Assistere alle vicende politiche italiane ha dell’esilarante. Se poi ci si mette pure qualche Procura della Repubblica, meglio del cabaret, specie se cerca di prender per il naso il gentile (non so ancora per quanto) pubblico pagante.
Un avvocato che – a sentir lui – è modello d’integrità e dignità, redige un esposto, e un Procuratore della Repubblica avvia in sostanza un procedimento penale. Ci sta, ma almeno non cerchi di farci credere che fosse obbligato. Che ci si trovi di fronte al dogmatico “Atto Dovuto” vergine e martire.
Alla luce della normativa, novellata dalla riforma “Cartabia”, il Magistrato ha (o almeno avrebbe) dovuto eseguire un minimo d’accertamenti prima di riferire al Tribunale dei Ministri. Considerato che il dotto legale ha solo comunicato quanto appreso sulla stampa, senza nulla di nuovo fornire e sostenendo di ritenere che sussistano ipotesi di reato, dichiarare di essere obbligato ad attivare il procedimento costituisce teoria bizzarra. Una volta i Giudici erano accusati d’appiattirsi sulle teorie delle Procure, ora queste sarebbero obbligate ad appiattirsi su quelle del singolo cittadino, sia pure legale di grido? Francamente – parafrasando l’intramontabile Drive In – “Me pare proprie’ ‘na strunzata”.
E poi, se il prefato Magistrato ha immediatamente convenuto con le conclusioni dell’avvocato Luigi Li Gotti, non poteva attivare di sua iniziativa l’attività accusatoria? C’era bisogno dell’esposto di Li Gotti? Insomma, viene da sospettare che dopo l’accusa d’ufficio al Ministro Salvini, il cui epilogo disastroso per i teorici del sequestro di persona, qualcuno si sia voluto “chiamare fuori” tentando d’assumere postura notarile che – ripeto – giusto i fessi e gli ignoranti (e i professionisti della malafede) può ingannare.
Per non parlare di una scelta, quella di accusare tutti i ministri possibili e la Presidente del Consiglio, che cozza con la citata accusa a Salvini, che invece relegava gli altri corresponsabili dell’attuazione della politica di contenimento degli accessi sul patrio suolo, a presenti per caso.
Inutile, tutto troppo divertente, se non fosse perché il divertimento va a estendersi anche fuori del territorio nazionale, e l’Italia ci faccia la figura del teatrino d’avanspettacolo, quello con il bell’attore brillantinato e le ballerine-cocottes in giarrettiere e mutandine di pizzo.
Peraltro anche l’UE, coi suoi ingessati e sussiegosi burocrati, non ci ha fatto gran figura. Prima ha consentito che il pericoloso ricercato vagasse per mezz’Europa – e un ordine di cattura ci voleva nulla a stilarlo, ove si fosse voluto e fosse stato urgente – per perfezionarlo sol quando stava andando in Italia onde soddisfare pulsioni pedatorie. Possibile non si siano resi conti – i compunti magistrati della Corte Europea, di come sarebbe stato strumentalizzato il loro procedere.
Risultato: il Parlamento, ove la compagine di Governo gode di salda maggioranza, negherà di poter procedere. E intanto, alla luce della vicenda giudiziaria burlesque testé avviata, onde non rivelare elementi che potrebbero essere coperti da segreto istruttorio, lo stesso esecutivo è nel pieno diritto di non andare a riferire in Parlamento sulla vicenda relativa ad Osama Almasri.
Tuttavia a me – posto che curiosità la vicenda proprio non ne suscita, per la sua impalpabile concretezza – resta un dubbio.
Perché l’avvocato Li Gotti, e il Procuratore di Roma, non hanno intravisto comportamenti illeciti anche nell’operato della Corte d’Appello di Roma che ha disposto la liberazione del libico, quando la Polizia di Stato lo aveva correttamente acciuffato? In questo scenario degno di scrittori di thriller come Forsyte, Ludlum, Simenon, possibile che a nessuno sia venuto in mente di approfondire le (eventuali) recondite ragioni di una tale decisione di un porgano della magistratura? Forse perché non sarebbe stato necessario l’avallo del Parlamento? O perché, più prosaicamente “cane nun mozzeca cane”?
Una via d’uscita c’è, comunque: basta indagare i poliziotti che hanno obbedito all’ordine di remissione in libertà, in quanto avrebbero dovuto capire ch’era errato. E questo accontenterà un pezzo di arco parlamentare, e ci farà divertire – se non ci fosse da piangere – ancor di più.
Perché … “The Show Must Go On!”