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Scritto da Redazione
Cronaca
04 Marzo 2020

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Nel pomeriggio di oggi nuova udienza all'ex Galli Tassi per il processo che vede l'ex campione del mondo imputato per lesioni personali e minacce alla ex moglie Sabrina Landucci. Il processo trae origine da una denuncia presentata nel gennaio 2017 dalla vittima per un'aggressione subìta all'interno della palestra dove lavorava.

Il giudice monocratico Felicia Barbieri ha ascoltato, unitamente ai legali della difesa, della parte civile, della parte lesa e del pubblico ministero, quattro testimoni tra cui, oltre a tre amiche dell'ex consorte del ciclista, la madre di Sabrina Cipollini nonché ex suocera di Supermario. Quest'ultima, Giovanna Di Simo, 79 anni, abitante a S. Alessio, un tiro di schioppo dalla villa dove, durante il matrimonio, hanno vissuto la figlia e Cipollini, ha affrontato una esperienza per lei insolita e emotivamente tutt'altro che facile, con quel buonsenso, quella fiducia nella giustizia, quel rispetto per la verità che sono tipiche delle persone semplici che non hanno niente da nascondere perché fedeli, da sempre, al detto male non fare, paura non avere. Purtroppo, però, come ha raccontato nella sua testimonianza la donna, la vita di questa famiglia, a cominciare dalla figlia per passare, poi, alla propria e a quella delle nipoti, è stata sempre caratterizzata dalla paura. 

Paura, in sostanza, delle reazioni inconsulte alle quali avrebbe potuto darsi e più volte si è dato, Mario Cipollini, fidanzato con Sabrina Landucci, sorella di Marco, calciatore professionista nonché, da anni, allenatore in coppia con Massimiliano Allegri, nel corso di tutti questi anni.

Più volte, durante l'udienza e rispondendo, infine, alle domande degli avvocati Massimo Martini e Giuseppe Napoleone, storici legali del campionissimo, Giovanna Di Simo ha ribadito di aver vissuto nella paura, ma di non aver fatto niente per uscirne né per salvare la figlia. "Questa è una colpa - ha detto commossa la donna - che mi porterò sempre dietro, per non aver saputo decidere io con mio marito, quello che mia figlia non riusciva a decidere per paura e per non rovinare la carriera di Mario finendo sbattuti su tutti i giornali. Ecco, se mi chiedete perché non ho denunciato il mio ex genero, non saprei rispondere. Per paura, perché si pensava che si sarebbe calmato, perché non sapevamo nemmeno noi cosa fare, perché mio marito pensava a lavorare e a portare i soldi, ma per il resto non si occupava di nulla".

E' un fiume in piena, questa anziana signora dai capelli d'argento che nella sua vita non aveva mai avuto occasione di finire in un'aula di tribunale e che, sinceramente, ne avrebbe fatto volentieri anche a meno. Ma quando, nel 2017, il giorno della Befana, la figlia è stata presa per collo per l'ennesima volta e appiccicata al vetro della palestra dove lavorava, allora, accorsa per vedere cosa fosse successo, ha capito che era giunto il momento di dire basta.

Basta, come ha ribadito più volte anche oggi, alle continue soverchierie alle quali Sabrina era costretta a sottostare, violenze, tradimenti, umiliazioni, minacce e a cui lei aveva assistito, impotente e, spesso, persino senza saperle se non fosse stato per quella donna delle pulizie che, puntualmente, la informava su tutto. Sì, perché la figlia, proprio per non farla preoccupare né per far saltare il finto quadretto della famiglia del Mulino Bianco, evitava, sovente, di confidarsi e raccontare ciò che aveva subito, rimanendo nella paura e nell'angoscia quotidiane.

Alla fine della testimonianza, visibilmente emozionata, la madre di Sabrina Landucci aveva il timore, comprensibile, di non aver detto tutto, di essersi dimenticata qualcosa perché la rabbia, questa volta sì, dopo anni di silenzio e di paura, è uscita tutta insieme. Ed ecco, allora, rispondere senza alcuna soggezione e con un'aria, perché no?, anche di sfida, agli avvocati dell'ex genero uno dei quali, Giuseppe Napoleone, le ha domandato se avesse del risentimento verso Cipollini. E lei, di rimando e senza esitazioni, con la stessa ingenuità e onestà intellettuale che vorremmo vedere in tanta gente che, al contrario, nemmeno sa dove stanno di casa, ha risposto che sì, certo che aveva del risentimento perché, ha chiesto rispondendo al legale, lei non proverebbe la stessa cosa?.

Grande, davvero, questa donna che ci ha, letteralmente, entusiasmato in questo suo lungo viaggio attraverso decenni di paura, da quando, negli anni Ottanta, la figlia era appena fidanzata con il futuro campione di ciclismo che si era trasferito in casa dei suoceri perché i genitori, a quanto pare, lo avevano allontanato da casa. A Giovanna Di Simo quel ragazzo un po' sbruffone, ma mai quanto lo sarebbe divenuto in seguito nel fulcro della sua carriera, non piaceva perché aveva la pessima abitudine, a suo avviso, di lasciare la figlia in casa la sera da sola e andarsene in  Versilia a fare cosa, poi, non si sa, almeno in quel periodo.

Lo si sa e lo ha raccontato, per gli anni successivi, la stessa ex suocera che non ha mai digerito i tradimenti pressoché costanti, ripetuti, indiscriminati, impuniti portati avanti con amiche della moglie, con estetiste, parrucchiere, stelline dello spettacolo e chi più ne ha più ne metta. Un po' libertino? ha chiesto il piemme sorridendo. E che popò verrebbe da aggiungere, un tradimento continuo, come quella volta, incredibile in cui la figlia si sentì chiamare al telefono dal marito che gli annunciava di essersi sposato sulla nave in vacanza e di abbandonare il tetto coniugale perché stava arrivando lui in compagnia della nuova moglie.

Sabrina Landucci abbandonò la casa e si rifugiò con le figlie dai genitori salvo, poi, di fronte alle preghiere, richieste, lacrime, minacce, persecuzioni a tutte le ore del marito, fare rientro nella villa di Monte San Quirico che era, ormai, divenuta per lei una sorta di prigione.

Giovanna Di Simo ha anche confermato il racconto che la figlia aveva fatto in sede di testimonianza quando Cipollini, pistola in mano, l'aveva inseguita nel giardino di casa. Lei, la mamma, era in attesa trepida nell'auto subito fuori e si precipitò quando si accorse dell'inseguimento.

Ad un certo punto l'avvocato Susanna Campione ha anche mostrato al giudice che lo ha acquisito agli atti, un  elenco delle armi, all'epoca, di proprietà di Mario Cipollini derivante da una perquisizione effettuata dalla polizia presso l'abitazione della mamma. La difesa ha contestato il documento perché incompleto e non attinente il processo.

L'ex genero anche dopo che Sabrina si era trasferita sia la prima sia la seconda volta a casa dei genitori, quest'ultima a gennaio 2012 approfittando della scusa di dover assistere la mamma che aveva subito un intervento chirurgico, non ha mai smesso di tempestare l'ex coniuge di telefonate di supplica a riprendere la vita insieme alternate a minacce e anche qualcosa di più. Come quella volta, ha ricordato Giovanna Di Simo, in cui, una sera, recatosi a casa dei suoceri per parlare con la moglie, l'aveva afferrata per il collo e la suocera, che aveva visto tutto, si era precipitata da basso per scongiurare il peggio.

Che dire, quindi, di una udienza che ha visto emergere, ancora una volta, situazioni che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. C'è stato spazio anche per un siparietto curioso, quando la donna che, ormai, aveva rotto gli argini dopo così tanto tempo di silenzio - e lei stessa, come abbiamo già detto, ha spiegato le ragioni - ha raccontato che dopo la separazione l'ex campione del mondo ha preteso dalla ex moglie la restituzione di tutti i regali, preziosi e non, che le aveva fatto durante gli anni di matrimonio, dai gioielli alle borse griffate a, perfino, il cappotto di Dolce&Gabbana. Sabrina Landucci, che si trovava in aula ad ascoltare, ha confermato tutto. "Eccola la generosità di Mario Cipollini" ha concluso la ex suocera.

 

 

 

 

 

 

 

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