Può stare simpatico o meno, lo si può apprezzare o criticare, ma non si può dire che Bindocci, sindacalista e consigliere comunale 5Stelle, non abbia il coraggio di metterci la faccia:
Questa riflessione la faccio a titolo individuale e come semplice cittadino, prescindendo dai ruoli che a vario titolo posso avere nella vita.
Continuo ad essere poco convinto che la chiusura radicale delle attività e di molti spazi sia la misura migliore.
Certamente è una misura che tiene conto della necessità di ridurre le occasioni di contagio, ma che sarebbe stata efficace solo in caso di certezza ragionevole del superamento della pandemia nel breve periodo, o della scoperta di un vaccino o per il tempo necessario ad attrezzarsi.
Questo è avvenuto in parte, ma non in maniera sufficiente, e non tale da spiegare una così prolungata chiusura di tutta una serie di realtà.
Purtroppo abbiamo avuto molti contagiati subito e ne avremo nelle ondate successive, molte anche le vittime. Encomiabile lo sforzo fatto da chi opera a vario titolo nel mondo della sanità (dimenticati coloro che operano negli appalti), e anche chi ha continuato a lavorare nei vari settore.
Però in termini di costi sociali, rischiamo di far soffrire di più le persone così, tra impoverimento e indebitamento, i cittadini più deboli e molti altri del ceto medio saranno messi in ginocchio, si pensi ai precari, ai piccoli imprenditori, ai dipendenti di aziende del terziario, del turismo, a chi vive in realtà come le palestre, la pubblicità, la ristorazione, i bar, l’estetica...sarà una tragedia.
Queste famiglie dovranno in futuro rinunciare a far studiare i figli, a poter lavorare, a curarsi, forse saranno messi i discussioni istituti come il diritto alla pensione ed alla sicurezza. Aver messo in contrapposizione salute e economia è un errore. Dovremmo garantire la salute in un sistema economico che continua a lavorare.
Anche perché le ondate successive di pandemia che avremo dopo le riaperture rischiano di rendere anche inutile lo sforzo fatto, o di prolungare certe chiusure per ancora molti mesi.
Spero davvero di sbagliarmi, ma ritengo che una gestione meno emotiva e radicale, che contemperasse le ragioni della sicurezza e della salute (con l’adozione delle misure di prevenzione necessarie) con una visione lungimirante del futuro, avrebbe portato ad un approccio diverso.
Il “così fan tutti” e la “salute prima di tutto” non sono motivazioni sufficienti, anche perché la salute prima di tutto oggi rischia di compromettere la salute di domani o di non salvaguardarla. Ci sono esempi di tentativi (ma tutti vanno avanti a tentativi in questo argomento, in paesi come la Svezia e la Svizzera).
Ovviamente non avremo riprove, io invito solo ad una riflessione e come spesso mi capita non sto con la maggioranza (lo diceva anche Nanni Moretti).
In merito alle speculazioni di parte, per interessi personali, politici o di categoria, dico che si tratta di una cosa schifosa. Personalmente poi sono tra quelli che sta lavorando senza particolari problemi.
Proviamo a ragionare nell’interesse generale. Ma evitiamo le frasi da Babbo Natale come “andrà tutto bene” o il patriottismo da balcone. Io mi adeguo e rispetto le norme, ma rivendico il diritto ad avere spirito critico ed invito umilmente a riflettere.