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Scritto da Redazione
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10 Aprile 2020

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Cari amici,

di solito la notte porta consigli, questa volta ha portato il testo definitivo del decreto 23/2020 che purtroppo, come temevo, non è la soluzione. Dopo un parto lungo e travagliato è nato il “Decreto Liquidità”, io però di denari non ne vedo, anzi. Ma questo decreto è ancora una volta pieno di carte e di lungaggini che non ci possiamo permettere. C’è bisogno di immediatezza non di ulteriore burocrazia. La vera emergenza è che caleranno i positivi al coronavirus, ma aumenteranno i disoccupati.

In oltre 30 giorni si sono dette troppe parole, troppe conferenze stampa, ma nemmeno un centesimo nelle tasche degli italiani e adesso, il vero rischio, è che sia troppo tardi. Questo ultimo provvedimento non è un’iniezione di liquidità per le aziende, è un debito. Le aziende, già fortemente provate da anni di un’economia in stallo, dovranno affrontare un percorso lungo e accidentato e hanno bisogno di contributi a fondo perduto perché tutte le micro o piccole imprese ed i professionisti, su cui si basa la gran parte del tessuto economico del paese, sono a rischio estinzione.

Entrando nel dettaglio del Decreto, in questa breve disamina, affronterò solo la parte che riguarda le misure finanziarie a favore delle micro, piccole e medie imprese; gli ulteriori argomenti trattati dallo stesso saranno oggetto di successivi articoli.

Premettendo che non esiste nessuna pratica certa, l’automatismo riguarda solo la concessione della garanzia per le richieste fino ad €. 25.000,00, tutte le richieste saranno oggetto di una fase istruttoria da parte delle Banche con conseguente valutazione del merito creditizio.

Il primo step è previsto per micro imprese e professionisti a cui viene concesso il finanziamento di importo massimo non superiore al 25% dei ricavi con un massimo di €. 25.000,00. In questo caso il rilascio della garanzia è automatico e gratuito, la pratica sarà comunque subordinata ad una “validazione” da parte della banca dietro presentazione di documentazione autocertificata sia relativamente ai redditi che ai danni subiti da covid-19, la durata massima sarà di 6 anni con un periodo massimo di preammortamento di 24 mesi. Il costo complessivo dell’operazione, tra interessi e commissioni dovrebbe essere ricompreso tra lo 0,5 e l’1%.

Il secondo step prevede un finanziamento massimo di €. 800.000,00 sempre con il limite massimo del 25% dei ricavi o del 200% del costo del personale dipendente, stessa durata e stesse modalità di restituzione, garanzia del 90% da parte del Fondo di garanzia, ma preliminare valutazione dell’Istituto di credito sulla fattibilità dell’operazione in relazione al merito creditizio, quindi tempi dilatati, presentazione di documentazione complessa, probabilmente anche business-plan e piani finanziari.

Quanto sopra è comunque sottoposto ad autorizzazione da parte della Commissione Europea.

Concludo con la citazione di un grande Statista, figura di cui noi ne avremmo un gran bisogno, Sir Winston Churchill: “Le banche ti danno l’ombrello quando fuori non piove”.

Ah!!! Dimenticavo, l’ultima chicca… È stata sospesa l’erogazione del bonus dei 600 euro per i professionisti iscritti a Casse di Previdenza in quanto il D.L. ha modificato la platea dei beneficiari quindi le Casse, che faranno solo da distributori di tale bonus, sono state costrette a bloccare tutto e a chiedere un’integrazione delle domande. 

Alla prossima puntata.

 

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