Aumento dei canoni d'affitto e calo dei prezzi di acquisto delle abitazioni in risposta al calo delle vendite. È questo il quadro che un'indagine condotta dalla Banca d'Italia, insieme con Tecnoborsa e l'Agenzia delle Entrate, ha messo in evidenza riguardo il panorama immobiliare italiano attuale.
L'indagine ha tenuto conto del periodo che va dal 19 giugno al 19 luglio di quest'anno prendendo in considerazione un ampio campione di 1.455 agenti immobiliari e ha evidenziato, tra le tendenze principali del 2023, una sensazione crescente di un declino dei prezzi delle case.
Una serie di numeri e statistiche sulle quali abbiamo cercato di fare chiarezza con l'aiuto di un esperto, Marco Catelli dell'omonimo gruppo immobiliare lucchese: "Rispetto al 2021 e a buona parte del 2022 – spiega – oggi le compravendite risultano in ribasso come numero di transazioni portate a termine. Non vedo comunque per adesso grosse riduzioni sul prezzo di vendita specialmente negli immobili più appetibili.
Un calo delle transazioni si nota prevalentemente per le compravendite entro una certa soglia di prezzo. Per le abitazioni sopra i 300-400 mila euro, invece, devo dire che, almeno sul territorio lucchese, non si sta riscontrando lo stesso andamento. Questo fenomeno, infatti, accade soprattutto per gli acquisti di immobili sotto i 200 mila euro, per effetto, presumibilmente, dell'impatto del costo della vita, che colpisce di più coloro che hanno meno disponibilità, ma anche per il rialzo dei tassi d'interesse dei prestiti bancari. Questi aspetti hanno la conseguenza, che riscontriamo in molti, di una maggiore difficoltà a prendere mutui che coprano l'intera cifra, o comunque una percentuale assai alta rispetto al valore dell'immobile, e di ottenerli nel rispetto del rapporto rata-reddito che risulta fondamentale perché l'istituto di credito voglia dare esito positivo ad una richiesta di finanziamento.
Va anche detto, però, che in molti altri clienti, che non hanno difficoltà di accesso al credito, stiamo notando una fase di attesa dettata dall'auspicio di una riduzione dei tassi attuali proposti dagli istituti di credito che, penso sia bene sottolineare, sono maggiori rispetto a quelli del 2020 e del 2021, ma risultano, a mio parere, ancora in linea nella media degli ultimi anni. Basta pensare che in alcuni dei decenni precedenti, con i valori intorno al tre percento, il mercato immobiliare non ha avuto grosse flessioni e gli acquirenti si sono approcciati con più decisione e serenità verso l'accesso al credito.
Credo che non debba essere fatto l'errore di soppesare come unità di misura i tassi all'uno percento di due anni fa: questi sono stati il risultato di un periodo storico assai eccezionale che ha portato un flusso di liquidità enorme nel sistema e che con difficoltà prevedo possa di nuovo riproporsi".
È in risposta a questa situazione critica che molte persone propendono per l'affitto. Ma è proprio qui che si crea un altro nodo complesso: "Sul mercato immobiliare – chiarisce Catelli – non c'è un'offerta di immobili in affitto così alta da soddisfare una crescente richiesta. È proprio questa scarsità che sta determinando un aumento dei prezzi degli affitti".
Se per le vendite la prospettiva a lungo termine, che emerge dall'indagine della Banca d'Italia, mostra come ci sia stato un marcato declino nelle previsioni di crescita del numero di potenziali acquirenti, le prospettive per gli affitti sono molto più promettenti. Il divario tra gli agenti che prevedono un aumento e quelli che anticipano la possibilità di una diminuzione rimane ampio indicando che i prezzi degli affitti potrebbero continuare a crescere. "Se i canoni di affitto continueranno ad aumentare avvicinandosi troppo ai valori della rata di un mutuo – conclude Catelli – anche chi all'inizio non era interessato all'acquisto potrebbe spostarsi in tale direzione determinando ancora una volta un cambio di rotta rispetto ai dati emersi dall'indagine di Bankitalia sul secondo e terzo trimestre di quest'anno".