Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa denuncia-sfogo che condividiamo appieno e che meriterebbe, se esistesse ancora il garbo e la creanza, una risposta dai diretti interessati:
Gentile Aldo Grandi,
le invio una segnalazione relativa alla mia esperienza di stamani all'Ufficio postale di Borgo Giannotti, il cui titolo potrebbe essere "il terrore e il rispetto". Mi sono recata di buon mattino all'ufficio postale perché dovevo fare una raccomandata e pagare un F24 e dei bollettini, regolarmente munita di mascherina e guanti, ho rispettato alla lettera quanto indicato nell'avviso sulla porta: "Entrare uno alla volta, quando esce una persona un'altra entra".
L'impiegata mi ha chiesto il da farsi, ma quando ho detto che dovevo fare una raccomandata mi ha detto che ci sono zone interdette al recapito e che io avrei dovuto averle controllate prima (come non si sa), comunque ha proseguito nei pagamenti, ma con un modo di fare molto scostante, poi mi ha dato i modelli per la raccomandata e mentre li stavo compilando, poiché nel frattempo aveva fatto entrare un altro cliente, mi redarguisce in malo modo dicendo: "Signora guardi che lei non deve stare lì, deve andare fuori", al ché, visto che fuori c'era la coda ho detto: "Scusi ma io ero già dentro e non avevo finito, se vado fuori devo rifare la fila?".
Risposta: "No, lei sarà la prima a rientrare". Attendo, poi, uscito un utente rientro e rivado dall'impiegata al solito sportello vuoto, lei mi guarda e fa "ma no signora lei non doveva entrare l'avrei chiamata io".
A questo punto, vedendo quest'atteggiamento scortese e maleducato stavo fumando di rabbia e mi ero ripromessa di dire a questa persona che se si sta al pubblico così visibilmente terrorizzati e con modi così sgarbati, sarebbe meglio che chiudessero del tutto il servizio, perché non se ne può più di essere trattati come untori al tempo della peste manzoniana.
L'educazione carente in questa impiegata mi ha trattenuto dall'esternazione. Ora però voglio rendere pubblica questa mia spiacevole esperienza, senz'altro comune a molti in questi tempi, in cui tutti siamo impauriti e diffidenti, ma ciò non toglie che le persone non sono oggetti da scartare e meritano sempre rispetto, se non cortesia, non occorre essere antropologi sociali per capirlo.
E non è detto che tutti possano avere il coraggio e lo spirito di abnegazione che ci dimostrano tutti i giorni di questa pandemia medici, infermieri e volontari, ma ci si auspica che chi svolge un pubblico servizio si comporti almeno con educazione e rispetto.