Amicizia, coraggio e libertà: questi i valori celebrati nella cerimonia tenutasi oggi 8 febbraio alle 14.30 nella suggestiva ambientazione di villa Bottini. La cerimonia ha visto l'attribuzione del titolo di Giusto tra le nazioni al lucchese Umberto Paradossi, che nel periodo dell'Olocausto nascose, determinandone la salvezza, la famiglia ebrea di Livorno Fernandez-Affricano. Si tratta della più alta onorificenza al valore civile conferita dallo Stato d'Israele, assegnata dal Memoriale ufficiale di Israele, Yad Vashem, ai non ebrei che durante la Seconda Guerra Mondiale abbiano messo a repentaglio la propria vita per salvare quella di anche un solo ebreo.
Il valore dell'evento di oggi è stato significativamente espresso dal sindaco di Lucca Mario Pardini.
"Quando è buio si cerca la luce; quando l'umanita è caduta nell'abisso più profondo della Shoah ci sono state delle luci che hanno permesso di accendere la speranza." ha affermato il sindaco, servendosi di un'immagine plastica e significativa "Le luci dobbiamo sempre tenerle accese- perché potremmo di nuovo trovarci in una stanza buia, e potremmo di nuovo averne bisogno".
"Importante che storie come questa continuino a far parlare di questo momento, che è una ferita ancora aperta del mondo occidentale. I racconti delle scelte di un giusto fra tanti ingiusti permettono di trasmettere alle nuove generazioni i valori fondamentali della vita, come quelli della solidarietà e dell'amicizia." ha detto fuor di metafora Libera Camici, vicesindaco di Livorno, che ha peraltro sottolineato l'importanza di questa giornata per le due comunità di Lucca e Livorno, che si trovano così strettamente avvinte tra loro.
Parole forse più crude, ma non meno vere né meno giuste, ha usato Vittorio Mossero, presidente della comunità ebraica di Livorno. "La memoria non si fa facendo una carezza agli ebrei morti. Come ha detto il sindaco, le luci vanno tenute accese- e si tengono accese se si conosce la storia. Vero che ci sono stati i giusti, e i giusti italiani sono oltre 700- ma per 700 giusti ci sono state tantissime migliaia di ebrei che sono stati traditi e mandati nei campi di concentramento. Stiamo parlando di una ferita inestinguibile, di ebrei che facevano parte a pieno titolo della società italiana e all'improvviso si trovarono esclusi dalla loro patria. Per questo è importante celebrare individui come Umberto Paradossi, senza il quale oggi la famiglia Fernandez-Affricano non sarebbe qui".
"I giusti hanno rappresentato una piccola minoranza, circondata da indifferenti e complici del regime dittatoriale- ma hanno compiuto la scelta giusta" ha detto, sulla stessa linea, il vice ambasciatore d'Israele Alon Simhayoff "Da quanto accaduto possiamo trarre varie lezioni, come l'importanza dei diritti umani, l'importanza della democrazia, la difesa dei diritti delle minoranze- ma per me, come ebreo e come umano, la più importante è l'esistenza dello stato ebraico. Abbiamo la responsabilità di lavorare insieme perché lo stato d'Israele continui a costituire un porto sicuro per gli ebrei, e un faro di speranza per l'umanità intera".
Oltre al momento, naturalmente centrale, della consegna della medaglia, il momento più toccante e significativo è stato quello della testimonianza di Enrico Fernandez-Affricano, rappresentante della famiglia. "Sono cose che non si possono dimenticare. Me le sono tenute dentro per 80 anni; oggi me le fate confessare. Forse è il momento giusto" ha detto, evidentemente emozionante. La sua testimonianza ha reso, in tutta la sua cruda ed intensa concretezza, la verità di quello che le azioni di Umberto Paradossi hanno significato per la famiglia.
La cerimonia è culminata nel momento della consegna della medaglia, da parte del vice ambasciatore, ad Alberto Paradossi, figlio di Umberto. "Si tratta di un riconoscimento che io e le mie sorelle, Maria e Letizia, accettiamo con grande commozione. L'abbiamo atteso per molti anni. Si tratta di una testimonianza di amicizia e coraggio che è importante trasmettere alle giovani generazioni".
In chiusura, v'è stata la riproduzione degli inni israeliano e italiano; a significare, come già espresso dal vice ambasciatore, l'alleanza che deve esserci tra i due stati nel portare avanti la missione del ricordo.
Si tratta della seconda volta che questa onorificenza viene attribuita ad un lucchese, dopo fratel Arturo Paoli. "La Toscana è una terra che ha sempre cercato di essere dalla parte giusta della storia", ha sostenuto orgogliosamente il presidente del consiglio regionale della Toscana Antonio Mazzeo.