Voci che si liberano dalle lettere, da quei muri freddi e incrostati di rabbia, grida, suppliche e silenzi; voci di muto amore che meritano di essere ascoltate.
"Ho accettato con piacere l'invito di portare di nuovo su un palco le voci negate di così tante persone" - dice Calastri - "uomini e donne, rinchiuse nei manicomi di Volterra, Siena e Arezzo nel corso del secolo scorso. Oltre ad alcune lettere provenienti dal manicomio di Volterra, lo spettacolo è costituito dal diario di Margherita Adamo, internata nel manicomio di Siena e alcune testimonianze provenienti dal manicomio di Arezzo tratte dal lavoro di Anna Maria Bruzzone " Ci chiamavano matti".