Umberto Orsini e Franco Branciaroli, in questi giorni in scena al Teatro del Giglio con lo spettacolo “Pour un oui ou pour un non” di Nathalie Sarraute, per la regia di Pier Luigi Pizzi, ieri pomeriggio hanno incontrato il pubblico nell’auditorium del Palazzo delle Esposizione di Lucca.
Un’iniziativa nata dalla collaborazione tra il Teatro del Giglio e la Fondazione Banca del Monte per creare un ponte tra il palco e lo spettatore, per dare l’opportunità al pubblico di conoscere i protagonisti da vicino, ma anche un modo per fruire dell’arte in modo diverso e avvicinarsi allo spettacolo colloquiando con gli stessi protagonisti.
“Pour un oui ou pour un non” è un testo molto conosciuto in Francia, un po’ meno in Italia, che ha rappresenta una sfida per il regista e gli attori che hanno voluto offrire al pubblico qualcosa di diverso da quello che sono i “classici” del teatro.
Come ha commentato lo stesso Umberto Orsini ieri pomeriggio nell’auditorium di Piazza San Martino “questi spettacoli sono occasioni in cui noi stessi osiamo, e ci mettiamo in gioco, non conoscendo quella che sarà la risposta del pubblico, ma siamo contenti che il pubblico stia apprezzando lo spettacolo. Dopo la pandemia nel pubblico è nato un desiderio e una voglia sincera di andare a teatro, mentre prima ci si veniva più per abitudine. Noi abbiamo avuto la fortuna di mettere in scena questo spettacolo, che in realtà è una conversazione tra due intellettuali, una scoperta continua e imprevedibile per lo spettatore, per il quale abbiamo ricevuto un’interessante accoglienza e un consenso unanime da parte del pubblico”.
Lo spettacolo porta in scena due amici che si ritrovano dopo un non motivato distacco e che si interrogano sulle ragioni della loro separazione, scoprendo che sono stati i silenzi tra le parole dette e soprattutto le ambiguità delle “intonazioni” a deformare la loro comunicazione, aprendola a significati multipli e variati.
Una conversazione che vede protagonisti Orsini e Branciaroli, con due modalità recitative diverse, ma ben interpretano i propri ruoli grazie alla potenza delle loro voci non microfonate e dove la “parola” diventa protagonista. Il gioco delle intonazioni delle parole è, infatti, il vero filo conduttore dello spettacolo, capace di creare aspettative nel pubblico presente in platea per qualcosa che possa accadere o per qualcuno che possa arrivare. L’intonazione, i silenzi, i sospiri riescono a interpretare e restituire al pubblico il messaggio di come spesso le parole dette o non dette o lasciate cadere abbiano ripercussioni dentro i protagonisti, ma non solo.
Uno spettacolo che rappresenta un banco di prova per questi due geniali manipolatori della parola, Franco Branciaroli e Umberto Orsini, che si ritrovano sulla scena dopo tanti anni per dare vita, con la loro abilità, al terribile gioco al massacro che la commedia prevede.
Francesca Sargenti