"Nella sua recente intervista Ralf Gartner, vicepresidente di Wolters Kluwer, lascia intendere che, al di là della manifestazione d'interesse a trasferire l'attività direzionale nella Manifattura Sud, il loro progetto prevede di collocare "un ecosistema di aziende all'interno della Manifattura" di cui Tagetik sarebbe il "cluster iniziale". L'idea è molto interessante, ma non coincide affatto col progetto definitivo di Coima/Fondazione, com'è emerso dai documenti prodotti".
Lo sostiene il coordinamento Salviamo la Manifattura in una nota: "Difficile capire allo stato se sia un modo per nobilitare gli accordi preliminari (che a quanto dichiara Coima sono stati siglati) col fine di costruire un'exit strategy, del tipo vedete quello che avete perso con i vostri comitati - si legge nella nota - anche in considerazione delle possibili implicazioni di carattere giudiziario più volte evidenziate, che appaiono sempre più evidenti. Ma il fatto sorprendente è che Il vicepresidente dichiari che non è stato firmato nessun accordo, contraddicendo gli stessi documenti diffusi da Fondazione! Difficile dire se giochi sull'equivoco dell'esistenza del contratto, che naturalmente non poteva essere firmato, se non altro per l'indisponibilità del bene. Molto vero però è il suo richiamo al rispetto per le persone e per le imprese "non bisogna tenere in bilico a lungo i progetti di una realtà imprenditoriale". Ma di questo la Pubblica Amministrazione lucchese in carica è la massima esperta "esperenziale"!".
Prosegue Salviamo la Manifattura: "Di fatto Luca Rossello di Wolters Kluwer|CCH Tagetik ha scritto al sindaco il 26 Febbraio scorso una richiesta di conferma della fattibilità urbanistica diretta del progetto, in relazione all'ipotesi di trasferimento nella Manifattura Sud della loro attività di ideazione e produzione di software, secondo gli accordi intercorsi con Coima/Fondazione. Normalmente una richiesta del genere, stante l'interesse più volte manifestato dal Sindaco su tale opportunità per il recupero della Manifattura Sud, avrebbe dovuto ricevere risposta nel giro di poche ore. Così non è stato, infatti il 26 Aprile scorso il legale rappresentante di Tagetik Sofware Angelo Riva ha sollecitato una risposta scritta, a seguito di colloqui telefonici avvenuti, evidenziando un termine indefettibile entro il quale non ritiene sia più possibile realizzare il progetto. A questo punto il sindaco, con lettera del 26 Aprile, ha richiesto al dirigente architetto Luca Nespolo, Settore Dipartimentale 3 Tutela e Pianificazione Ambientale Sviluppo Economico e Edilizia Privata, la risposta alle richieste pervenute, dando disposizione al dirigente dell'Avvocatura comunale "affinché garantisca le risorse necessarie per acquisire un parere da parte di professionisti di studi legali specializzati ed autorevoli in materie urbanistiche". Nespolo ha risposto sollecitamente il 2 maggio scorso, ribadendo quanto già espresso "in occasione delle riunioni tenutesi in data 8 Aprile, 15 Aprile e 21 Aprile" e precisamente che " in assenza di un'espressa disciplina urbanistica che ammetta la presenza di attività non artigianali o industriali nell'ambito della destinazione attuale (assimilabile a C1- attività manifatturiere, dell'Articolo 3.3.3.1 del Vigente Regolamento Urbanistico) occorre prendere atto che l'insediamento di attività di produzione di software comporterebbe, ex se, il cambio di destinazione attualmente in essere".
Conclude Salviamo la Manifattura: "Tutta la vicenda appare sempre più intricata per l'opacità delle modalità adottate. Di fatto la procedura rientrerebbe nell'ambito della volontà della Pubblica Amministrazione se il Comune, o eventualmente il nuovo proprietario, avviasse un Piano Attuativo (normalmente i tempi di approvazione sono 5/6 mesi, considerando che esiste già un progetto definitivo). Nel frattempo sarebbe possibile iniziare i lavori di restauro con una straordinaria manutenzione, in attesa di poter realizzare il cambio di destinazione una volta approvato il Piano Attuativo. Ma la domanda è: se il Comune garantisse la fattibilità urbanistica del progetto, peraltro nell'ambito di un normale processo di compartecipazione pubblico privato, il valore del bene sarebbe quello previsto nel Project?! Sicuramente no".