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Scritto da Redazione
Cronaca
12 Ottobre 2020

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Argomentare sui morti con freddi numeri non è mai facile sia perché ogni morto è stata una tragedia per molte persone e quindi è d’obbligo rispettarne il dolore, sia perché si presta il fianco alle invettive dei sofferenti universali in servizio permanente.

Nella prima categoria purtroppo ci siamo passati tutti, Covid o non Covid, e sappiamo cosa si prova, nella seconda si spera ce ne siano sempre meno.

Detto ciò analizziamo un grafico che riporta, per il periodo da febbraio ad oggi, due soli dati relativi al Covid. Le barrette verticali rosse che indicano i decessi e la linea blu che indica i malati in un dato giorno. 

A sinistra, in rosso, sono riportati i valori di riferimento per i decessi e a destra, in blu, quelli per i positivi. Nel grafico i due dati utilizzano due scale di riferimento diverse, ma sono stati messi insieme per capire come si evolvevano nello stesso arco temporale.

È immediato constatare, anche solo visivamente, che la quasi totalità dei decessi è avvenuta dal 24 febbraio al 31 maggio (97 giorni) con 33.415 morti e 233.019 positivi mentre dal 1° giugno al 5 ottobre (127 giorni) si sono avuti 2.587 morti con 94.567 positivi; la notevolissima differenza di decessi non è attribuibile quindi alla sola diminuzione dei malati di Covid.

Se calcoliamo la letalità della malattia nei due periodi abbiamo che nell’arco temporale febbraio-maggio è stata di circa il 14% (14 decessi ogni 100 positivi) mentre da giugno ad oggi è stata di 2,7 (2,7 decessi ogni 100 positivi) e con un trend ancora in diminuzione. E questo andamento è comune a tutte le singole Regioni, letalità molto elevata nel primo periodo e notevolmente più bassa nel secondo.

Aggiungo per i più esperti che anche calcolando la letalità con procedure e formule più complesse e che tengono conto di altri parametri (epidemia in corso, numero di guariti, tempi tra diagnosi e decessi, periodo di incubazione, etc..) il senso dell’analisi non cambia in alcun modo, anzi.

Cito solo per confronto il dato del paese più impattato al mondo da Covid, gli Stati Uniti che hanno avuto ad oggi circa 7,7 milioni di malati e 214 mila decessi con una letalità complessiva del 2,7 %, uguale quindi a quella italiana, ma del secondo periodo; i valori assoluti degli USA sono molto superiori ai nostri perché gli abitanti degli Stati Uniti sono 332 milioni contro i 60 milioni di Italiani.

I medici dovrebbero spiegare come sia potuto accadere che in un brevissimo lasso temporale, e senza che sia stato scoperto un vaccino, una malattia che uccideva più di 14 persone ogni cento pazienti ora ne uccida meno di tre e soprattutto se i protocolli di cura adottati nei primi mesi, in Italia, sono ancora attuali o se si sono rivelati sbagliati come si potrebbe pensare osservando i dati. Per dare ragione del titolo, se l’Italia avesse avuto un tasso di letalità simile a quello di gran parte dei Paesi del mondo oggi dovremmo avere 20 mila morti in meno.

Questo dato è importante perché lo sforzo che indubbiamente ha fatto il nostro Paese ed i cittadini per contenere il virus ha prodotto buoni risultati, infatti siamo passati dall’essere gli Untori del mondo, come ricorderete, ad uno dei Paesi che ha avuto il minor numero di casi se confrontato con altre Nazioni con un numero di abitanti simile a Noi. Ma tutti questi sforzi collettivi sono stati vani se si guarda all’unico dato importante di una malattia, per le persone, che è l’esito. Guarisco o muoio? E gli Italiani morti sono troppi.

E resta purtroppo il fatto che l’Italia con una letalità del 10,2 % rappresenta una anomalia che non trova riscontro neanche tra i Paesi del terzo mondo che hanno Sistemi Sanitari, si presume, inferiori al nostro e l’incidenza di morti è ben superiore a quella di Paesi Europei a noi simili per popolazione e composizione sociale come Francia, Spagna, Germania e Regno Unito.

 

N.B.

Nel mese di agosto, il 15 agosto, noterete che c’è una barretta che indica un numero di decessi evidentemente anomali e pari a 158. La Protezione Civile riporta sui dati scaricabili dal suo sito (copia e incolla da parte mia) la seguente motivazione:

“A seguito di una verifica interna dei dati sui decessi, la Ausl di Parma ha comunicato 154 decessi avvenuti in marzo, aprile e maggio e finora non conteggiati.”

Quindi questi 154 decessi sono da ascrivere al primo periodo anche se comunicati ad agosto, quelli effettivi del 15 agosto sono 4.

 

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