claudio
   Anno XI 
Domenica 1 Giugno 2025
- GIORNALE NON VACCINATO
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie

Scritto da Redazione
Rubriche
19 Aprile 2020

Visite: 286

La pandemia ha scritto una nuova straziante pagina nella storia del mondo e continua a promettere esiti da “horror show”.

Torno a raccontarvi ancora una volta una storia che si inserisce nel solco dell’inimmaginabile e che affonda le proprie radici in un dolore immotivato.

Si tratta, nuovamente, di una vicenda difficile da riportare senza lasciare angoli deserti e sospesi.

Lo abbiamo già visto. In tempo di emergenza Coronavirus esistono dimore che ormai fungono da fondale, sommano lo strazio dell’inaccettabile all’assurdo dell’inconcepibile.

Questa volta siamo ad Albignano, un comune dell’hinterland milanese sfuggito fino ad oggi alle insidie della cronaca. Le lancette del tempo sembrano essere portate indietro sull’onda di stereotipi ancestrali, ancorate a schemi comportamentali di un vecchio film di Pietro Germi.

Ma ad Albignano è la notte tra il 18 ed il 19 aprile 2020.

Una sera apparentemente come tante, di quelle che trascorriamo in tempo di quarantena. Un’ennesima che ci dà conferma di come dalla Cina abbiamo imparato a tutelarci dal Covid-19, ma non a contrastare la violenza domestica.

Lui è Antonio Vena, ha 47 anni e questa notte ha ucciso a colpi di un fucile a pompa calibro 12 la compagna Alessandra Cità.

I due condividevano radici siciliane e si erano ritrovati a Milano, dove avevano iniziato una relazione che durava da nove anni. Nonostante lui lavorasse a Bressanone, in Alto Adige, in questa situazione emergenziale era stato ospitato dalla donna nella abitazione del milanese. Scelta che le si è rivelata fatale.

“L’ho uccisa perché voleva lasciarmi”, così questa notte le parole di Antonio Vena mentre si costituiva presso la caserma dei Carabinieri di Cassano d’Adda.

Ancora una volta il virus non ha avuto bisogno di bussare ad una porta per mietere vittime, ma si è palesato all’interno delle mura domestiche. Ennesimo effetto domino. Ennesima conferma che la violenza domestica, come il Covid-19, è un morbo culturale, pandemico e letale capace di infettare luoghi, menti e corpi.

L’emergenza non è solo in corsia, ma anche fuori. Non so se il messaggio che ho voluto inviare è stato compreso. Il mio è un argomentato ragionamento dal quale, però, non è possibile esimersi.

Nella foto: la criminologa Anna Vagli

Pin It
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie

ULTIME NOTIZIE BREVI

Spazio disponibilie

Presso il teatro Artè di Capannori si è svolta la cerimonia finale della quarta edizione del concorso per…

Spazio disponibilie

Porcari si prepara a celebrare la Festa della Repubblica di lunedì (2 giugno). Un momento di…

Spazio disponibilie

Venerdi 30 maggio alle ore 21 presso la Cattedrale di San Martino in Lucca, secondo appuntamento della rassegna…

Sabato 31 maggio all'ex manicomio di Maggiano l'appuntamento con il percorso  "Sorella Follia" è…

Meno di due settimane alla quarta edizione dell’Italiana Assicurazioni Meeting Internazionale Città di Lucca, l’evento clou organizzato dall’Atletica…

Una festa sportiva che si ripete e che coinvolge ben 16 gruppi donatori di sangue FRATRES della…

Spazio disponibilie

"Altopascio sta perdendo la sua anima. Basta una passeggiata in centro per vedere saracinesche abbassate, negozi storici che…

Il consiglio comunale di Capannori, con i soli voti della maggioranza, ha approvato la delibera per il finanziamento…

Spazio disponibilie

RICERCA NEL SITO

Spazio disponibilie
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie
Spazio disponibilie