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Un necrologio di emozioni per salutare la scomparsa di José “Pepe” Mujica, ex presidente dell'Uruguay
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Non so il perché, ma per avere il cognome Di Simo, forse erroneamente ho ritenuto che il mio cognome fosse importante anzi nobile. Mi ricordo quando, fin da giovane, incontravo, alle fiere del Settembre Lucchese, quei signori che con poche lire stampavano le origini dei cognomi, per me era una cosa inarrestabile e mi facevo “abbindolare” nella vana ricerca dei miei avi.
Tutti quanti portavano come provenienza del cognome la Sicilia e di origine nobile, figlio naturale, ma riconosciuto della casata “Simo”, ecco il perché davanti c’è Di.
Da studente passare davanti al Caffè Di Simo quasi mi riempiva d’orgoglio, sapendo che a quei tavoli si erano seduti Collodi, Puccini e le varie importanti personalità della cultura non solo lucchese. A quei giorni c’erano altri negozi con il cognome Di Simo, un negozio per la vendita di stoffe, sempre in via Fillungo o quello intestato Drogheria Di Simo di via Beccheria. A un esame d'inglese trovai una professoressa Di Simo, fu lei a dirmi che aveva questo cognome.
Molte volte ne parlavo con mio padre se queste persone erano nostri parenti e se avevamo origini siciliane. La risposta era negativa sia per discendenze siciliane e per la seconda lontani parenti. Erano tantissimi i fratelli di suo nonno o di suo padre che si erano persi di vista e una volta non c’erano i social per i contatti come ora.
Non so il motivo, ma ho sempre avuto la passione di viaggiare, soprattutto di stare a contatto con gli abitanti dei luoghi visitati. Sicuramente ci sono persone che hanno viaggiato più di me però molte di queste si sono rivolte alle agenzie che le indirizzano nei migliori luoghi da visitare, tutto organizzato, però non hanno la possibilità di entrare in contatto con l’ambiente o le persone del luogo. Perciò generalmente hanno la visione del solo luogo che gli hanno fatto visitare.
Il mio modo di vedere l’Italia e altri paesi è stato quello di partire senza un programma e di vivere alla giornata, mescolarsi nella vita quotidiana del luogo, affrontando le difficoltà e i pregi dell’avventura.
Già nel lontano 1972 andai in Sicilia, allora l’autostrada calabrese finiva a Lagonegro e una vecchia strada scendeva a Praia a Mare, per proseguire verso il mare fino a Reggio Calabria attraversando numerosi paesini, traghetto e poi Taormina.
Forse nell’inconscio di ritrovare le mie origini mi riproposi di ritornarci a vivere, cosa che ho fatto alcuni anni dopo. Della Sicilia e del mio passato nello sport, se il direttore Aldo Grandi me lo permette, sarà per una prossima puntata, soprattutto per lo sport per stabilire alcune verità che per comodità o per altri aggettivi che non voglio scrivere, sono state rimaneggiate e omesse.
Il mio viaggiare ora mi ha portato nella Republica (una sola b) Dominicana, per molti italiani si identifica come Santo Domingo che ne è la capitale. Sono approdato qui perché ho sposato una dominicana e dopo alcuni anni che passavamo l’inverno qui e l’estate in Sicilia, abbiamo deciso di ristrutturare la vecchia casa di mia moglie e trasferirci definitivamente. E’ una delle isole caraibiche più gettonate dai turisti di tutto il mondo, è il buon ritiro per molti italiani, dovremmo essere oltre 15 mila, ma ce ne sono molti che non sono iscritti all’AIRE, praticamente sono clandestini, perciò è un numero puramente teorico.
Molti italiani sono attirati dalle incontestabili bellezze naturali e dal mare, però, come scrivevo sopra, questi turisti viaggiano con le agenzie che con i loro 'pacchetti' tutto compreso hanno l’interesse di tenerli nei loro lussuosi alberghi o resort per farli spendere il più possibile. Naturalmente le poche gite organizzate li portano nei luoghi più belli di mare e non vivono o vedono la vita quotidiana degli abitanti. La forbice tra le persone che hanno una certa disponibilità finanziaria, poche e la povera gente, è notevole.
Se pensiamo al luogo detta “La Romana” dove hanno ville e parchi immersi nel verde personaggi italiani dello spettacolo e dello sport, con all’interno anche l’aeroporto privato, tutto questo stride notevolmente con altre zone dove la gente non ha acqua corrente, strade sterrate e l’alimentazione al limite della sopravvivenza.
L’acqua per cucinare e per bere va comprata in bottiglioni perché è inquinata e in alcune zone c’è il rischio del colera. Lo stato cerca di aiutare le popolazioni più svantaggiate mettendo a disposizione del capofamiglia una carta sociale, due volte al mese è ricaricata di una certa cifra di circa diecimila pesos poco più di 170 euro e può essere usata solamente per l'acquisto di prodotti alimentari o d'igiene personale,
Da tenere presente che lo stipendio medio va dai 200 ai 600 euro al mese.
Partendo da un principio fondamentale e cioè che l’uomo non cambia in nessuna parte del mondo portando con sé tutti i pregi e tutti i difetti, i dati del Ministero dell’Interno relativi al problema della delinquenza, riguardano nella maggior parte dei casi reati contro il patrimonio. I gravi problemi che emergono sono la prostituzione anche minorile e la droga a tutti i livelli della popolazione. Il governo attuale ha a cuore l’istruzione e fornisce gratuitamente, a tutti i bambini, dall’asilo fino alle scuole superiori, tutto l’abbigliamento, libri, tablet e pranzo. Nonostante tutti questi sforzi in molti non sanno leggere né scrivere o sanno leggere, ma non capiscono cosa hanno letto. E’ un grosso problema perché questi giovani dovranno andare a lavorare, ma dove? Anche i computer sono in quasi tutti negozi, ma sono sfruttati al minimo del loro potenziale, perché gli impiegati non sono formati ad adoperarlo.
I pullman che portano gli studenti all'università sono completamente gratuiti.
In Italia c’è il problema dell’immigrazione proveniente da altre nazioni. Nella Republica Dominicana abbiamo l’invasione degli abitanti di Haiti.
Non molti anni fa c’era la produzione della canna da zucchero, del caffè, del tabacco, del cotone, ora tutti questi prodotti sono importati perché sono state abbandonate essendo piantagioni faticose. Sono state sostituite dalle coltivazioni di banane, platano (tipo di banana più grande che si magia fritta tipo le patatine), ananas, cocco (con i suoi derivati) e vari tipi di tuberi. Sarebbe lungo l’elenco dei frutti, generalmente sono prodotti di nicchia che si trovano solo in alcuni grossi centri commerciali.
Notevoli sono le piantagioni di riso essendo, assieme al pollo arrosto, il piatto nazionale di quasi tutti i giorni. Come in Italia si trova la pasta condita in diversi modi così è il riso, quasi sempre accompagnato o da pollo arrosto o da maiale nelle varie cotture.
Ecco che qui si innesta il problema degli haitiani. Se non ci fossero loro a fare tutti i lavori di fatica, dall’agricoltura, alla manovalanza nelle costruzioni, nell’allevamento di ogni tipo di animale da macello, dalla mungitore di centinaia di mucche al pascolo nei grandi prati, nello scarico e carico dei materiali, i dominicani non so come farebbero.
Pure qui sono sottopagati, ma devono scappare da Haiti, dopo il terribile terremoto non hanno più nulla avendo distrutto tutta la vegetazione per fare il carbone e riescono a sopravvivere solo grazie agli aiuti umanitari. La polizia nazionale fa spesso retate contro gli haitiani irregolari, li accompagna in frontiera, ma dopo pochi giorni sono di nuovo nella republica. I loro miseri guadagni cercano di mandarli a casa e non si possono permettere di pagare le tasse per avere diritto e soprattutto i requisiti previsti per richiedere la “cedula” (Carta d’identità dominicana) da rinnovare ogni anno. Vi risparmio la documentazione che richiedono e il tempo che prendono per fare tutti gli accertamenti.
I dominicani come si guadagnano i pesos per vivere? C’è molto terziario, negozietti, commerci, trasporti e molto turismo. Però questo favorisce solo le zone limitrofe a questi grossi centri turistici.
Boca Chica è la spiaggia più frequentata dagli italiani anche per il turismo sessuale. Esempio Puerto Plata, il maggior porto turistico, a pochi chilometri da dove vivo, quasi ogni giorno ci sono due navi da crociera e scendono dai 3000/4000 persone, quasi sempre americani e un centinaio tra pullman, pulmini e taxi li accompagnano in giro per l’isola. Chiaramente questa isola non è come l’Italia che è un museo a cielo aperto, non ci sono cose antiche da mostrare eccetto qualche cosa in capitale e allora il turista viene orientato verso le caratteristiche spiagge con la vegetazione fino al mare o all’isola Cayo Arena, anche questa vicino a casa mia, che scompare con l’alta marea. E’ talmente piccola che può ospitare solo 200/300 persone, dove i pesciolini, di tutti i colori, sono abituati a venire a cercare il cibo sulle mani e i barcaioli offrono enormi bicchieri di frutta tropicale con ghiaccio. Ultimamente è abbastanza frequentata la spiaggia dove si dice approdò Cristoforo Colombo, ancora spiaggia selvaggia, pochissime abitazioni, qualche chiosco (uno è di un lucchese, mio amico) per dissetarsi e mangiare qualche cosa. Questo paradiso, come lo chiamo io, è a circa 12 Km da casa mia, con un mare talmente piatto da sembra un lago, e vicino la costa corallina dove si infrangono le onde.
Una delle cose che mi colpì le prime volte che misi piede sull’isola, furono le abitazioni. Nelle campagne non esistono case in muratura, sono tutte a un piano, le pareti poggiano su una fila di blocchi di cemento, e formate da tavole di legno, (materiale più facile da lavorare). Le finestre sono fatte tipo persiane in legno e permettono una aerazione della casa essendo in una isola, perciò quasi sempre con vento. Nei grossi centri le case sono in muratura, ma molto americaneggianti e colori forti, con colonne, terrazze, vetri colorati e disposte su due o tre piani di proprietà di dominicani che sono andati a lavorare in America. Ritornano in patria una volta l’anno, sempre per Natale e per dimostrare la loro potenza economica, costruiscono case enormi e alte. Mi ricorda un po' quando i nobili si costruivano le torri.
Altra cosa che mi ha colpito il notevole numero di chiese e perciò di religioni. Se Lucca è ricordata come la città delle cento chiese, la republica è quella delle cento chiese, ma anche di cento religioni.
Il dominicano è un po' particolare, cioè non ci puoi fare affidamento né sul lavoro, né negli orari, tipo se una cosa si può fare domani perché farla oggi? Non lo aspettare il lunedì a fare un lavoro, ti dirà che non è potuto venire perché ha dormito male, non è vero, purtroppo il sabato e la domenica hanno l’usanza di bere, uomini e donne, una pessima birra e un pessimo rum e dopo si lamentano quando nascono i bambini e le madri scelgono i padri in base alle loro possibilità economiche.
Siccome vivono senza pensare che esiste un domani, quando succede qualche cosa di grave come malattie, incidenti ecc. alcune persone si mettono in mezzo alla strada con enormi cartelli, tendendo una fune per impedire il passaggio e chiedono soldi per pagare le cure e ospedali. L’isola purtroppo non ha una assistenza sanitaria come siamo abituati in Italia, qui ogni cosa si paga e se non hai l’assicurazione o la carta sociale che copre alcune spese, sono problemi grossi. Sanità tipo Stati Uniti. L’ospedale copre tutto, il servizio e i medici non sono dei migliori e le cliniche sono private, sono abbastanza care e molte volte anche l’assicurazione non paga completamente tutto. Anche in questo caso non è detto che tu sia curato meglio se il medico è imposto dalla politica.
Per concludere il mare, le spiagge sono belle come lo sono quelle sarde o della costa amalfitana o dell’Isola di Santorini (la Versilia non fa testo) l’isola va bene per fare il turista, ma viverci è molto complicato perché, nonostante tutti gli sforzi dell’attuale presidente, questo periodo lo possiamo collocare al nostro dopoguerra con punte di diamante, come si dice, una rondine non fa primavera.
La prossima volta vi parlerò delle banca, delle banche due cose ben diverse, come i mezzi di comunicazione, dei pesci e dei mezzi di trasporto.
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La Toscana è una terra ricca di grandi tradizioni artistiche, culturali e anche enogastronomiche; tutte le sue città, come per esempio la bellissima Lucca (con il suo stupendo centro storico circondato da una cinta muraria cinquecentesca), hanno qualcosa da raccontare e sono amate non solo dai turisti nazionali, ma anche da quelli che provengono da ogni parte del mondo; giapponesi, tedeschi e americani, per esempio, stravedono per la Toscana.
Come in tutti i territori che hanno alle spalle origini antichissime, sia Lucca che l’intera Toscana hanno una storia piuttosto ricca anche per quanto riguarda i giochi, da quelli più moderni a quelli tradizionali.
A proposito dei giochi moderni, forse non tutti sapranno che proprio a Lucca fu vinto il primo premio della prima edizione della fortunata lotteria istantanea Gratta e Vinci (La Fontana della Fortuna); era l’8 aprile 1994 e il fortunato tagliando, che al tempo costava 2.000 lire, fu acquistato in un bar di Piazza Napoleone da una colf di 35 anni. Da allora ne è passata di acqua sotto ponti e i Gratta e Vinci sono proposti in moltissimi tagli e versioni, sia per quanto riguarda la grafica, il meccanismo di gioco, le possibili vincite e le fasce di prezzo; qui per esempio trovate una lista dei Gratta e Vinci 20 euro disponibili, ma le fasce di prezzo sono davvero numerose e partono da 0,10€ e arrivano ai 25€.
A parte i giochi moderni, a Lucca e in Toscana, fra i giochi tradizionali più amati vi sono quelli che è possibile fare con le carte toscane; il mazzo di queste carte da gioco regionali è costituito da quaranta carte suddivise in quattro semi: cuori, quadri (ma in Toscana sono detti mattoni), fiori e picche. I valori delle carte sono asso, 2, 3, 4, 5, 6, 7, gobbo (il fante), donna (la regina) e regio (il re). I giochi tradizionali più praticati con le carte toscane sono briscola, rubamazzo, scopa, sette e mezzo, tressette (talvolta detto ventuno). Chi ama i giochi di carte può fare un excursus storico sulle carte leggendo il bel libro di Franco Pratesi, Giochi di carte nel Granducato di Toscana.
Passando a giochi più fisici si può ricordare “palla eh!” gioco noto anche come palla toscana o, nei paesi della Maremma toscana, palla 21. È un gioco particolarmente complesso che in un vecchio dizionario del XIX secolo è descritto così: “Palla grande di cuojo gonfiata d'aria, che giocando si manda e si rimanda col pugno armato di bracciale. Il giuoco si vince guadagnando un dato numero di punti, che si dicono cacce”.
Altro gioco tradizionale che per diverso tempo ha conosciuto una grande diffusione in Toscana, soprattutto nella zona di Livorno, era il ghinè, una sorta di baseball che si giocava con un manico di scopo e una scheggia di legno con una punta di circa 10 cm. Gli sfidanti erano due squadre di tre persone ciascuna.
Fra i giochi tradizionali da cortile uno dei più amati, soprattutto dalle ragazze, era Mondo (altrimenti detto Campana); il gioco consiste nel lanciare un sasso sul numero uno e, con un piede solo (andando “a zoppettino”) si salta sul numero; la procedura è analoga per i successivi numeri. Vince chi completa per primo il percorso.
Altri giochi molto comuni erano guardie e ladri, rimpiattino (nascondino), strega impalata, palla prigioniera, bandiera (gioco del fazzoletto) ecc.
Tornando poi ai giochi cartacei e online, bisogna dire che a Lucca la passione per i Gratta e Vinci è notevole visto che nelle lotterie istantanee Lucca e provincia ha speso circa 600 milioni in un anno. A guidare la classifica è il comune di Altopascio.