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Scritto da Redazione
Cronaca
14 Settembre 2024

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Nella storia inquietante, infinita, e così incompleta, tanto da essere mancante della parola fine, del cosiddetto Mostro di Firenze, sta per essere scritta un’altra pagina. Che potrebbe non essere secondaria.

Chi non conosce e non solo tra i tantissimi appassionati di eventi criminosi che stanno aumentando tanto da essere diventati un fenomeno antropologico, il nome di Francesco Vinci? Non sono in pochi e non solo in Toscana, perché il suo nome e cognome sono strettamente legati a quello del Mostro di Firenze, rimasto, per molti versi inspiegabilmente, senza identità.

Infatti tra gli esperti non sono in pochi a pensare che non è mai avvenuto per nessun serial killer e non è possibile che dopo otto duplici delitti non si sia trovata uno straccio di prova o una traccia.

Un sospiro di sollievo per Firenze e per l’opinione pubblica fu tirato quando nel 1982 tutti i giornali pubblicarono, con titoli a piena pagina, l’arresto proprio di Francesco Vinci indicato come l’autore della strage di coppiette che fece parlare negativamente di Firenze in tutto il mondo.

Ma il “mostro” tornò a colpire. Per ben due volte. E così il Vinci fu rimesso in libertà, espatriando subito e incomprensibilmente in Francia. Ma tornava in Italia, specie a trovare vecchi amici. E trovò una morte atroce, proprio insieme ad uno di questi amici, Angelo Vargiu, ambedue bruciati dentro l’auto del Vinci, che aveva subito, così rivelò l’autopsia, molte torture, addirittura amputazioni.

Perché fu ucciso e da chi? E cosa si voleva sapere se si era ricorsi a torture così efferate?

I loro corpi carbonizzati furono trovati nella frazione Garetto di Chianni vicino a Pontedera nel bagagliaio di una Volvo 240 di proprietà di Francesco Vinci il 7 Agosto del 1993.

Quella morte non ha mai convinto la moglie di Vinci, Vitalia Melis che lo aveva difeso sempre. In tutti i casi di furti o omicidio in cui era stato coinvolto. Anche dalle accuse riguardanti il “Mostro” attorno al quale, oltre gli otto duplici delitti, vi è tutta una serie impressionante e inspiegabile di altri omicidi.

Molti, alla macabra fine di Francesco, andarono con la mente alla vicenda di suo fratello Salvatore Vinci, anche lui indagato nel 1985 per gli omicidi del Mostro di Firenze ed anche lui, come Francesco, amante della prima vittima femminile della serie, Barbara Locci e che avrebbe fatto credere a tutti di essere deceduto per un male incurabile al fegato, ma che secondo il detective Davide Cannella, vivrebbe ancora sotto falso nome in un paesino della Spagna.

Proprio all’Agenzia Falco di Lucca, di Davide Cannella si è rivolta la moglie di Francesco Vinci, Vitalia Melis per fugare ogni dubbio e trovare pace nella sua vita non facile. Cannella che dirige la “Falco” assieme ai figli Matteo e Luca, ha chiesto ed ottenuto la riesumazione del corpo di Francesco Vinci per vederci chiaro. Anche sulle tante incongruenze presenti nella autopsia di 31 anni fa. A partire dal fatto che il Vinci quando da giovane viveva a Villacidro, ebbe un diverbio con un coetaneo che gli sparò con una pistola al petto. Ma non fu possibile estrarla e per tutta la vita dovette portarla nel suo torace, ma incredibilmente non fu trovata nell’esame necroscopico.

A giorni si saprà la verità. Almeno una. Dalla estrazione e comparazione del DNA si potrà fugare ogni dubbio almeno sulla fine di Francesco Vinci. Ma da queste risposte ne verranno molte altre, proprio sul cosiddetto Mostro di Firenze.

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