Parlando di marijuana light si corre sempre il rischio di imbattersi in luoghi comuni e false credenze che vale la pena di smentire. Una delle più diffuse, per esempio, riguarda il fatto che l’erba legale sia in grado di indurre dipendenza: ebbene, ciò non è vero. Il principio responsabile della dipendenza, infatti, è il THC, che però nella marijuana light è presente in una concentrazione minima, tale da non poter generare alcun tipo di assuefazione. Lo scopo per cui si consuma questa sostanza, invece, è quello di approfittare degli effetti benefici del CBD, che ne giustifica l’uso ricreativo.
Prima o poi si smetterà di vendere la canapa light?
Un altro luogo comune è quello secondo il quale quella della vendita della canapa light è solo una trovata commerciale che, in quanto tale, prima o poi potrebbe fallire. Tuttavia se si dà uno sguardo allo scenario europeo si può verificare che a livello continentale il settore della cannabis light rappresenta un mercato legale che è fiorente e attivo da quasi due decenni. Per esempio, ha preso il via in Portogallo già nel 2001, e poco dopo è stata la volta dei Paesi Bassi. Ma su scala mondiale questo mercato coinvolge anche il Sud America, una decina di Stati americani, il Canada, la Svizzera, la Croazia, la Spagna, la Repubblica Ceca, l’Ucraina e la Russia.
Il mercato illegale
La produzione di cannabis industriale nel nostro Paese è disciplinata dalla legge n. 242 del 2016. La vendita è ammessa solo per i prodotti che hanno una concentrazione di THC inferiore allo 0.6 per cento. Ma non si corre il rischio di superare tale soglia con la marijuana light, dove il THC si ferma allo 0.2 per cento. Insomma, non si parla né di un prodotto dannoso né di spaccio.
La canapa light è un farmaco
Affermare che la marijuana light abbia effetti dannosi, quindi, non è corretto. Tuttavia non bisogna eccedere neppure sul fronte opposto, e cioè sostenendo che la canapa legale sia un farmaco. La sola marijuana che in Italia può essere prodotta a scopi terapeutici è, appunto, la canapa terapeutica. Viceversa, tutti i prodotti a base di marijuana light che si possono trovare in vendita su Internet o negli e-commerce dedicati sono concepiti unicamente per un uso ricreativo, in virtù del contenuto modesto di THC.
La differenza tra la marijuana e la cannabis
Quando si parla di marijuana si fa riferimento ai fiori della cannabis: di conseguenza, adoperare i due termini come se fossero sinonimi è un errore. In pratica, la cannabis corrisponde alla pianta nella sua totalità, inclusi i fiori, le foglie, lo stelo e le radici. Si tratta di cannabis sia quando le piante sono destinate al settore tessile, sia quando le piante si caratterizzano per una concentrazione di THC elevata. I fiori della pianta – cioè la marijuana – hanno sempre un alto contenuto di principi attivi: essi possono essere consumati unicamente alla fine della loro essiccazione.
Cosa sono il THC e l’hashish
A questo punto è d’obbligo effettuare due ulteriori precisazioni di carattere terminologico. La prima riguarda l’hashish, che è il sottoprodotto dei pollini e delle resine che provengono dalla cannabis, il cui compito è quello di accentuare il contenuto di CBD e quello di THC. La seconda ha a che fare proprio con il THC, che è una molecola psicogena il cui effetto è quello di alterare lo stato e la coscienza di chi la assume; si differenzia, in questo, dal CBD, che ha solo effetti antinfiammatori e rilassanti ma non ha proprietà psicoattive.