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Scritto da aldo grandi
Enogastronomia
30 Luglio 2023

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Una vita fa che non mettevamo piede a queste latitudine gastronomiche e non certo perché ce ne mancasse la voglia quanto, piuttosto, perché è sovente nei posti che più si hanno a portata di mano che si finisce per non andare. Perché, a dire il vero, la qualità dei piatti messi in tavola all'Osteria del Manzo è sempre stata più che buona, con originalità nella preparazione e qualità degli ingredienti impiegati, servizio ai tavoli veloce ed efficiente e cordialità di un gestore-ristoratore che risponde sempre al nome di Antonio Fava e che ha fatto, negli anni, della gentilezza, del savoir faire e della cordialità un biglietto da visita non facile da trovare. Di lui, davvero, una cosa ci ha colpito sin dalle prime volte, almeno 12-13 anni fa e successivi: il sorriso perenne di chi non fatica ad essere quello che è, a indossare abiti di gusto senza mai sbagliare un abbinamento, il saper stare accanto al commensale-cliente accontentandolo e coccolandoselo senza false smancerie, ma con una disponibilità sincera. Che abbia classe ed educazione lo si capisce al volo e in un mondo dove entrambe latitano parecchio, uno come lui fa già metà di tutto quello che serve.

Poi c'è anche la consuetudine, la posizione, accanto al liceo classico Machiavelli, uno dei più famosi d'Italia, a un tiro di schippo, inoltre, da palazzo Pfanner, una location meravigliosamente lucchese che anche se non la vedi oltre il grande portone immagini, comunque, come sia fatta e come renda al meglio l'immagine della nostra città. L'ingresso è lo stesso, alle pareti le medesime foto una delle quali, made in Alcide come sempre, raffigura l'ex campo Balilla durante una partita di calcio di tanti, troppi lustri fa. C'è anche un'altra immagine bellissima, con la squadra di un tempo che guarda tutta nella stessa direzione, quella del futuro e con Antonio Fava, attuale presidente Fipe ristoratori Confcommercio, seduto a fare da maestro.

Un pregio, tra i tanti, ha avuto, nel corso degli anni, il menu dell'Osteria del Manzo: la varietà, l'originalità delle proposte, una cucina costantemente in fermento che riesce a sfornare e fornire pietanze in grado di sorprendere piacevolmente il commensale di turno che non si stanca mai di assaggiarle. Prendete, ad esempio, il gazpacho, tipica zuppa fredda spagnola originaria dell'Andalusia. Ebbene, lo avevamo lasciato con un piatto strepitoso e fresco, estivo, e lo ritroviamo, ovviamente in altra... salsa ossia con le capesante, abbinamento decisamente non convenzionale, ma che funziona al palato eccome. Ottime anche le acciughe fritte, salvia e salsa tartara. Questa mania, poi, delle salsine è roba da stendere anche il più riottoso alle novità. Ecco, azzardiamo che la cucina di Antonio e del suo staff è giovanile per definizione, innovativa, creativa, oseremmo dire quasi goliardica, ma nel rispetto della tradizione e del territorio. E anche se Antonio Fava in cucina non mette piede né, dice, bocca, è indubbio che il merito di saper assemblare caratteri e personalità diverse, gastronomiche e non, spetta, indubbiamente a lui, bravissimo direttore d'orchestra tra i tavoli all'aperto e al chiuso.

Le linguine vongole e basilico sono molto buone e, ad essere sinceri, ne avremmo gradita un'altra porzione, ma ci viene imposto di rinunciare per non perderci tutto il resto. Ad esempio e tornando agli antipasti, il fiore di zucca fritto, ricotta mantecata e acciuga del Cantabrico. Questo Cantabrico, poi, lo infilano dappertutto e per chi non lo sapesse è un mare dell'Oceano Atlantico che bagna il nord della Spagna e il sud-ovest della Francia. Beati loro con tutte queste acciughe deliziose.

Ottimo anche il polpo, millefoglie di patate burrata e pomodorini a cui fa seguito un latte alla portoghese da far paura.

Fuori si sta bene, il grande caldo è passato e si respira. Non c'è bisogno degli ombrelloni, né di giorno né di sera. In cucina alla guida c'è una giovane lucchese che Antonio apprezza moltissimo e che definisce una sorta di generale, ossia colei che detta i tempi delle uscite e regola i collaboratori, due in tutto, che sovrintendono al regno dei fornelli. E' simpatica, determinata, curiosa, grintosa, ma dolce nel presentare i piatti che arrivano delicati e disegnati come se si trattasse di un quadro.

Sono i locali come questo, insieme a tanti altri, a fare la fortuna della gastronomia lucchese. E che dio ce ne conservi a lungo e nella giusta quantità impedendo anche a Lucca di diventare, purtroppo, quel che sta diventando: l'ennesima grande mangiatoia.

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