Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera, a firma del lucchese Alberto Angeli, in merito al rinvio del referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari.
"Il rinvio del referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari, deliberato dal Governo Conte senza fissare una nuova data, è una prova di realismo il quale, nella grammatica socio- politica, trascende la realtà delle cose e delle idee. E le cose e le idee appartengono al concetto della politica che, come scrive Hanna Arendt "Finché gli uomini possono agire, sono in grado di realizzare l'improbabile e l'imprevedibile". Ma agire liberamente significa agire in pubblico e il pubblico è l'effettivo spazio del politico. E' lì che l'uomo deve mostrarsi nella sua spontaneità e affermarsi nella relazione politica con gli altri. Altrimenti il realismo si trasforma in potere a discapito della parola e l’agire strumentale, come ci ricorda Habermas, fagocita l’agire comunicativo. Insomma, il realismo del Governo infetta il principio universale della democrazia, che possiamo riassumere, interpretando Montesquieu: principio di libertà; principio dell’autogoverno; principio del governo della maggioranza nel rispetto dei diritti delle minoranze.
Il fatto che la maggioranza che sostiene il governo sia l’artefice della normativa che dispone il taglio dei Parlamentari, e quindi interessata a che dal voto referendario risulti vincente il SI, a confermare il taglio dei Parlamentari, il provvedimento di rinvio, deciso senza coinvolgere il Parlamento, si palesa come un atto autoritario, perché non autorizzato dalle guarentigie costituzionali. Qui non soccorre neppure lo stato di eccezione descritto da Carl Smith, ma sicuramente è chiara la violazione di un diritto come esposto da Hans Kelsen.
Decisamente, nessuno è talmente sciocco da non riconoscere che lo stato di emergenza che viviamo, non solo nel nostro Paese, è un fatto incontestabile, poiché l’epidemia, secondo l’OMS ( o pandemia ?) del COVID 19 non sembra fornire dati epidemiologici rassicuranti, anzi. E tuttavia, la decisione dei rinviare il referendum a nuova data provoca il convincimento di una violazione di un diritto che, nonostante si tratti di un provvedimento sospensivo, addizionato alla serie di provvedimenti restrittivi e limitativi delle libertà individuali decisi e applicati con una incerta quanto affannosa procedura, sulla quale tardivamente è stato realizzato un consenso di tutte le parti istituzionali: Regioni, Comuni, Ministri, determina perplessità anche se invero non è cancellato ma rimandato.
Allora, oborto collo, mettiamo da parte le critiche e, dopo avere ascoltato l’accorato appello del Capo dello Stato: “ il Pese resti unito “, confidiamo che il governo sappia fare fronte alla grave epidemia, magari presentando un piano articolato, modulato sui possibili scenari immaginabili dall’andamento dell’epidemia e che il team degli scienziati, incaricati dal Governo, sarà nella condizione di elaborare, fornendo tutte le informazioni sulle quali il governa potrà e dovrà intervenire. Tutto questo non dovrà mettere in quarantena il Parlamento, i rappresentanti del popolo, il centro della democrazia e la ragione del nostro sistema istituzionale. E’ ragionevole pensare, messa in conto l’allerta di autorevoli scienziati, anche di oltre oceano, i quali prospettano una diffusione del virus fino a raffigurare di proclamare, da parte dell’OMS, lo stato di pandemia del CODIV 19, che il governo, ricorrendo all’art 120 della Costituzione e sulla base della legge 225/92, chieda al parlamento i poteri emergenziali per affrontare le conseguenze dell’epidemia, sia per la parte rispondente agli aspetti di protezione civile, che quelli inerenti ai problemi di natura socio economica, e quindi posto nella condizione legittima di adottare i provvedimenti che la situazione del momento richiedesse di deliberare e adottare con tempestività.
Qui il tema del ruolo delle minoranze diviene cruciale. La logica, l’interesse del paese, la tragicità del momento, dovrebbe imporre un comportamento adeguato, empatia e resilienza, non vivere nello stato di guerra, nella ricerca continua della rissa politica. E qui e ora che devono dimostrare di avere a cuore le sorti del Paese, rivendicare il loro coinvolgimento senza pretendere di imporre, ma collaborare. Superato questo momento tragico, ognuno riprenderà il suo ruolo, la sua naturale vocazione: oggi è il momento” Serve responsabilità, non ansia".