Importante intervento di riqualificazione in via Martiri Lunatesi a Capannori da parte dell'amministrazione comunale.
E' iniziata oggi (giovedì) la piantumazione di 12 lecci, uno per ciascuno dei Martiri Lunatesi, i sacerdoti e laici che avevano organizzato un gruppo di resistenza a Lunata, che furono rastrellati e poi uccisi dai nazisti nel settembre del 1944. Ad ogni leccio sarà apposta una targhetta che riporta il nome di ciascun martire.
I lecci prendono il posto degli oleandri, già rimossi nei giorni scorsi, e saranno alternati con alberi di tiglio.
"Con questo intervento stiamo restituendo il vero significato a questa strada posta nella zona centrale del Comune, ovvero ricordare i Martiri Lunatesi che persero la vita per difendere la libertà e la democrazia – spiega l'assessore ai lavori pubblici Davide Del Carlo, che ha compiuto un sopralluogo sul posto - . Ogni leccio riporterà il nome di uno di loro in modo da mantenere viva la memoria su un tragico episodio che ha riguardato il nostro territorio. La memoria è un tema molto caro alla nostra amministrazione tanto che ha varato il progetto "Via della memoria", per riscoprire e collegare i luoghi che sono stati teatro di eventi che hanno segnato in profondità la vita delle comunità capannoresi nel corso della seconda guerra mondiale".
La piantumazione dei lecci e dei tigli si concluderà entro la fine della settimana.
La mattina del 16 agosto 1944 i soldati tedeschi arrestarono il parroco di Lunata, don Angelo Unti, il vice parroco don Giorgio Bigongiari e altri giovani nove paesani. I lunatesi furono condotti a Nozzano Castello e rinchiusi nella scuola elementare, trasformata in carcere dagli uomini della 16° Divisione "Reichsführer-SS", la stessa responsabile quattro giorni prima della strage di Sant'Anna di Stazzema. Nei giorni seguenti altri tre uomini e una donna di Lunata furono condotti a Nozzano. I lunatesi furono sottoposti a interrogatori e torture poi il 29 agosto dieci di loro furono portati e fucilati a Filettole, mentre altri furono trasferiti a Lucca e poi nel carcere del Castello Malaspina a Massa, dove il 10 settembre, nel corso della strage delle Fosse del Frigido venne ucciso don Giorgio Bigongiari. Solo tre dei lunatesi rastrellati riuscirono a salvarsi.