Ognuno prende corpo nell'attore e si presenta alla platea, che ascolta immobile e silenziosa il racconto di quelle vite spezzate. Ognuno racconta la sua storia, nitida, dura, allo stesso tempo commovente.
Durezza, dolore, dolcezza e commozione accompagnano l attore nel racconto e toccano noi, lì sotto, emozionati e sospesi.
Cristicchi anima tutto, da solo, con movimenti lenti e a volte improvvisi, come quando si sentono i colpi dei mortai e degli spari. Come quando compare la "buca", quella buca che non lascia via d uscita. Come quando si descrive una spiaggia assolata con la folla in costume, e arriva lo schianto e la morte.
Immagini nitide e dure, disegnate con la delicatezza di chi ha un'anima gentile ed accogliente, di chi ci si sente davvero in quell'esodo, di chi raccoglie le sue cose e parte assieme a migliaia di altri come lui.
Non c è giudizio, non c è strumentalizzazione, nessuna propaganda, solo le storie delle anime rotte dal dolore di lasciare la loro terra, solo il racconto vero e forte che non lascia spazio al diniego, ma che alimenta il ricordo.
La lezione di storia che avremmo voluto ascoltare nei nostri banchi di scuola, al liceo. Alla fine... le sedie vuote sul palco sembrano riempirsi di persone, che arrivano, in silenzio, e si siedono per salutare, per fermarsi a ringraziare di aver restituito loro la dignità.
Grazie a Cristicchi, al teatro, al presidente Lazzarini, a tutto lo staff.