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I tigli lungo viale della stazione a Ponte a Moriano, le riflessioni di un residente
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Destra e sinistra, "Caro Aldo ti scrivo, così, mi arrabbio un po'..."
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I viaggi spaziali sono da sempre un tema centrale nella cultura pop, che sia nella letteratura che nel cinema, nella televisione e nel mondo dei videogame ha sempre dedicato ampio spazio al tema. Dal primo viaggio sulla Luna nel 1969 alla recente missione della NASA su Marte, il nostro desiderio di esplorare l'universo e scoprire nuovi mondi non è mai diminuito. In questo articolo, esploreremo l'impatto dei viaggi spaziali nella cultura popolare e come hanno influenzato la nostra percezione dello spazio e dell'esplorazione.
L'uomo sulla luna, il primo grande evento pop ambientato nello spazio
È impossibile parlare di viaggi spaziali nella cultura popolare senza menzionare il primo allunaggio dell'uomo nel 1969. La missione Apollo 11 ha catturato infatti l'immaginazione di milioni di persone in tutto il mondo, trasformando il sogno di viaggiare nello spazio in una realtà tangibile. La storica immagine di Neil Armstrong che pone il piede sulla Luna è diventata un'icona della cultura pop, simbolo di un momento epocale nella storia e delle reali possibilità dell'uomo di uscire dall'atmosfera per esplorare nuovi mondi.
Attorno all'allunaggio degli americani si è creato sin da subito un grande entusiasmo, mai calato nonostante siano ormai passati decenni, ma non sono mancate anche teorie alternative che mettono in dubbio il tutto e parlano di una vera e propria finzione, portando a suffragio di tale teoria prove più o meno credibili. Dell'uomo nello spazio se ne parla però anche in altri ambiti, come letteratura, cinema, TV, fumetti e videogame.
Star Wars e Star Trek, le due saghe più famose ambientate nello spazio
Un esempio emblematico di come i viaggi spaziali siano stati influenti nella cultura popolare è la serie di film di "Star Wars". La saga iniziata nel 1977 ha trasformato la fantascienza in un genere di massa, rendendo la fantasia della guerra spaziale un elemento centrale della cultura popolare. Personaggi iconici come Luke Skywalker, Darth Vader e la Principessa Leia hanno emozionato generazioni di fan e hanno lasciato un'impronta duratura a livello globale, basti pensare che l'immaginario di Star Wars è stato così influente da aver successivamente ispirato anche molte altre produzioni cinematografiche e televisive, rendendolo uno dei franchise più famosi di tutti i tempi.
Un altro esempio di come i viaggi spaziali siano stati importanti a livello culturale è rappresentato dalla serie televisiva "Star Trek", che ha debuttato nel 1966. Star Trek ha avuto un impatto significativo sulla nostra percezione dello spazio, presentando un'immagine utopica di un futuro in cui l'esplorazione spaziale è la norma e l'umanità è unita in un'unica missione di scoperta. La serie ha introdotto un concetto fondamentale, quello del "primo contatto" con altre forme di vita intelligenti, che è diventato un tema ricorrente nella fantascienza e nella cultura popolare in generale.
Il tema dello spazio nella letteratura
Ma i viaggi spaziali non hanno influenzato solo il cinema e la televisione. La letteratura ha sempre giocato infatti un ruolo importante nel plasmare la nostra percezione del futuro, in particolare nell'ambito del genere fantascientifico, che ha spesso trattato il tema dell'esplorazione spaziale. Un esempio è rappresentato dal romanzo "2001: Odissea nello spazio" di Arthur C. Clarke, che ha ispirato anche il celebre film di Stanley Kubrick. Il romanzo descrive un futuro in cui l'umanità ha raggiunto la Luna e si prepara per un'epica missione di esplorazione dell'universo. Il libro ha influenzato non solo la fantascienza, ma anche la cultura popolare in generale, grazie alla sua descrizione di un futuro in cui la tecnologia e la scoperta sono alla portata di tutti.
Per non parlare poi di altri grandi romanzi, come da "La guerra dei mondi" di H.G. Wells, un classico della fantascienza che segue un'invasione aliena della Terra e la lotta degli umani per la sopravvivenza, oppure "Il ciclo di Dune" di Frank Herbert, una saga di sei libri che si svolgono in un futuro distante in cui l'umanità ha colonizzato molti pianeti e deve affrontare conflitti politici e ambientali.
Lo spazio nei videogame e nei fumetti
Anche nel campo dei videogiochi il tema dello spazio è stato ampiamente utilizzato come ambientazione per avventure sempre più coinvolgenti ed emozionanti per i giocatori. Pensiamo per esempio a "No Man's Sky", un videogioco di esplorazione e sopravvivenza in cui il giocatore esplora un universo generato proceduralmente, raccogliendo risorse e migliorando la propria nave spaziale, oppure a "Elite Dangerous", un simulatore spaziale in cui il giocatore può esplorare un'intera galassia, commerciare, combattere e diventare un pilota spaziale di successo.
Addirittura il tema è stato inserito con profitto anche nel settore dei casino online, per esempio nella Starburst slot, un gioco ambientato nello spazio intergalattico in cui gli elementi tipici di questo tipo di ambientazione diventano i simboli da visualizzare sulla macchina per ottenere le combinazioni vincenti.
Infine, da non perdere per gli appassionati del genere sono i fumetti a tema, tra i quali possiamo citare "Valerian e Laureline", serie di fumetti fantascientifici firmata dallo scrittore Pierre Christin e dal disegnatore Jean-Claude Mézières, nella quale vengono narrate le avventure di due agenti che viaggiano attraverso il tempo e lo spazio per salvare il futuro, oppure "Guardiani della Galassia" di Dan Abnett e Andy Lanning, in cui invece un gruppo di eroi spaziali, tra cui Star-Lord, Gamora e Rocket Raccoon, lottano contro il male nell'universo.
Dallo schermo alla carta stampata, l'esplorazione spaziale è dunque una delle grandi protagoniste della nostra cultura, emblema della sete dell'uomo di conoscere ciò che c'è oltre la realtà visibile e delle fantasie che questa curiosità ispira ai grandi narratori.
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Piercamillo Davigo è nato il 20 ottobre 1950, ex magistrato e saggista italiano, ex presidente della II^ sezione penale presso la Corte suprema di cassazione ed ex membro togato del consiglio superiore della magistratura. Dal 1992 ha fatto parte del pool di magistrati di Mani Pulite.
Davigo sia sincero, la legge è, davvero, uguale per tutti?
Fortunatamente no. Nelle aule di giustizia compare la scritta "la legge è uguale per tutti", retaggio delle rivoluzioni liberali: prima ogni ordine aveva le sue leggi. Esemplare era la situazione del Regno di Francia: i tre stati nobiltà, clero e borghesia avevano leggi proprie. Fu rivoluzionaria la scelta di una legge uguale per tutti. Peraltro, tale scelta, non teneva in alcun conto le differenze sociali. Anatole France con un fulminante aforisma scrisse: "La legge nella sua maestosa equità, proibisce così a ricchi come ai poveri di dormire sotto i ponti, mendicare per le strade e rubare il pane". Ovviamente i ricchi non fanno nessuna di queste cose.
La Costituzione della Repubblica Italiana dice una cosa diversa nell'articolo 3: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali". Nel secondo comma lo stesso articolo afferma che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Se la legge fosse uguale per tutti non sarebbe possibile, per esempio, erogare la pensione sociale ai poveri. Tuttavia, è ancora lunga la strada per la eliminazione degli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitano di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, anzi negli ultimi decenni alcune disuguaglianze economiche sembrano aumentate. Quindi se si interpreta la domanda nel senso che tutti sono uguali davanti alla legge la risposta è purtroppo no. Chi è ricco dispone di avvocati più bravi (quindi più costosi) e comunque può resistere più a lungo in giudizio.
Altra domanda che richiede, se possibile, una risposta fortemente sincera: secondo lei esiste una magistratura "politicizzata"?
Un magistrato deve decidere applicando la legge e sulla base delle prove, altrimenti commette un illecito. Ovviamente ci sono, anche tra i magistrati, mascalzoni, ma, a mio parere, meno che in altre istituzioni. Le decisioni vanno criticate se non rispettano la legge o travisano le prove; discutere delle opinioni politiche, ma non solo (ve ne sono di altrettanto e forse più importanti come quelle religiose o culturali) del magistrato è sbagliato. Quando andavo a catechismo mi hanno insegnato che la indegnità del ministro non incide sulla validità del sacramento. Se il sacerdote ha celebrato la messa secondo la liturgia prevista, la comunione vale anche se il prete ha la fidanzata.
Discutere delle opinioni o delle caratteristiche del magistrato apre una deriva pericolosa: se si ammette la ricusazione o l'astensione del magistrato per le sue opinioni (ultimamente anche di tifoseria calcistica) non si sa dove si può arrivare. Quando un imputato di fede islamica dirà non voglio essere giudicato da un cristiano cosa gli risponderemo? E quando un imputato di colore dirà non voglio essere giudicato da un bianco?
Lei è uno dei protagonisti del pool sull'inchiesta di Mani Pulite: un suo bilancio a distanza di 30 anni?
Ho scritto un libro il cui titolo risponde alla domanda: "L'occasione mancata". Fu l'occasione per l'Italia di diventare un po' più simile agli altri paesi occidentali, dove i bilanci delle imprese non sono frequentemente falsi e la corruzione non è così diffusa.
Il caso Tortora, storia di un'ingiustizia italiana?
Certamente sì. Con attenuanti per gli inquirenti, come l'enorme numero di imputati (oltre 800) e le difficoltà oggettive. Per esempio, fu detto che non avevano controllato un'utenza telefonica, ma normalmente gli appartenenti alla criminalità organizzata non scrivono i numeri di telefono in chiaro, ma li cifrano.
Il lungo processo a Giulio Andreotti, una sua riflessione?
La sentenza di appello ha riformato l'assoluzione in prescrizione per uno dei periodi oggetto di imputazione. Solo in Italia si gabella la prescrizione per assoluzione. C'è da riflettere se una persona che ha ricoperto per decenni altissimi incarichi ebbe contatti con Cosa Nostra.
Il caso Cospito?
Cospito protesta contro il regime di cui all'art. 41 bis ordinamento penitenziario, non per sé, ma in generale. Questa norma serve a limitare i collegamenti fra detenuti per fatti di terrorismo e criminalità organizzata con l'esterno. Nel 1992 e negli anni immediatamente precedenti e successivi la media degli omicidi era di circa 1.700 l'anno. Nel 2022 sono stati 310. Evidentemente limitare i collegamenti è servito.
Nei Paesi seri uno Stato non tratta davanti a ricatti. Peraltro, nei Paesi seri, anche lo sciopero della fame si fa seriamente. Se Cospito avesse fatto seriamente lo sciopero della fame, dato il tempo trascorso, sarebbe già morto.
Il momento più negativo della sua carriera nella magistratura?
Il biennio trascorso al Consiglio Superiore della Magistratura. Un magistrato ragiona in termini di lecito - illecito, torto - ragione, colpevole innocente. Un politico ragiona in termini di avversario - alleato, utile - dannoso, accordo - conflitto. Al C.S.M. si prendono anche decisioni politiche e si è costretti a mediare e tali attività sono innaturali per un magistrato.
Lei ha fatto un'affermazione molto forte contro alcuni politici: "Vi piace stare con i ladri", perché?"
Un mio imputato (di cui è superfluo fare il nome perché è il fatto che conta) fu condannato in primo grado e in appello per finanziamento illecito dei partiti politici, turbativa d'asta, ricettazione ed altro. Ciò nonostante, nel 1996 fu candidato alle elezioni politiche ed eletto deputato. Per sua sfortuna le sentenze divennero definitive in concomitanza con l'apertura del nuovo Parlamento e fu arrestato. Per arrestare un parlamentare ci vuole l'autorizzazione della Camera di cui fa parte, ma l'autorizzazione non serve per eseguire la pena. Poco dopo chiese ed ottenne l'affidamento al servizio sociale: il magistrato di sorveglianza lo convocò per chiedere che attività lavorativa volesse volgere durante l'affidamento e lui rispose: "il deputato".
Non poteva fare il deputato perché era stato condannato anche all'interdizione dai pubblici uffici. Questa pena accessoria nei confronti di un parlamentare si esegue comunicando alla Camera di appartenenza l'avvenuta interdizione e quella Camera deve dichiararlo decaduto. Per quattro anni la Camera dei deputati non trovò un giorno per dichiararlo decaduto. Finito l'affidamento al servizio sociale, che estingue le pene, finalmente trattarono il caso e poiché anche la pena accessoria era estinta decisero di tenerselo anche per il quinto anno della legislatura. Per i quattro anni precedenti costui non poteva votare alle elezioni (perché interdetto dai pubblici uffici), ma alla Camera votava le leggi che obbligano tutti noi. Io ho trovato tutto questo indecente. Per inciso il soggetto in questione, anni dopo. fu arrestato nuovamente per tangenti per l'Expo.
È soddisfatto del suo lavoro da magistrato?
Armando Spataro, anche lui magistrato a riposo, ha scritto un libro sulla sua attività giudiziaria dal titolo: "Ne valeva pena". Anch'io penso che ne sia valsa pena.