La storia cittadina e l'arte contemporanea s'intrecciano in "Trame", esposizione che, aperti oggi i suoi battenti, avrà sede a villa Bottini sino al 9 luglio. L'esposizione, organizzata dall'associazione per le arti contemporanee Sincresis di Empoli, ha il patrocinio del comune di Lucca e si inserisce tra gli eventi presentati dell'ambito del bando Vivi Lucca 2023. "Il bando richiedeva eventi che fossero in qualche modo collegati con le tradizioni del territorio: noi abbiamo pensato di proporre un'esposizione che collegasse passato e presente, riferendoci al commercio di seta per cui Lucca si è distinta nel tempo".
La vera significanza culturale e storica del tessuto per Lucca, inteso in questa cornice, è stata spiegata da Ignazio Del Punta, storico molto conosciuto per i suoi studi specialistici dedicati al territorio e in particolare al commercio della seta nel tardo Medioevo. "Ho cominciato a studiare la seta perché, studiando la storia economica di Lucca, mi sono reso conto della sua significanza non solo per la storia economica della città, ma anche per la sua identità culturale" ha spiegato lo studioso, che nel corso del suo intervento ha avuto modo di ripercorrere la storia del commercio della seta a Lucca: dalla metà del dodicesimo secolo sino al quindicesimo, la città ebbe infatti il monopolio su questo preziosissimo materiale proveniente dall'oriente, al punto che i tessuti in seta lucchesi erano apprezzati persino dagli stessi arabi. "Lucca è essenzialmente stata l'unica città dell'Europa occidentale ad avere un'industria della seta vera e propria- ha affermato ancora Del Punta- Sulle origini della seta a Lucca non abbiamo notizie precise, ma è possibile che qui ci fosse una comunità ebraica in contatto con città dell'Italia meridionale dove, sappiamo, erano specializzati nella tintura dei tessuti di seta".
Il suo intervento ha inoltre sottolineato la correlazione che, per tutto il corso della storia, si è instaurata fra l'arte tessile e le arti figurative: gli stessi drappi lucchesi possono essere interpretati come una produzione manifatturiero-artistica, ancor prima che manifatturiero-industriale. Proprio da questa stretta connessione è scaturita l'idea dell'esposizione, composta dalle opere di tre artisti di varia origine- il siciliano Corrado Agricola, il tedesco Horst Beyer e il fiorentino Alessandro Secci-, tutti operanti sul nostro territorio regionale, che hanno variamente interpretato il tema del filo e dell'intreccio, a seconda della sensibilità e del percorso artistico di ciascuno.
Corrado Agricola lavora da anni con i filati di seta, di cui si serve per realizzare opere che da una parte diventano "corpi cosmici", grumi di filo installati come forme globulari che riflettono, amplificandola, la luce naturale e artificiale, mentre dall'altra si concretizzano in più tradizionali opere su pannello, che pure si presentano in maniera estremamente libera in schemi geometrici astratti caratterizzati da uno spiccato preziosismo nei riflessi di luce che attraggono e che li rendono particolarmente vibranti.
Luminose e vibranti sono anche le opere di Horst Beyer, che lavora con fili elettrici colorati, spogliati della propria "pelle" a svelarne l'anima di rame, cui attribuisce valore artistico tramite il gesto manuale, modulandone il tessuto fitto in cui emergono "ferite", aperture simili a voragini che dialogano con il supporto pittorico e assumono la densità di risonanze interiori.
Infine, Alessandro Secci lavora con filamenti né di seta né di metallo, ma cromatici: attraverso l'acrilico sceglie di proporre delle griglie aperte all'infinito nello spazio; in particolare, nella cornice di villa Bottini ha tentato di creare attraverso opere distinte un'installazione unitaria, una parete tra le pareti della stanza stessa che, come ha spiegato l'artista, "Spezza il rumore di bellezza che risuona in questa sala con un altro rumore, più astratto".
Il rapporto fitto con lo spazio caratterizza in generale tutte le opere protagoniste dell'esposizione, che vanno a creare, per l'appunto, una trama indissolubile: cuore dell'esposizione stessa sono le relazioni intrecciate delle opere con lo spazio, con i fruitori, e tra di loro. Un allestimento che acquista dunque un notevole valore artistico, oltre che storico. "Sono contento che i miei studi abbiano creato in città non solo un certo interesse, ma anche una serie di iniziative legate all'arte della seta che hanno preso avvio proprio dalle mie pubblicazioni- ha preso la parola in conclusione Del Punta- Per me è motivo di grande soddisfazione, e mi complimento della vostra iniziativa".
L'esposizione sarà visitabile dal giovedì alla domenica di ogni settimana, dalle 16,30 fino alle 20.