Continua il tour di presentazione del libro del generale Vannacci che, con le sue 230.000 copie vendute – ben 75.000 al mese a partire dal 10 agosto ad oggi – rimane tra i libri più acquistati del 2023 oltre che il più discusso e oggetto di critiche.
Questa volta, ad ospitare l’evento è stato l’hotel Esplanade di Viareggio di Francesco Becciani, città questa che ha deciso di scegliere come luogo in cui vivere da 23 anni, e dove ad accoglierlo, oltre al suo pubblico di affezionati lettori e simpatizzanti, si è presentato un nutrito schieramento di forze dell’ordine, tanto che, lo stesso Vannacci non senza una punta di sarcasmo, non ha potuto fare a meno di chiedersi come sia possibile che per la presentazione di un libro sia necessario schierare quasi “un esercito”, per lui “certamente non un bell’indicatore per un Paese democratico e libero come l’Italia si vanta di essere”. “Inoltre – ha precisato il generale di divisione – sono stato accusato di aver offeso la costituzione con questo libro. Offendere la costituzione non è solo un reato, ma per un militare che ha giurato fedeltà alla repubblica e di osservarne la costituzione e le leggi, è una sorta di vilipendio al proprio giuramento oltre che un reato gravissimo. Il paradosso quindi è che le forze dell’ordine stasera sono qui per garantire che io possa parlare, ma se io avesso offeso la costituzione mi starebbero rincorrendo per mezza Italia. Per cui loro sono la prova comprovata che tutte queste accuse sono in realtà delle baggianate”.
La presentazione guidata dal direttore delle Gazzette Aldo Grandi, si è quindi svolta nell’ormai rodato e consolidato confronto a due, in un botta e risposta nel quale sono stati affrontati argomenti di grande attualità, alcuni anche molto delicati come la questione dei femminici, ma il generale ha anche voluto togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Roberto Vannacci ha infatti ricordato di aver presentato querele per diffamazione a suo danno, a carico dell’onorevole Pier Luigi Bersani per le frasi pronunciate alla festa dell’Unità di Ravenna e di un utente di Twitter che avrebbe usato toni altamente offensivi. “E’ la prima volta che querelo qualcuno. Non è una cosa che mi piace fare né l’avrei voluta fare. Però ritengo che dopo 100 giorni di continue offese su qualsiasi mezzo e su qualsiasi canale elevisivo o stampa, posso permettermi di querelare quelle due persone che veramente avevano oltrepassato i limiti. Io sono il primo promotore della libertà di pensiero, però il tutto si deve inquadrare nell’ambito della decenza che in questi casi è venuta assoluamente a mancare”.
Sulla questione invece dei femminicidi e della discriminazione di genere, che sembra non trovare ancora una soluzione, anche alla luce dell’ultima tragedia nella quale la vittima, la numero 105, è una giovane donna di 22 anni alla quale è stata strappata la vita da colui che l’avrebbe dovuta amare, Giulia Cecchettin, Vannacci ha dichiarato “Io critico, anche nel libro, l’istituto del femminicidio, e lo critico dal punto di vista logico. Uccidere una persona è indifferente se è un uomo o una donna, è un reato a prescindere. Perché dobbiamo fare distinzioni di sesso? E allora, se facciamo distinzioni di sesso dovremmo farlo per molteplici altri tipi di reati. Quindi mi domando quale è la necessità di stabilire una specifica fattispecie di reato per l’uccisione delle donne. Siamo tutti uguali davanti alla legge che va apllicata universalmente per tutti”.
E sulla questione che i femmincidi siano frutto di una cultura patriarcale Vannacci non ha dubbi “Questo concetto è una grande cavolata. Intanto perché le famiglie patriarcali non esistono più e poi perché non è l’uomo più forte che uccide le donne ma è l’uomo debole, l’uomo che non sa più vivere senza la propria donna e quindi vede in quello che chiama amore ma in realtà non lo è, una dipendenza morbosa, e nel momento in cui questa dipendenza viene a mancare, lui non ha altra soluzione perché non è in grado di vivere da solo che uccidere la donna. E allora viene creato il reato di femminicidio che non serve a nulla perché queste persone sono talmente disperate che spesso, dopo aver ucciso la donna si suicidano”.
Tra i temi di attualità trattati non poteva poi mancare la questione ambientalista legata ai concetti di energie rinnovabili e sostenibili, inquinamento, cambiamenti climatici e il no della comunità europea ai veicoli a diesel e benzina. Vannacci sull’argomento si definisce un ambientalista pragmatico. “Chiave di volta di un ambientalismo pragmatico è una ed è semplice: è la convenienza. Le persone si rivolgeranno a energie diverse dal petrolio quando sarà più conveniente”. “Ciò che invece non mi trova d’accordo è l’ambientalismo ideologico che si basa su tre menzogne: La prima è “dobbiamo salvare il pianeta”. Il pianeta non si salva , fa quello che vuole, si evolve secondo il proprio ciclo, se ne frega di noi. Il pianeta si salverà da solo. La seconda menzogna è che “l’umanità va salvata”. L’umanità non è mai stata meglio su questo pianeta. Sia dal punto di vista demogtrafico visto che si parla di inquinamento ma nel frattempo la popolazione è aumentata vertiginosamente, sia per le aspettative di vita che oggi sono vermante alte. Quindi questo inquinamneto di cui si parla funziona anche con l’aspettativa di vita. Infine si continua a parlare di povertà. Negli ultimi 10 anni 900 milioni di persone sono uscite dal livello di povertà. Quindi da quando inquiniamo la popolazione è aumentata, vive di più ed è meno povera. Perché quindi dovremmo salvare l’umanità?”.
“Ultima sciocchezza è quella della convenienza: ci dicono di fare la transizione verde perché si spende di meno. Lo stato che produce più energia verde negli Stati Uniti è la California dove il kw h costa 0,20cent di dollari. Lo stato che produce più energia elettrica con le fonti fossili, il Texas il kw h costa 0,15 cent di dollari. Per non parlare poi delle macchine elettriche e di quanto costi ricaricarle alle colonnine”.
Questi sono solo alcuni dei molteplici argomenti trattati in questo nuovo incontro di presentazione di un testo che, il generale dice di aver scritto per manifestare il proprio dissenso contro il “pensiero unico” e il “politicamente corretto”, dedicandolo probabilmente a tutti quegli italiani che non si riconoscono nelle regole, nei pensieri, nelle azioni della società attuale. Certamente “Il mondo al contrario” rappresenta una riflessione giustamente personale di ciò che per l’autore non funziona in Italia e di quello che sogna e che vorrebbe costruire o vedere nascere nel suo Paese. Partendo quindi dal presupposto che proprio sulla nostra straordinaria carta costituzionale all’art. 21 si dichiara che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con parola, scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, anche il generale Roberto Vannacci ha il diritto di dire la sua. Certamente per lo stesso principio democratico, è giusto anche poter dire “io non sono d’accordo con lui”.
Foto Ciprian Gheorghita