Anno XI 
Lunedì 28 Aprile 2025
- GIORNALE NON VACCINATO
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Scritto da aldo grandi
Cronaca
28 Luglio 2022

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Leonardo Leone non ce l'ha fatta. Abituato a combattere e a superare le numerose battaglie di una vita quotidiana trascorsa sempre in trincea, ha dovuto per forza di cose soccombere di fronte alla malattia che non ha guardato in faccia nessuno, tantomeno i singoli meriti della persona. Sì, perché se questo fosse stato il parametro, non soltanto lo avrebbe risparmiato, ma, indubbiamente, nemmeno lo avrebbe attaccato. Purtroppo i mali, soprattutto, se incurabili, arrivano quando meno te lo aspetti e senza fare distinzioni di alcun genere e quando te ne accorgi, spesso, è troppo tardi.

Il vicequestore di Lucca nonché capo della Digos era un uomo nel vero senso della parola. Non si sottraeva alle sue responsabilità, scendeva in pista pardon, in piazza senza timori e affrontava le cose prendendole di petto. Aveva una umanità che andava al di là della divisa e, a dirla tutta, pur conservando stile e stimmate del poliziotto cresciuto professionalmente nell'ambiente, non dimenticava mai di essere stato, in gioventù, un contestatore, un ragazzo, cioè, al quale davano fastidio le storture e le ingiustizie del sistema.

Non rammentiamo, con precisione, quando ci siamo conosciuti per la prima volta, lui, in divisa e dal portamento apparentemente burbero e austero, noi, al contrario, randagi e rompicoglioni oltre ogni limite. Ben presto nacque se non una vera e propria amicizia, dal momento che non siamo mai frequentati al di fuori del lavoro, un sincero rapporto di fiducia e di stima basato sulla reciproca convinzione che gli uomini non sono solamente quello che dicono, ma, in particolare, quello che fanno e come lo fanno.

Ci piaceva perché sapeva sorridere quasi, a volte, in imbarazzo per via di quella divisa che lo rivestiva come una seconda pelle e della quale andava profondamente orgoglioso. In realtà era stato un giovane come lo siamo stati anche noi, come tanti, come, forse, tutti, che ad un certo punto della propria esistenza aveva dovuto fare i conti con la realtà di chi era nato e cresciuto in una regione dove le opportunità di lavoro sono sempre state inversamente proporzionali a coloro che potevano usufruirne. Persona amante della cultura, della lettura, delle vicende umane, aveva quella dote riservata a chi non è mai stanco di apprendere: la curiosità.

Innamorato della famiglia alla quale era profondamente legato, era, indubbiamente e non soltanto per la statura fisica, quella che si può definire una persona strutturata, che conosceva abbastanza della vita per non illudersi, ma allo stesso tempo capace di comprendere ciò che andava accadendo intorno a lui. Quando ci trovammo al suo fianco durante i disordini legati alla manifestazione del G7 a Lucca, ci domandavamo come potevano, quei quattro imbecilli che sfilavano come dementi, prendersela, letteralmente, con un dirigente come lui del quale non potevano conoscere, per loro sfortuna, le potenzialità umane e la capacità straordinaria di andare oltre l'apparenza.

Qualche volta ci aveva preso a brutto muso e ci aveva fatto capire che stavamo oltrepassando la soglia della sua pazienza che, a vederlo e a suo dire, era già stata infinita. In realtà era un amico che ha saputo consigliarci bene in alcuni momenti della nostra movimentata esistenza, semplicemente palandoci e dimostrandoci che ci voleva bene pur restando lui, e noi, su due piani completamente diversi all'occasione.

Durante il Covid abbiamo avuto qualche diverbio, ma sempre nel pieno rispetto delle proprie opinioni. Leonardo Leone era un uomo delle istituzioni, probabilmente per conformazione caratteriale oltreché professionale, per via di quel suo essere autoritario, ma anche autorevole il giusto senza mai debordare, ma anche riuscendo, se necessario, a diventare risoluto oltre ogni limite.

Non era uno a cui la mosca poteva passare davanti al naso due volte e se questo succedeva - e, presumibilmente, nel corso di una vita intera, deve essere successo - accadeva perché era lui che gli permetteva di... tornare indietro. Abbiamo detto burbero e austero, ma, forse, sarebbe più giusto usare il termine altero, per via di quella sua fierezza e regalità nell'aver raggiunto, con sacrificio, dedizione e volontà, i risultati che aveva ottenuto.

Abbiamo avuto più volte la sensazione che ci considerasse un po' matti, ma che, in fondo, lo facessimo divertire e anche domandarsi da dove cavolo potevamo provenire noi che non avevamo e non abbiamo rispetto per alcuna divisa se non per quella dell'intelligenza e dell'umanità. E lui, di entrambe, era fornitissimo.

L'ultima volta che lo abbiamo sentito, al telefono, gli dicemmo che avremmo avuto piacere di fargli avere il nostro ultimo libro su Giangiacomo Feltrinelli, conoscendo la sua passione e il suo interesse per la storia del nostro Paese che amava moltissimo. Ci disse di lasciarlo in questura, al piantone, e così facemmo. Non sappiamo se lo abbia, poi, letto perduto com'era nei meandri di una sofferenza che non deve aver conosciuto confini né concesso pause di sorta.

Sapevamo che stava male, ma volevamo convincerci che avrebbe potuto tornare a stare bene. Così non è stato e, ieri mattina, ci ha lasciato. Ci mancherà, perché questo sfasciato e disgraziato Paese fatto di burocrazia e di parassiti, di politicanti ed esseri inutili convinti di essere indispensabili, per poter sperare di poter risorgere o, quantomeno, di non dover soccombere, avrebbe avuto bisogno di esempi come il suo. Non ci sarà, è evidente, ma se ognuno di noi vive anche, dopo la morte, in coloro che ha conosciuto e lo ricordano, sarà, comunque, sempre accanto ai noi.

I funerali di Leonardo Leone si terranno domani mattina, venerdì, alle 10 alla chiesa di S. Marco.

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