Riceviamo e volentieri pubblichiamo, pur non condividendone, in buona parte, i contenuti, l'intervento del consigliere comunale del partito democratico Leonardo Dinelli, amico e persona seria:
Non decidiamo noi in quale paese nascere né in quale città, nemmeno scegliamo il nome che portiamo. Per chi ha la fortuna di nascere in Occidente è come se vincesse un biglietto della lotteria, per molti l'avventura della vita si trasforma in una lotta per la sopravvivenza, per altri ancora è sinonimo di morte certa. A pensarci bene una delle poche scelte che davvero dipendono solo da noi, e che contraddistinguono il senso della nostra esistenza, è come utilizzare al meglio il tempo che ci viene concesso. Noi siamo in questo mondo per un tempo molto limitato, a volte pure troppo, e quello che troviamo quando entriamo in scena, la natura in tutte le sue sfaccettature, dovrebbe essere considerata come dato in prestito, non dovremmo pensarla come un qualcosa che possiamo sfruttare illimitatamente, che possiamo farla nostra. Dovremmo invece tutelarla, difenderla, proteggerla, rispettarla per poterlo donare a chi verrà dopo di noi.
Spesso la nostra vita è ispirata dall'idea di possedere quanti più beni materiali possibili e che, soli, sembrano dare rilievo alla nostra esistenza: dalla casa, meglio se grande (in alcuni casi anche più di una), ad una bella auto, alla possibilità di andare in vacanza nei posti più lontani possibili, per finire agli oggetti di cui ci adorniamo. Mentre invece dovrebbe essere ispirata al desiderio di conoscenza, alla capacità di gestire e vivere le emozioni, al coraggio di portare avanti i propri sogni.
Il discrimine tra il condurre una vita ispirata dall'egoismo e dal senso del possesso (che fu prealessandrino come cantava Battiato) o, al contrario, una vita ispirata dalla generosità e dal principio di ridistribuzione della ricchezza è una decisione che dipende unicamente dalle persone.
Certo è che se fossimo maggiormente consapevoli della finitudine della nostra vita potremmo anche farci ispirare da pensieri diversi. Se ci considerassimo poco più che fugaci comparse rispetto all'infinito che ci avvolge, forse riusciremmo ancora a meravigliarci per l'incredibile fortuna che ogni giorno ci viene regalata quando apriamo gli occhi e, davanti a noi, abbiamo ancora un'altro giorno da vivere. Se ci rendessimo conto che questa condizione, da sola, è già un'importante opportunità, bene allora penso che questo tempo di quarantena dettato dal coronavirus potrebbe essere stato utile. Soltanto riscoprendo il valore dello stupore, della sorpresa e dell'ammirazione per ciò che siamo stati abituati a dare per scontato, quasi a non considerare, potremo onorare al meglio il ricordo delle tante, troppe persone che ci hanno lasciato.
Mai come in questo momento è stata così apprezzata la conoscenza e la competenza. Queste caratteristiche non sono state abbastanza valorizzate nella nostra società, da troppo tempo. Basta andare a vedere i dati delle risorse investite nella ricerca e i relativi compensi dei ricercatori, ai quali ora si chiede di trovare, eppure in fretta, il fatidico vaccino.
Infine, ma non per ultimo, ciò che a parer mio dà colore alla vita non penso sia la marca dell'auto sotto casa, per i più fortunati in giardino, ma sono le emozioni che proviamo, positive o negative che siano, e la capacità che abbiamo di ascoltarle e gestirle. Pensiamo alla serenità che trasmette la carezza di una madre, la felicità provata nell'abbraccio di un amico, all'indescrivibile gioia provata dagli atleti, ma anche dagli spettatori, nel momento della vittoria di una competizione sportiva (come dimenticare la gioia provata dagli italiani dopo il secondo goal realizzato da Tardelli alla Germania, manifestata appieno dalla sua sregolata corsa). Questo genere di emozioni ci fanno sentire vivi, e rappresentano il carburante che ci permette di andare avanti.
Bene quando si dice che bisognerà cambiare qualcosa nel nostro modo di vivere, e che questo tempo di quarantena dovrà servire per rivedere alcuni aspetti della vita sociale, non dovremo anche rivedere la graduatoria delle priorità? La richiesta che ad esempio arriva alla politica dai nuovi movimenti giovanili non è forse quella di usare un linguaggio nuovo? Diverso?
La politica può certamente dare un contributo determinante per cercare di offrire nuove direzioni e opportunità di crescita alternative purché chi amministra il bene comune, non cada nel rischio di farsi inebriare, di perdere il senso del servizio e di acquisire invece il senso del dominio nell'esercizio del potere.
Almeno per questa volta la politica ha scelto il servizio in favore della vita a discapito di una possibile scelta ispirata dai soli principi economici, dimostrando coraggio e cercando, forse involontariamente, di seguire una strada diversa, una strada nuova.