L'arcivescovo di Lucca scende in campo senza che nessuno glielo abbia chiesto e senza che se ne avvertisse il bisogno: a suo avviso la reazione della donna che ha travolto e ucciso il maghrebino è il trionfo del male e non ammette giustificazione anche perché a Viareggio la situazione di povertà è tale in certi ambiti che... chi ruba e rapina, magari va anche capito:
«Ho appreso con vero sgomento quanto accaduto nella notte tra domenica e lunedì scorsi in via Coppino a Viareggio». Inizia così il commento dell’arcivescovo di Lucca mons. Paolo Giulietti sull’omicidio di un uomo di 47 anni che tanto ha scosso Viareggio e tutta Italia. E infatti il presule allarga la riflessione alla cronaca nazionale: «Negli ultimi tempi ci sono una serie di episodi che coinvolgono persone e famiglie “normali”. Che a un certo punto mettono in atto dei comportamenti di una violenza incredibile. Sia dentro le pareti domestiche sia sulla pubblica via come accaduto appunto a Viareggio. Ma si tratta di persone “normali” non di persone riconosciute come violente o di casi particolarmente problematici da un punto di vista sociale. Protagonisti di queste violenze sono cioè persone dalle quali nessuno può immaginare che emergano comportamenti devianti. Già questo ci fa capire che non si può generalizzare: tutte le facili letture sulla delinquenza restano tali. E questo però ci dice che il male è in agguato. L’uomo è capace di fare del male e bisogna stare in guardia». E quindi, tornando a quanto avvenuto a Viareggio, mons. Giulietti continua: «Le indagini faranno il loro corso, ma il video che abbiamo tutti visto evidenzia un comportamento sbalorditivo. Come si fa a passare con la macchina più volte sopra il corpo di una persona? Come pensare che una tranquilla e stimata signora, una capace imprenditrice, potesse compiere un’azione del genere? E aggiungo che il male vince quando ci rende cattivi: chi esulta perché questo episodio sarebbe un episodio di legittima difesa dimostra come il male vince. Io dico, non esultiamo, questa non è legittima difesa e non è giustizia! Sappiamo bene, anche grazie agli annuali rapporti Caritas, come la situazione di povertà nella città di Viareggio sia una vera emergenza e vi siano dunque molte persone che vivono d’espedienti e a volte nell’illegalità. Questo può esasperare alcuni e lo capisco. Ma niente, proprio niente può giustificare un omicidio. Non solo perché viviamo in uno Stato di diritto. Ma perché ogni persona, in ogni situazione nella quale si trovi, ha diritto a vivere. Nelle nostre parrocchie, e quindi anche a Viareggio, andiamo in direzione contraria alla violenza e al male: sia dal punto di vista dell’aiuto a chi è in difficoltà ma anche nella promozione di una cultura di pace, di convivenza civile, che cerca di capire e cerca di risolvere i problemi in maniera pacifica, magari insieme ad altri, collaborando».