Quando vuoi invitare sette persone a pranzo e non sai esattamente dove farlo, comunque lontano dal centro storico, anche se sai, però, di voler mangiare bene, stare in un ambiente caldo e accogliente, poter parlare liberamente e avere a che fare con uno staff professionale e simpatico, l'Antica Locanda di Sesto a Sesto di Moriano è l'ideale. Aurelio Barattini, sua mamma e suo fratello Lamberto sono maestri in tutti i sensi, capaci di far stare l'ospite a proprio agio al punto che abbandonare, a fine pasto, il locale, è un dispiacere non solo per il palato e per gli occhi, ma anche per la mente e per il cuore.
E' il primo di una serie di appuntamenti conviviali che il direttore (ir)responsabile delle Gazzette organizzerà periodicamente e a cui inviterà personaggi pubblici e non soltanto mettendoli a tavola indipendentemente dalle loro idee politiche o ideologiche o di altro genere. Sarà una occasione per smorzare i toni, conoscersi meglio, cazzeggiare un po' intorno ai temi importanti delle nostre esistenze. Chi scrive ha sempre pensato che a tavola si possono risolvere tutti i problemi, anche quelli più spinosi. Dipende, ovviamente, dal padrone di casa e dagli stessi ospiti che devono, comunque, essere privi di pregiudizi. A tavola non c'è un vincitore né, tantomeno, un vinto: ci sono sette commensali che nemmeno sapevano chi si sarebbero trovati di fronte e qui sta, appunto, la sorpresa che sarà ripetuta. Libero, ovviamente, qualcuno, se non soddisfatto e degli invitati, di alzarsi e andarsene, ma chi resta si godrà una cucina favolosa e, in particolare, dei vini scelti appositamente da questo scribacchino di provincia.
Per la prima puntata di questa sorta di salotto senza salottieri, si sono incontrati, rigorosamente attorno ad una tavola rotonda, Mimmo D'Alessandro, vegetariano nel senso che non mangia la carne, ma tutto il resto sì e che ama degustare il buon nettare. A proposito si tenga pronto il primario di chirurgia a Lucca, Andrea Carobbi, che ricordiamo con simpatia all'enoteca Marcucci dove pensavamo fosse, per colpa di Mimmo che ce lo fece credere, l'ex difensore della Fiorentina che, invece, si chiama Stefano Carobbi. Mimmo è appena tornato da Los Angeles dove, ha riferito e senza falsa modestia, che si parla di Lucca oltre che dell'Italia e che il Summer Festival, indubbiamente, acvcresce la curiosità d'oltreoceano verso la nostra città.
Accanto a lui, rigorosamente vicino, il sindaco Mario Pardini, in splendida forma e e deciso a restare tale visto che, è risaputo, ma noi non lo credevamo possibile, invece del classico bicchiere di vino rosso, lui che era un fazendeiro in Argentina e il vino lo produceva alla grande, preferisce la Coca Cola light. Osceno. Tra Pardini e D'Alessandro luna di miele ad oltranza, altro che i tempi in cui, durante la giunta Tambellini, ogni anno era una tragedia e una sofferenza con le minacce di Mimmo di andarsene se non riceveva garanzie e i tentativi, anche goffi, del sindaco di accontentarlo e di non scontentare tutti i lucchesi che - ma quanti saranno mai? - del Summer farebbero volentieri a meno. Quest'anno, invece, tutto dipende dalla sovrintendente Angela Acordon che, ci auguriamo, non frapporrà ostacoli di varia natura ai concerti sugli spalti.
Côte à côte del promotore dell'iniziativa, Marco Simonetti, medico dentista titolare dello studio Santa Apollonia di Porcari insieme a Rosaria Sommariva. Simonetti è un amico e una bella persona, innamorato sportivamente del basket - ma è un problema suo - è stato tra coloro che hanno dato l'anima e anche qualche soldino per la pallacanestro lucchese salvo, poi, restare così deluso da tirarsi indietro e non pensarci più. Ciònonostante si reca al Palatagliate per vedere i beniamini della palla a spicchi. Si trova vicino, senza conoscerlo, Piero Pacini, gelatiere e non gelataio. A proposito di gelati: durante un pomeriggio di un lunedì di inizio febbraio, in un'ora che siamo stati dentro al suo locale di via Roma, non c'è stato un momento di sosta nell'affluenza dei suoi aficionados, addirittura in fila per attendere di degustare il gelato tra i più buoni di questa zona terracquea. Piero Pacini è stato tra i primi ad iscriversi a Luca 2032, il movimento politico fondato da Mario Pardini e Beniamino Placido, tessera numero 122. Poi, però, l'adesione è scemata fino, addirittura, al video promozionale con cui, poco prima del voto, lo stesso Pacini si è speso a favore del candidato di sinistra Francesco Raspini. Qui a tavola, tuttavia, nessun rancore e tutti amici come prima.
Toh, guarda chi si rivede: Natale Mancini, titolare con la moglie dell'agenzia immobiliare Casamica, marito, inoltre, dell'attuale assessore al commercio Paola Granucci e presente a tutti gli eventi, un po' come il prezzemolo nelle polpette, ma fa sempre, indubbiamente, la sua bella figura. Natale è nipote di Augusto Mancini, un filologo classico, grecista e politico italiano nato a Livorno, laureato all'Università di Pisa e insegnante, giovanissimo, al liceo classico Machiavelli di Lucca, successivamente docente e rettore della Normale e con un allievo che rispondeva al nome di Carlo Azeglio Ciampi futuro governatore della Banca d'Italia, presidente del consoglio, più volte ministro e, infine, presidente della Repubblica. Natale è anche figlio di Augusto Mancini, avvocato molto conosciuto e apprezzato, ex capo dell’ufficio legale della Cassa di Risparmio di Lucca, una vera e propria istituzione, morto nel 2012. Natale è un gaudente come noi, anzi, anche di più: brevetto da pilota d'aerei, papà di una campioncina di sci, anche lui appassionato della neve, è persona godibile e legato alle sue radici che, in questo caso, stanno in quel di Cerasomma, ultima frazione lucchese sulla via che conduce a Pisa. E, in effetti, un po' pisano lo è...
Battute a parte, al suo fianco sta seduto un altro gaudente per eccellenza, Flavio Torrini, di professione assicuratore, fratello dell'attuale presidente del consiglio comunale Enrico, abitante a S. Pietro a Vico con moglie e tre figli, maestro di sci, fisico asciuttissimo e tirato come una corda di violino nonostante a tavola non si dia pace e si tuffi con gioia, ma senza avidità, sulle pietanze che gli compaiono davanti. Flavio Torrini è un iperattivo, puoi trovarlo il giorno prima sulle Dolomiti, quello successivo sulle Alpi e, il terzo, in sella ad una bicicletta che si sciroppa chilometri su chilometri. Durante il Covid, arrivava fino alla croce della Brancoleria, sopra Gignano di Brancoli, si fermava come se niente fosse da Paolino Luporini della Tosca, mangiava e, poi, giù di nuovo in discesa con la sua bici da urlo. Torrini è di compagnia, è il ritratto dell'ottimismo, trasmette buonumore, fiducia e se può si fa in quattro e anche in otto, in particolare, durante il periodo tristissimo per i negozianti del lockdown, si è attivato su facebook affinché i lucchesi aiutassero in tutti i modi, con gli acquisti, il commercio della nostra città. Anche lui bellissima persona.
Il settimo sigillo era l'autore di queste righe il quale, inutile aggiungerlo, non ha bisogno né di presentazioni né di descrizioni. Chi lo conosce sa com'è, chi non lo conosce non ne sente la mancanza.
Atmosfera di serenità e rilassatezza. Lucca è al centro dei discorsi, per come è e per come la si vorrebbe. C'è anche il momento della stretta di mano tra Mario Pardini e Piero Pacini, 'cerimonia' che mette definitivamente la parola fine ad un periodo di allontanamento e dissidenza. Del resto Piero Pacini è un freigeist, in tedesco uno spirito libero che dice quel che pensa e, soprattutto, non dipende da nessuno. Lui è un po' meno gaudente degli altri perché da febbraio a novembre si fa un mazzo così dietro il bancone, ma, poi, nei mesi successivi, parte con la sua Caroline in giro per il mondo ed è, appunto, così si considera, un cittadino del globo terracqueo.
Si ride, si scherza, si cazzeggia che è un piacere, ma si parla anche di cose serie e se c'è un minimo comune denominatore tra tutti i commensali, oltre all'amare il buon cibo e il buon bere, è quello di non avere i paraocchi pardon, gli occhi foderati di prosciutto. Siamo tutti, del resto, grandi e vaccinati anzi, direbbe la nonna Dory prossima ai 98 anni, svezzatelli ossia non più vergini né imberbi. Arriva anche Aurelio Barattini, lo chef che ha fatto strabuzzare gli occhi e anche il palato a un tale Jeff Bezos, fondatore e presidente di Amazon. Con lui avemmo un piccolo, a seconda dei punti di vista, incidente di percorso: venimmo a sapere che presso una villa privata nella campagna lucchese stava cucinando nientepopodimeno che per gli U2 e noi, senza tanti fronzoli né riguardi, pubblicammo notizia e foto che crearono, però, qualche grattacapo al nostro mitico chef lucchese per via della proverbiale riservatezza di certi personaggi Vip. Non conoscevamo ancora di persona questo straordinario mago dei fornelli, tanto bravo quanto modesto e amante del low profile, alieno dalle luci dei riflettori e appassionato cultore e coltivatore delle sue vigne e dei suoi ulivi in quel di Arsina sulla via per Camaiore.
Il vino sbarca anzi, si tuffa nei bicchieri a partire da una bottiglia di champagne Moet & Chandon, tanto per un brindisi a chi ci vuole male, ma, soprattutto, bene. Anzi, a dirla tutta l'alzabicchieri è seguito da un A noi! collettivo che niente ha a che vedere con il fascismo casomai la Vietina o il Bianucci dovessero temere chissà quali infiltrazioni e denunciassero episodio e protagonisti. Poi, tocca a due rossi provenienti da Bolgheri: un rosso superiore DOC Podere Grattamacco e un Borgeri (così si chiamava anticamente il borgo) rosso DOC prodotto e imbottigliato da Giorgio Meletti Cavallari entrambi provenienti dalle vigne di Castagneto Carducci.
Quando arriva il momento di ordinare, si scoprono gli altarini e Mimmo D'Alessandro, nonostante tutto il ben di dio presente nel menù, sceglie lo sformato ai carciofi con fonduta al Baggiolo e, poi, una zuppa di cavolo nero: che vergogna! Per non parlare del Simonetti e di Pacini che, dovendo, poi, andare a lavorare, si limitano e si accontentano di un piatto di tortellini emiliani in brodo. Mancini interrompe la degustazione ricordando ai commensali che era appena uscita la notizia secondo cui Lucca era presente nei 36 posti più belli d’Italia secondo Condé Nast Traveller. Azz... L'assessore Remo Santini gongolerà tutto.
Quasi tutti si gettano, però, sugli spaghettoni “Senatore Cappelli” Felicetti al guanciale e pecoringrana, tantissima roba, mantecati dentro la forma di formaggio grana. Eccezionali, paragonabili alle fettuccine Alfredo in via della Scrofa a Roma.
Parchi nella scelta dei secondi, meno nei commenti e nelle osservazioni sull'universo lucchese. Pardini era appena reduce dall'incontro di presentazione dei nuovi acquirenti della Lucchese Libertas 1905, i Bulgarella. Noi, a dirla tutta, di Bulgarelli conoscevamo solo Giacomo che era un grandissimo centrocampista bandiera del Bologna, Speriamo che una vocale non cambi la sostanza né i risultati.
Chiusura in bellezza con le frittelline di farina di castagne con, sopra, la ricotta. Supreme.
Prima della fine nostra fuga per ragioni di lavoro, baci e abbracci, appuntamento alla prochaine.