Riceviamo ed entusiasticamente pubblichiamo questo documento appena pervenuto alla nostra redazione con cui, finalmente, al di là dei convenevoli di più o meno circostanza, anche la Chiesa di Lucca prende posizione - non lo fa il Comune che, a guida centrodestra, evidentemente se la fa sotto - sulla manifestazione che andrà in scena (sic!) il 7 settembre, a pochi giorni dalla processione del Volto Santo, nella nostra città. Aggiungiamo, provocatoriamente, che le posizioni ufficiali sottolineate da monsignor Giulietti vanno a braccetto, o quasi, in tutto e per tutto, con quanto sostiene il generale Roberto Vannacci.
Gentilissima Sig.ra Marcacci,
avendo preso visione della Sua dichiarazione sul programma del prossimo Toscana pride, che avrà luogo a Lucca sabato 7 settembre, ritengo di dover esprimere alcune considerazioni a nome della Chiesa cattolica di Lucca.
Innanzitutto intendo manifestare vicinanza e solidarietà a tutti coloro che subiscono ingiuste emarginazioni: ogni persona ha diritto ad essere rispettata e accolta, secondo il perenne messaggio del Vangelo e il magistero del Santo Padre; discriminazione e violenze verbali o fisiche non hanno alcuna giustificazione, tanto meno religiosa. Possiamo senz’altro desiderare insieme una società libera da forme di odio legato a pregiudizi razziali, religiosi, relativi all’orientamento sessuale o di ogni altro genere.
La stessa consonanza esprimo circa la richiesta della pace – al di là delle soluzioni politiche prospettate - per tutte le popolazioni colpite dalla guerra, in Medio Oriente come in Ucraina e nei tanti paesi della terra dove si moltiplicano le vittime innocenti.
Circa la piattaforma rivendicativa in campo legale, invece, la posizione della Chiesa, espressa in diverse occasioni dalla CEI, è sufficientemente chiara:
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le leggi attuali sono sufficienti per tutelare le persone rispetto agli atti di odio o di violenza e alle discriminazioni;
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prima ancora dei desideri degli adulti, va tutelato il “superiore interesse” dei bambini di conoscere i propri genitori biologici e di crescere con un papà e una mamma, negato da talune forme di procreazione assistita, dall’adozione a single e coppie omogenitoriali e dalla pratica dell’utero in affitto;
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il giusto sostegno da offrire alle persone con problemi di identità di genere, soprattutto in età infantile e adolescenziale, non può consistere nell’assecondare acriticamente e prematuramente delle percezioni di sé che possono essere collegate con problematiche diverse e in molti casi venire superate con l’età.
Per tali ragioni la nostra condivisione della manifestazione e dei suoi obiettivi non può essere piena.
Circa lo stile della medesima, auspico che la libera espressione di rivendicazioni personali e collettive, che è giusto abbia luogo in una società democratica, venga esercitata da tutti con attenzione per le sensibilità altrui e per questo possa essere accolta con empatia anche da chi non partecipa e non condivide.