E' andato in scena il terzo confronto tra candidati a sindaco di Capannori: Nicoletta Gini che unisce sotto il simbolo di Capannori Popolare, Potere al Popolo, Rifondazione Comunista e Partito Comunista Italiano; Giordano Del Chiaro per il partito democratico, lista Del Chiaro, Capannori Corre e Alleanza Rosso Verde e Paolo Rontani sostenuto dalla civica Capannori Cambia, Fratelli d’Italia, Popolo della Famiglia con Forza Italia e Lega in un’unica lista.
L’evento è stato organizzato dalle Associazioni Haking Labs e Miniere Urbane e dal loro presidente e fondatore Mirko Berrnardi. Realtà volontarie, che favoriscono nel territorio comunale la formazione dei giovani all’utilizzo delle tecniche informatiche e che da tempo operano nell’ambito del recupero e riuso di materiale elettronico altrimenti destinato alle discariche. Haking Labs si era già contraddistinto nei mesi di pandemia, per una lodevole iniziativa, recuperando vecchi supporti informatici, vari tipi di device, da destinare agli studenti del territorio in difficoltà economica così da permettere la partecipazione alle lezioni con la didattica a distanza.
Proprio la sede delle associazioni a Segromigno Monte ha fatto da cornice a questo incontro che, come sempre, non riesce a spostare voti, ma solo a mettere insieme i candidati, che pensano più a pungolarsi tra loro cercando di mostrare le proprie abilità a parare i colpi. Folto pubblico che ha affollato la terrazza dell’ex Ceseca, ma indubbiamente i cittadini che si sono presentati per capire meglio come indirizzare il proprio voto neanche l’ombra. Gli spettatori del dibattito erano evidentemente formati dalle “claque” dei tre schieramenti, con una sostanziale maggioranza del candidato del centro sinistra. Un gruppo di sostenitori questo, ben addestrato, tra i quali spiccavano anche un paio di disturbatori seriali, che hanno costretto il candidato del centro destra ad interrompersi in più occasioni, arrivando anche ad una serie di disdicevoli battibecchi.
Dibattiti, abbiamo detto, che non spostano un voto, a causa anche delle domande e dei tempi limitatissimi, con i quali i candidati devono fare i conti, senza alcuna trasgressione. Difficile per i tre riuscire a formulare interventi articolatati in grado di spiegare fino in fondo, programmi, progetti e proposte. Andando oltre il contraddittorio che si è svolto ieri sera, ora tutti gli occhi sono puntati sull’altro incontro a tre, previsto per lunedì 3 giugno alle ore 21, prossimo presso la sala parrocchiale di Capannori. Ordine del giorno l’Impianto dei Pannoloni a Salanetti.
Un tema caldo e controverso questo, che ha animato e continua ad animare questa campagna elettorale. L’appuntamento fortemente voluto dai Comitati Ambientali della Piana, vede al centro dell’attenzione un impianto voluto dalla regione e sostenuto dall’amministrazione comunale, sul quale i comitati di cittadini chiedono chiarezza. “Dopo tanti silenzi, reticenze misteri – si legge nel volantino d’invito all’appuntamento di lunedì – è arrivato finalmente il ,momento di capire, perché Capannori deve sopportare quello che fin ora nessuno ha voluto? Perché continuano a raccontarci notizie – si legge ancora nel manifestino – non veritiere circa costi, emissioni, sostanze odorigene? Ma soprattutto – chiedono i comitati – perché non ci hanno mai detto che l’unico impianto esistente che da quindici anni sta tentando di trattare questo tipo di rifiuto, da oltre due anni ha cessato di funzionare?”.
I cittadini chiedono risposte e vogliono capire dai tre schieramenti le diverse posizioni su un impianto che è oggi pietra di scandalo per tutto il territorio. Si vorrà principalmente avere chiarimenti da Giordano Del Chiaro che, oltre ad essere il candidato del centro sinistra, ha ricoperto l’incarico di assessore all’ambiente, della giunta comunale uscente. Un’area quella di Salanetti, da anni nell’occhio del ciclone. Già nel 2015 in quella zona sarebbe dovuto sorgere un impianto di carbonizzazione, un progetto passato sotto traccia, che fu portato alla luce dalle opposizioni e che dopo una sommossa popolare, abortì miseramente, ma che non aveva scalfito il sostegno dei residenti nell’area interessata, verso coloro che governavano il territorio.
Oggi si torna a parlare dell’ennesimo impianto per il trattamento di rifiuti a Salanetti e sembra di rivivere un flashback, con lenzuoli di protesta e mobilitazioni popolari, oggi come allora.