disposizioni in materia di Coronavirus.

Ma dove sono il sindaco, il comandante della polizia municipale, gli assessori competenti, i tecnici e i funzionari che dovrebbero fare rispettare le leggi? Come può esistere un focolaio potenziale in pieno centro storico senza che qualcuno ne fosse a conoscenza? E chi è il proprietario che, a quanto pare, si metterebbe in tasca la somma di oltre 6 mila euro al mese in nero e mentre centinaia di commercianti sono costretti a stare con le serrande abbassate pagando tasse e imposte e senza vedere un euro di incasso?

Simone Costa ha aperto la pizzeria con il fratello proprio in piazza Napoleone, fa un impasto ottimo e la clientela si è subito affezionata a questi ragazzi che hanno mostrato voglia di fare e di lavorare. Il Coronavirus li ha colpiti quando si erano appena alzati in piedi, ma non hanno mollato e hanno deciso di consegnare le pizze a domicilio all'interno del centro storico poiché, avendo appena cominciato l'attività, non hanno ancora i mezzi, all'infuori delle biciclette, per portare la merce ordinata.

E così Simone Costa ha fatto anche l'altra sera, giovedì 16 aprile. Ecco il suo incredibile racconto che, se non lo avessimo ascoltato con le nostre orecchie, faticheremmo a crederci. 

"Intorno alle 21.15 circa - racconta Simone Costa amareggiato e anche un po' arrabbiato - abbiamo ricevuto una chiamata con cui venivano ordinate quattro pizze e altrettante lattine di Coca Cola da portare in via dell'Angelo Custode numero civico 33. Quando sono arrivato, in bicicletta, le pizze erano dentro il contenitore. Un ragazzo di colore mi ha pagato la sua e mi ha lasciato anche 50 centesimi di mancia. A quel punto, però, un marocchino ha afferrato le altre tre pizze ed è rientrato nello scantinato dove, da subito, sono cominciate delle grida. Sono entrato e proprio di fronte a me, in una luce prodotta da una lampada di quelle a batteria, ho visto il ragazzo di colore inginocchiato e il marocchino che gli batteva sulla nuca la lama di un coltello, punzecchiandogli anche un fianco e dicendo che le pizze doveva pagarle tutte lui altrimenti lo avrebbe ucciso".

"A quel punto - continua il pizzaiolo - ho cercato di calmare gli animi dicendo che, comunque, le pizze andavano pagate. Il marocchino è venuto verso di me e mi ha sferrato un colpo con il coltello che, fortunatamente, ho evitato perché gli ho bloccato il braccio e ringrazio il Signore che non mi ha preso. "Nessuno ti paga le pizze qui" ha detto il marocchino e sono usciti altri immigrati. Lui mi ha sputato addosso e poi mi ha lanciato contro una lattina piena che è andata a sbattere su un muro. Anche qui ho avuto fortuna. Ho chiamato i carabinieri ed è arrivata una pattuglia, ma quando i due militari sono scesi e si sono accorti che nello scantinato era tutto buio e c'era un sacco di gente, hanno chiesto rinforzi. Sono arrivate altre tre pattuglie dei carabinieri e una della polizia. Il marocchino gli ha detto tranquillamente: 'Io non ho paura di nessuno, solo di dio. Se volete il coltello entrate a prendervelo". Ci hanno messo due ore per trovarlo perché nessuno parlava. Dentro ci saranno stati 25 immigrati, tutti insieme, senza mascherina né altre protezioni".

Simone Costa, adesso, è incontenibile: "Io mi domando come sia possibile che a 400 metri di distanza dal comune possa esserci uno scantinato affittato in nero da qualcuno a 25 extracomunitari che, hanno detto ai carabinieri, pagano 250 euro al mese a testa. Ma ci rendiamo conto? E noi commercianti che paghiamo affitti, tasse, imposte e per di più adesso rischiamo anche la vita per cercare di guadagnare qualche spicciolo. Giovedì sera doveva venire a darci una mano anche nostra sorella e mi domando cosa sarebbe accaduto se a fare la consegna fosse andata lei". 

La parola al sindaco Alessandro Tambellini, ma saprà e avrà il coraggio di rispondere?

 

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